Nemo profeta in patria. Sarà anche così, ma quel che è certo è che l'ex Maneskin Damiano David manco s'aiuta. Impegnato a lanciare una ipotetica carriera da Harry Styles de noantri, chi lo gestisce ha deciso di fargli fare promozione in tutto il mondo, Italia esclusa. È oramai conclamata abitudine vederlo comparire su X intervistato in video da testate e tv internazionali, dall'America alla Germania passando per la Spagna, a cui rifila toni e atteggiamenti da rocker consumato e ripulito parlando di "Quando avevo 20 anni" (oggi ne ha addirittura 25). Sceso dagli zatteroni e dimenticate pole dance e paillettes, oggi si presenta quasi sempre in completo da primi Novecento, con baffetto (che, intanto, gli ha 'copiato' pure Marco Mengoni). In pratica, il look di Gabriel Garko-Tonio Fortebracci ne 'Il Peccato e la Vergogna', tanto per non esportare mai troppo del vetusto stereotipo italiano. Un artista deve essere bravo - lui lo è, parecchio - non necessariamente simpatico. Però cotanta spocchia non passa inosservata. Dopo un paio di videoclip da 'tu vo' fa l'americano' s'è già scordato d'essere de Roma? Nel dubbio, l'impressione è che ci schifi tutti.
La critica non sarà stata particolarmente morbida col successo dei Maneskin, ma, ancora una volta, nemmeno doveva esserlo per forza. Grandissimi all'estero, specie dopo la vittoria all'Eurovision, in Italia se ne scriveva e parlava come fossero quattro giovani parvenues schizzati chissà come in cima alle classifiche mondiali, mezzi miracolati dagli dei. Una ritrosia forse esagerata, visti i risultati. Allo stesso tempo, però, la band non ha fatto nulla, lato comunicazione, per attenuarla o rispedirla al mittente. Sembravano essere davvero legatissimi a questa attitude da 'troppo cool' per il nostro umile Stivale. Al netto di singoloni non proprio indimenticabili, onestamente. Tutta immagine e poca sostanza, pazienza, in America comunque funzionava.
Da solista, il bel Damiano David pare intenzionato a seguire la medesima linea spocchiosetta. In Italia lo abbiamo visto solo chez Fabio Fazio, dove vanno "quelli che contano" specie perché il conduttore è allergico a porre qualsivoglia quesito ai suoi ospiti. Poi, silenzio radio-video in patria. I fan si devono accontentare, e si accontentano pare volentieri, di vedere l'ologramma del giovane ex rocker intervistato in Germania, in Spagna, negli Stati Uniti, ovunque, coi sottotitoli, condividendo le clip social di cotante promo internazionali. A settimane dal lancio della carriera fuori dal gruppo, oramai risulta chiaro che questo non sia un caso, ma una scelta. Pagherà?
Si dice che forse, a furor di rumor, Damiano David vorrà apparire a Sanremo in qualità di superospite internazionale (e come te sbagli?). Ancora, sembrerebbe come una concessione, un atto di estrema cortesia nei confronti del pubblico nostrano. Con tutti gli impegni worldwide che tiene, riuscirà forse a trovare perfino il tempo di comparire per qualche minuto nella rassegna musical-televisiva più importante d'Italia, la stessa che lo ha lanciato, soltanto tre anni orsono, verso la vittoria dell'Eurovision e, quindi, alla conquista del globo terracqueo. Però 'grazie' è come se dovessimo dirglielo comunque noi.
È straniante vedere Damiano David prendere parte a talk cazzari, per esempio, sulla tv tedesca e ostinarsi a non presenziare mai in trasmissioni nostrane. Nè Mediaset né Rai, manco un salto nella decisamente più fighetta Sky (che, tra l'altro, lo partorì artisticamente, quando ancora era 'band' tramite X Factor). Forse dobbiamo cotanta assenza al fatto che i palinsesti italiani non dispongano di format all'altezza della sua inarrivabile e tracotante allure? Certo, non riusciamo a immaginarlo seduto sullo sgabello di 'Verissimo' o sulla poltrona di 'Domenica In'. Ma proprio questo non riuscire a immaginarlo lì, dopotutto dove potrebbe stare, è sintomatico della siderale distanza che il management di questa autoproclamata superstar ha messo tra costui e quello che dovrebbe essere il suo pubblico. Almeno, qui da noi.
Damiano non è 'troppo' per la tv italiana, ma così viene comunque percepito grazie a un lavoro sulla sua immagine che saprà poco 'di sugo' ma che contribuisce a renderlo uno che si pensa arrivatissimo, troppo grande per i provinciali confini nazionali. Augurandogli comunque ogni bene, se non altro all'estero visto che tanto ci tiene, magari capiterà di riparlarne a Sanremo 2028, quando, tornato dall'espatrio platinato, lo ritroveremo nella rosa dei Big di Sanremo sperando in un provvido rilancio di carriera. Il rapporto coi fan, però, è un percorso che si costruisce giorno per giorno, non si può pretendere affetto e coinvolgimento massimo dalla sera alla mattina. Bellissimo, bravissimo e superlativissimo, forse Damiano David dovrebbe iniziare a snobbare di meno il Paese che gli ha dato i natali e a cui lui oggi rifila briciole. Perché non è detto che il piano A, per quanto affascinante, possa funzionare sempre. La storia del Titanic, per fare un esempio d'oltreaceano in modo che il nostro possa comprenderlo meglio, insegna.