E così, Don Matteo è tornato. Ma aspettate un secondo... dov’è Don Matteo? Ah già, non c’è più. Addio Terence Hill, la faccia sorridente del prete che risolveva crimini in bici. Al suo posto? Raoul Bova, che con la sua aria tormentata entra in scena con il nome di Don Massimo. Sembra il tipo giusto per i flashback drammatici, i momenti intensi e il tormento interiore... ma vi dirò una cosa: non ci interessa più di tanto.
Sì perché Terence Hill, con tutto il rispetto, è sempre stato solo un pretesto per dare un po' di dignità a una serie che si regge su gag assurde e commedie degli equivoci, tutte orchestrate dal genio comico di Nino Frassica.
La trama di questa stagione? Superflua. Si parte con il solito scenario: un nuovo capitano, Diego Martini (interpretato da Eugenio Mastrandrea, sì, quello che avete visto su Netflix), arriva con un passato da spia dei servizi segreti e una storia d’amore disastrosa alle spalle. Ovviamente, vuole riconquistare la sua ex, che nel frattempo è diventata la nuova PM e, sorpresa sorpresa, si sta per sposare con un altro.
Il maresciallo (Cecchini/Frassica), invece di starsene tranquillo nel suo angolino a fare il lavoro per cui viene pagato (cioè indagare), si infila in tutte le situazioni (IM)possibili. Siamo solo all’inizio, e già lo vediamo a fare da maestro di cerimonia in un doppio matrimonio: quello tra la capitana Anna Olivieri e il magistrato Marco Nardi, e il suo stesso matrimonio con Elisa, la madre della capitana. Roba da incubo. Due matrimoni che sono un disastro annunciato: ruote bucate, sorellastre (di prete) apparse dal nulla, spose in ritardo... insomma, il caos.
Questo quattordicesimo capitolo, in fondo, è un grande specchietto per le allodole. Ci sono nuovi personaggi, nuove storie e persino qualche cambio di scena. Ma alla fine, è sempre la stessa tiritera. Matrimonio che va in fumo? Check. Capitano burbero che non si fida del prete? Check. Cecchini che si infila in ogni dove? Check, check, check. Ma è proprio questo il punto: altro che storie alla This Is Us, qui abbiamo un maresciallo che manda all’aria ogni parvenza di serietà. Il pubblico vuole proprio vedere questo: Cecchini incasinare le indagini e far ridere con la sua ironia che neanche i meme più virali su internet.
E allora, perché continuare a chiamarlo Don Matteo? Il prete di cui si parla non esiste più, e quello nuovo è solo una scusa per mantenere in vita il brand. D'altro canto, quello che conta è che la serie continua a fare share (sfiorando i 5 milioni al debutto), continua a essere l'ancora di salvezza del palinsesto Rai. E questo è merito di un solo uomo. Non di chi ha cercato di rimpiazzare Terence Hill. Ma del Maresciallo Cecchini, l'uomo che fa sopravvivere Don Matteo anche senza Don Matteo. A questo punto non era più onesto chiamarla Cecchini & Friends?