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Ecco perché tutti i giorni,
svegliandovi, trovate un nuovo
ordine esecutivo firmato da Biden

  • di Giulia Toninelli Giulia Toninelli

29 gennaio 2021

Ecco perché tutti i giorni, svegliandovi, trovate un nuovo ordine esecutivo firmato da Biden
37 ordini esecutivi in una sola settimana alla Casa Bianca. Dopo il record come presidente più votato nella storia americana e quello come più anziano numero uno, Biden ha ottenuto un nuovo primato. Ma come mai tutta questa fretta?

di Giulia Toninelli Giulia Toninelli

Tranquilli, nessun complottismo, cospirazione o stranezza politica. Joe Biden sta facendo esattamente quello che aveva promesso in campagna elettorale, e ribadito circa un centinaio di volte da novembre a oggi: il suoi primi impegni come 46esimo presidente degli Stati Uniti d’America sarebbero stati volti a cancellare alcune delle più discusse decisioni prese nei quattro anni di mandato Trump.

Tornare negli accordi di Parigi per il clima, ad esempio, è stata una delle promesse elettorali di Biden fin dai tempi della candidatura alle primarie dello scorso anno e ci si aspettava la firma per annullare la decisione del suo predecessore già nel primissimo giorno del suo insediamento alla Casa Bianca.

Ma perché tutto e subito, si chiedono in molti? Anche qui nessuna stranezza: ogni nuovo presidente è solito firmare ordini esecutivi nelle prime ore e nei primi giorni di mandato, per dare voce a scelte capaci di tracciare una linea di demarcazione sulla direzione presa della nuova amministrazione.

Con Joe Biden però il numero degli ordini esecutivi è stato superiore a quello di qualsiasi altro presidente americano, spiega il New York Post, raggiungendo quota 37 firme nella prima settimana, anche se non si ha la certezza assoluta del numero degli ordini esecutivi, perché negli ultimi giorni il registro federale non è stato aggiornato.

Anche in questo caso la spiegazione però è abbastanza semplice: il tycoon durante il suo mandato aveva preso una serie di provvedimenti non legalmente vincolanti, modificabili quindi attraverso azioni esecutive, la cui firma ha molto spesso un grande valore simbolico. L’enorme lontananza tra le due amministrazioni ha così portato Biden a firmare un numero di provvedimenti superiori al solito, per bloccare di netto la strada che il paese aveva iniziato a percorrere con Trump.

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Che piaccia o meno, la scelta di Biden è quindi molto coerente con le promesse e gli obbiettivi che si è posto come presidente, e i punti su cui lavorare sono molteplici - dalla parità razziale a quella di genere, passando per ambiente e Covid - e il tempo è meno di quanto si possa pensare. L’amministrazione Dem non ha potuto contare su una transizione dei poteri pacifica, come quella di ogni predecessore della storia degli USA, e il secondo impeachment di Trump pesa sul Senato e sul futuro delle scelte (o delle non scelte) di Biden. Risultare oggi molto chiari, mettendo in luce le posizioni dell’amministrazione, è ciò che la coppia presidenziale può fare per apparire stabile e concreta, oltre che molto attiva.

Ma che cosa ha firmato effettivamente il presidente?

Biden ha firmato 10 ordini relativi all'invocazione del Defense Production Act e del suo piano contro il Coronavirus. Nei giorni successivi ha poi firmato 15 ordini su temi razziali e migratori, interrompendo la costruzione del muro al confine con il Messico, cancellando il travel ban per cittadini in visita da paesi musulmani, e bloccando per il momento tutti gli ingressi per i turisti, in tempo di pandemia (ordine che Trump aveva cancellato poco prima della fine del suo incarico come "dispetto" finale per l'amministrazione successiva). 

Altre azioni includono l'adesione all'accordo sul clima di Parigi, come già detto, da cui Trump ha ritirato gli Stati Uniti nel 2017, oltre al rientro del paese nell'Organizzazione mondiale della sanità, da cui Trump si era ritirato a causa della gestione della pandemia. Tra gli ordini anche il blocco della costruzione del criticatissimo oleodotto Keystone XL, il rafforzamento della lotta alla discriminazione sul posto di lavoro basata su sesso e genere, e alcuni esecutivi sulle tempistiche e le moratorie su sfratti, pignoramenti e sui pagamenti dei prestiti universitari, tema caldissimo tra i giovani americani.

Tra le altre firme di grande importanza quella sulla chiusura delle prigioni private, e quelle - attesissime - sull'equità razziale e di genere, compresa la possibilità per i transgender di entrare nell'esercito americano e l'attenzione da parte del governo federale dei confronti delle piccole comunità, come degli indiani d'America. 

L'ultima, ma non per importanza, riguarda il Dipartimento per l'edilizia abitativa e lo sviluppo urbano, fondamentale per bloccare la discriminazione abitativa, ancora oggi presente negli Stati Uniti, punto cruciale di molti anni della carriera di Biden come senatore e, per tantissimi sociologi, fondamentale per bloccare il razzismo sistematico in America partendo proprio dai quartieri nelle grandi città, ancora oggi divisi per "etnie" e classi sociali. 

Gli ordini esecutivi del presidente non sono ancora finiti, aspettiamoci dunque molte altre firme nel corso delle prossime settimane. E ogni atto esecutivo viene firmato con una penna diversa, poi donata ad attivisti o parlamentari o regalate ai musei in giro per gli Stati Uniti, e quelle di Biden saranno sicuramente parecchie. 

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