In visita a Roma, Kim Kardashian ha fatto a pezzi (di pelle in vista) il dress code della Chiesa. Dopo aver sfoggiato un abbigliamento per lei prevedibile nelle tappe al Colosseo e altrove, la quarantenne ex moglie di Kanye West non ha rinunciato alla propria cifra stilistica (il cattivo gusto?) nemmeno in vista di un tour privato in Vaticano assieme alla ben più castigata Kate Moss e alla di lei figlia diciottenne, Lila Grace.
Kim ha optato per un abito in pizzo bianco trasparente con spalle scoperte che esponeva generosi ritagli di carne sia davanti che dietro (forse voleva raffigurare una croce?), il tutto “abbinato” a occhiali e a tacchi nella migliore delle ipotesi incommentabili.
La star dei reality ha recentemente affermato che non abbandonerà il suo stile sexy nemmeno da avvocato (professione che aspira a intraprendere), ma sembra che non abbia nemmeno cambiato il proprio look distintivo nemmeno per la Santa Sede, per accedere alla quale peraltro di norma il pizzo è concesso solo se a indossarlo sono regine cattoliche. Ad arginare almeno parzialmente la vistosa breccia nel codice di abbigliamento vaticano, durante la visita alla Cappella Sistina a coprire parzialmente le rotondità perennemente esposte della Kardashian pare sia comparso un cappotto di pelle nero.
Le critiche sono piovute un po’ da tutte le parti, ma c’è anche chi ha provato a leggere nella scelta di Kim un messaggio alla Chiesa (Chiesa che ha mandato un messaggio allo Stato italiano contro il ddl Zan ma che evidentemente non ha provveduto a mandarne uno alla Kardashian o al suo staff riguardo a come sia il caso di vestirsi). Vogue ha identificato nell’abito un modello di Barragán: “Quasi trasparente con ritagli strategici e una silhouette attenta al corpo – si legge sul sito di Vogue Usa – l'abito è innegabilmente sexy, ma l’obiettivo di Victor Barragán era qualcosa di più che mostrare della pelle. […] Barragán ha basato la sua collezione sull'Inquisizione messicana e sulla persecuzione di brujas e brujos, praticanti di stregoneria le cui credenze erano considerate eretiche dalla Chiesa cattolica. «La collezione parla della sessualità come potere e protezione dal diffuso dominio patriarcale utilizzato nella brujería nel XVI secolo, che potrebbe avere un impatto ancora oggi», ha detto Barragán. «C'è un senso di emancipazione femminile in tutta la collezione»”. Per Vogue, Kim, “fanatica della moda, conosceva senza dubbio il sottotesto del lavoro di Barragán e la sua connessione con il cattolicesimo. […] Prima che Kardashian potesse godersi lo splendore dell'architettura sacrale, ha dovuto indossare un cappotto, ma sotto il modesto capospalla nero, il suo vestito la diceva lunga”.
Sarà, ma la sensazione è che più che altro Kim proprio non riesca a non vestirsi da coatta. In ogni caso, non si può che parlare di ingerenza sexy nei confronti del Vaticano. Sexy almeno secondo il criterio Kardashian.