Smetteremo di parlare della reunion degli Oasis? Probabilmente, almeno per le prossime settimane, no. Un evento storico per la musica di questa portata non si vedeva da un po’, se non pensiamo alla reunion dei Club Dogo in Italia, per fare un esempio. In questi giorni, però, il mondo della musica non è tutto oasis-centrico. A far parlare sono anche i Linkin Park. Ma perché si sta tornando a parlare dei Linkin Park, a sette anni di distanza dalla morte di Chester Bennington, frontman della band? Sul sito e sul profilo ufficiale Instagram del gruppo è comparso un bizzarro countdown che sembrerebbe alludere a delle novità in arrivo. Molti, in questi giorni, hanno iniziato a parlare di un possibile sostituto del frontman, scomparso nel 2017. I nomi circolati, tra gli altri, sarebbero anche piuttosto grossi. Come quello di Deryck Whibley, frontman dei Sum 41, che avrebbe però già smentito. O ancora quello di Amy Lee, voce degli Evanescence.
Se si dovesse realmente trattare dell’annuncio di un possibile sostituto di Chester Bennington, saremmo di fronte ad una delle più grandi stronz*te della storia della musica. Il motivo? Questo tipo di operazione non ha praticamente mai avuto un grande successo. Prendiamo l’esempio più semplice, conosciuto anche da chi non è ferratissimo sulla musica: i Queen. Dopo la morte di Freddie Mercury, nel 1991, la band è rimasta per moltissimi anni senza una “voce” principale. Nel 1992, durante il Freddie Mercury Tribute, il più grande evento musicale in ricordo del cantante, a salire sul palco con i Queen è stato il frontman dei Def Leppard, Joe Elliott. Il cantante, però, non ha mai preso stabilmente il posto di Freddie Mercury. Posto che, nel 2011, è stato preso da Adam Lambert. Lo stesso cantante ha raccontato che è “impossibile rimpiazzare Freddie Mercury”, ed è (purtroppo) verissimo. Senza entrare nei meriti canori di Lambert, che rimane comunque un bravissimo cantante, il successo dei Queen è arrivato soprattutto grazie a Freddie Mercury. La sua voce iconica e inconfondibile, la sua presenza scenica, ma anche la sua storia personale, sono tutti aspetti irreplicabili. E per quanto i Queen+Adam Lambert non siano definibili come un “flop”, di certo non è una di quelle "operazioni nostalgia” che ricorderemo con grande interesse.
Se ci sono band, come gli Oasis, che allo scioglimento hanno deciso di intraprendere carriere soliste, anche di successo, altri hanno deciso di reinventarsi completamente. E questa, almeno a nostro parere, è una strategia che si potrebbe rivelare molto più vincente anche per i Linkin Park. Per fare due esempi, basta pensare ai New Order o ai Foo Fighters. Dopo la scomparsa di Ian Curtis, nel 1980, i membri della band rimasti orfani del loro frontman non hanno cercato un sostituto, ma fondato un nuovo gruppo, appunti i New Order. Riuscendo a mescolare perfettamente post-punk e musica dance, il nuovo gruppo è diventato tra i più influenti e acclamati negli anni ottanta. Lo stesso discorso può valere per i Nirvana. Qualcuno avrebbe mai potuto sostituire Kurt Cobain, tragicamente scomparso il 5 aprile 1994? Probabilmente no. Dave Grohl, che fino a quel momento era “semplicemente” il batterista dei Nirvana, ha trovato la sua fortuna fondando i Foo Fighters. Parliamo di fortuna perché è lui stesso, nella sua autobiografia “The Storyteller”, ad aver definito la nascita della band come “un incidente fortunato” dopo la morte drammatica di Kurt Cobain e la conseguente fine dei Nirvana. E il successo dei Foo Fighters, al di là delle possibili simpatie o antipatie, è oggettivo e sotto gli occhi di tutti.
Si potrebbe andare avanti a fare tantissimi altri esempi, ma questi potrebbero essere sufficienti a spiegare che no, un nuovo frontman dei Linkin Park non sarebbe la scelta migliore per una possibile “nuova vita” della band. E per quanto in molti vorrebbero rivederli sul palco, la morte di Chester Bennington, per quanto ci riguarda, ha messo la parola “fine” alla loro storia musicale.