I quadri. Grazie ai social siamo abituati ormai da anni a vedere opere d’arte abbruttite, memate, vilipendiate in ogni modo possibile per il gusto del sacro “lol”. Non importa se abbiamo da buttare la pasta o da mollare un fidanzato, esiste chi ha pensato alla caption perfetta da apporre su una celebre tela virtuale per farci fare due risate e diventare virale. Nessuno se ne è mai lamentato. Almeno fino a oggi quando Pornhub ha pensato (bene, diciamolo fin da subito) di mettere online il progetto Classic Nudes (in realtà, disponibile già da qualche mese) che ci pone davanti a una nuova frontiera: e se i quadri potessero godere? Dopo che li abbiamo visti parlare, soffrire, arrivare a un passo dal finire sul biscotto del Cucciolone, fatichiamo a trovare la così terribile eresia di quest’idea. Chi l’ha di certo trovata, invece, è il Museo degli Uffizi che, da Firenze, manda una diffida alla sede di Pornhub, in Lussemburgo. Doverosa?
L’oggetto del contendere, è bene precisarlo ancor prima di spiegare nel dettaglio il – bellissimo - progetto “Classic Nudes” – è che gli Uffizi si sarebbero trovati citati dal sito di intrattenimento per adulti senza esserne stati avvisati prima. Nessun tipo di accordo pre-pubblicazione, lamentano da Firenze, e lo stesso varrebbe per il Museo D’Orsay (come per il Louvre) di Parigi, la Nation Gallery di Londra, il Del Prado di Madrid e il MET di New York che sono tutti gli altri templi dell’arte coinvolti (a loro insaputa?) da Pornhub per questa serie di video tematici. Stando all’Adnkronos, l’Italia sarebbe stata il primo Paese a rivalersi legalmente contro il colosso del sesso online. Ma non certo l’ultimo.
Beghe legali a parte, andiamo a vedere di cosa stiamo parlando. Classic Nudes è un progetto geniale che parte da un presupposto interessantissimo: “Alcuni dei migliori porno di tutti i tempi non sono su Pornhub ma si trovano solo nei musei”. Così almeno ci dice la mitologica Ilona Staller, in arte Cicciolina scelta come testimonial dell’iniziativa per l’Italia. Le sue parole, in un fantasioso inglese, risuonano nel video introduttivo subito prima che la nostra si travesta da Venere del Botticelli fasciandosi in una tutina che ricorda più da vicino quella della Barbie Tris di Primi di Katia Follesa a Lol.
Trashate tricolori a parte, Classic Nudes è qualcosa di elegantissimo. Lato video, il primo frame di ogni (mini)clip parte dalla riproduzione esatta di un’opera d’arte interpretata da un’attrice (o da un attore) per poi dare il via all’azione mostrando ciò che, presumibilmente, sarà accaduto davvero dopo l’ultima pennellata. Un modo per prolungare il piacere che parte dal godimento che ognuno trae dalla visione di un capolavoro dell’arte per raggiungere altri tipi di appagamento. Così è, all’interno di Classic Nudes, per L’origine del mondo di Coubert, la Maya Desnuda di Goya e gli Adamo ed Eva di Jan Goassaert, tra gli altri. “Siamo tutti ormai abituati alle dick pic”, si legge nella caption del video tratto dal dipinto “Nudo Maschile”, “ma non ne avevate mai vista una dipinta dal grande maestro dell’Impressionismo Edgar Degas, vero?”. Una descrizione che spiccia già casa alle sinossi di Netflix e Prime Video messe insieme.
Classic Nudes però non si ferma certo qui. Sul sito – per quanto resterà ancora online? – phcalssicnudes.com è possibile ammirare le piantine dei musei coinvolti con precise indicazioni su dove soffermarsi per trovare le opere più hot supportate da audioguide ad hoc lette dalla voce della pornostar Asa Akira. Siamo seriamente in bilico, al confine tra l’oltraggio e il genio ma davvero in un’epoca in cui, sempre grazie ai social, tutto è “porn” dallo “sky” al “food”, val la pena di aggrottare un sopracciglio quando, se non altro, c’è un discorso di coerenza tra ciò che esiste (in questo caso, l’opera d’arte) e il significato che un progetto – a nostro avviso parimenti artistico – gli vuole attribuire? Da che ci risulta, i cetriolini degli hamburger gourmet non hanno mai pensato di essere sexy prima dell’arrivo dei rampanti pubblicitari milanesi. Ciò vale anche per le nuvole e per quei playboy impuniti dei tramonti estivi che le caption Instagram impongono nella categoria #porn a suon di hashtag che li costringono in un infinito tête-a-tête a tinte bondage.
“Il porno non sarà considerato arte, ma certa arte può sicuramente essere considerata porno”, chiosa Cicciolina nel teaser di Classic Nudes. E finalmente qualcuno ci è arrivato, ci sentiamo di aggiungere. Con la speranza che il progetto non si veda costretto a chiudere i battenti, vi invitiamo a godere di questa sensualissima meraviglia che ha già collezionato decine di migliaia di views e abbonamenti. Se poi i musei citati non volessero esserne coinvolti preferendo togliere i loro altisonanti nomi, siamo proprio sicuri che a perderci sarà Pornhub? Non è un mondo molto rassicurante quello in cui i supposti templi dell’arte non battono ciglio sui meme social che sbeffeggiano capolavori storici ma si infuriano per progetti artistici “inopportuni”. L’arte è sempre stata, è e dovrà essere continuamente inopportuna. Senza posa. E se vi fa incazzare, se vi scandalizza, vuol dire che lo sta facendo bene.