All'apparenza sembra un tentativo poco originale di rilanciare la musica pop giapponese, il cosiddetto J-pop. In realtà, è qualcosa di molto più complesso e raffinato. È un modo, per certi versi originale, attraverso il quale piazzare il japanese pop in scia del suo cugino più famoso, ovvero il K-pop, il pop made in Korea che sta facendo impazzire il mondo intero. Gacha Pop è semplicemente la playlist lanciata lo scorso maggio da Spotify e dedicata interamente alle canzoni nipponiche. È un elenco curato con attenzione, formato da 75 tracce che cambiano di settimana in settimana. Il nome richiama volutamente la parola gachapon, termine usato per riferirsi al tipo di gadget racchiuso all'interno di piccole capsule di plastica e acquistabile da appositi distributori automatici, anch'essi conosciuti come gachapon. L'aspetto più interessante è che gachapon è un'onomatopea formata da due suoni distinti: gacha, il suono provocato dalla manovella del distributore automatico, e pon, il rumore che fa la capsula con la sorpresa quando cade nel recipiente. Traslando il meccanismo sul piano della musica digitale, Gacha Pop è una sorta di distributore musicale virtuale che distribuisce canzoni J-pop anziché pupazzetti di manga e anime. Non a caso, la descrizione ufficiale della libreria di Spotify è emblematica: "What pops out!? Roll the gacha and find your Neo J-Pop treasure", traducibile in "Cosa salta fuori!? Lancia il gacha e trova il tuo tesoro Neo J-pop".
Il ritorno del J-pop
Il lancio di Gacha Pop risale allo scorso 9 maggio, quando Spotify Japan ha proposto una lista globale di canzoni J-Pop per portare la musica giapponese alle orecchie degli ascoltatori di ogni continente. Il successo, almeno per il momento, sembrerebbe essere assicurato, visto il grande interesse riscosso dall'idea, tanto in patria quanto all'estero. Attraverso questa trovata, l'azienda tecnologica ha infatti pensato bene di attingere al ricco bacino musicale giapponese, cercando di dargli una forma e di compattarlo, impacchettarlo al meglio e offrirlo ai suoi utenti, così da ottenere in cambio ascolti da record. Il target di riferimento è trasversale e generico. È formato tanto dai vecchi appassionati del genere quanto dai neofiti, con un occhio di riguardo per i fan del K-pop, che potrebbero trovare nel J-pop un'altra fonte di intrattenimento. Dall'altro lato, il Giappone, inteso come Paese, non può che essere soddisfatto del processo culturale innescato. Con il rilancio del J-pop, Tokyo ha l'occasione di capitalizzare al meglio l'unica parte poco sviluppata del proprio immenso soft power: quella connessa alla musica pop, clamorosamente distanziata da altri aspetti coincidenti con anime, manga, film, turismo e cucina.
Un volano per il Giappone
La Corea del Sud, seguendo il brillante percorso tracciato dalle canzoni pop coreane, ha accresciuto notevolmente il proprio soft power in campo internazionale. Il Giappone spera di fare lo stesso con il J-pop in un momento in cui il Paese avrebbe bisogno di nuova linfa per contrastare l'influenza della concorrenza di Seoul. Ma per quale motivo, nel corso dell'ultimo decennio, il K-pop è riuscito a conquistare l'Asia e da lì l'intero Occidente, nonché il mondo intero, mentre il J-pop è rimasto ancorato al perimetro nazionale giapponese? Ci sono varie ragioni. Innanzitutto, il J-pop è sempre stato disperso e formato da gruppi musicalmente diversi tra loro, molto meno omogenei degli idoli sudcoreani. Gacha Pop include per l'appunto stili e generi differenti, sebbene la playlist di Spotify sia notevolmente dominata da artisti giapponesi popolari fuori dal Giappone come Kenshi Yonezu, Yoasobi, Kyary Pamyu Pamyu e Baby Metal. Dopo di che, mentre il K-Pop è stato “progettato” e “pensato” intorno agli anni '90 per essere appositamente destinato al pubblico internazionale, il J-pop, nato intorno agli anni '60, è un prodotto che trae successo in patria, essendo pensato per un pubblico giapponese.
La moda del futuro?
Il J-pop riuscirà a ritagliarsi uno spazio rilevante in una stagione d'oro, proprio come ha fatto il K-pop qualche anno fa? Difficile da dire. Gacha Pop è solo una goccia nell'oceano, ed è impossibile che l'intero movimento si trasformi in un fenomeno mondiale semplicemente grazie ad una playlist virtuale. È necessario che il Giappone, imitando quanto fatto dalla Corea del Sud, investa tempo e denari per creare campioni nazionali dedicati al pubblico straniero. Certo è che il japanese pop è molto particolare. Come ha spiegato un articolo pubblicato su Rolling Stone Japan, il fan medio d'oltreoceano della musica giapponese è solito apprezzare l'intreccio di più generi in un unico stile, come il city-pop, l'hip-hop lo-fi e la musica anime. Chimere del genere – come Nujabes, che è innegabilmente un artista hip-hop, ma allo stesso tempo associato agli anime - possono riscontrare successi rilevanti. Ma allora, se attraverso questi vari stili la musica giapponese sta veramente diventando popolare - nel senso di pop - forse sarebbe opportuno cambiare nome al J-pop, termine che rischia di esser diventato fuorviante. Il dibattito inizia a scaldare il Giappone. Che sta iniziando a chiedersi se non sia arrivato il momento di sostituire il termine J-pop con qualcosa capace di riferirsi a più generi, così come il K-pop è in grado di racchiudere l'intera ondata di musica popolare coreana. Questa potrebbe essere la chiave del (nuovo) successo pop nipponico.