HAVE MORE SEX, PLEASE! è un op-ed – cioè un editoriale - della scrittrice Magdalene J. Taylor apparso su The New York Times. Insomma persino il gotha del giornalismo americano, patria indiscussa del puritanesimo e del politicamente corretto, si lancia e slancia l’invito a fare più sesso. Reale. Non virtuale. Il sesso è cosa buona e giusta. Il sesso è sano e rende sani. Il sesso è parte essenziale del nostro tessuto sociale umano e comunitario. Il sesso genera vita e gioia. Ecco la rara opportunità di fare qualcosa per il miglioramento del mondo che ci circonda che non implica altro che indulgere in uno dei piaceri più essenziali dell'umanità. Al tema del sesso e dell’erotismo ho dedicato la mia vita, studiando letteratura erotica e tenendo rubriche lussuriose e rockeggianti su leggendarie riviste quali Rolling Stone e Playboy, un tempo fonte di lettura e cultura, e godendomelo in tutti i sensi e sessi. Il sesso è libertà, in primis mentale, combinato all’audacia di concederselo con consapevole jouissance, godimento, parola, e sensazione, amata dal filosofo Michel Foucault. Quando Foucault sperimentò per la prima volta LSD nel deserto californiano negli anni Settanta, gli domandarono a cosa potesse paragonare l’effetto del trip. Lui rispose: “Finalmente capisco il senso di Sotto Il Vulcano di Malcom Lowry. Il mescal era la droga del Console, gli serviva per alterare le percezioni come gli allucinogeni. L’unica cosa a cui posso paragonare questa esperienza è il sesso con uno sconosciuto. Il contatto con un corpo sconosciuto porta a un’esperienza della Verità simile a quella che sto provando ora”.
Condivido appassionatamente la filosofia sessuale e lisergica del noto filosofo francese e memore dell’intenso film Nymphomaniac di Lars Von Trier feci mia una delle frasi più struggenti pronunciate dalla protagonista Joe, interpretata da Charlotte Gainsbourg: “Forse l’unica differenza tra me e gli altri è che io ho preteso di più dal tramonto, colori più spettacolari quando il sole arriva all’orizzonte, forse è questo il mio unico peccato”. Sono una donna dai molti talenti ma fedeltà e monogamia mi sfuggono e soprattutto, mi annoiano. Vivo per gli incontri, inaspettati, lontani, diversi. Li sento dentro prima che accadano. Li chiamo e richiamo. Con la mia testa e il mio sesso. Arrivano, vengono quando sono pronta ad accoglierli. Per mia natura, frenesia di vita, incoscienza e passione, mi concedo di assaporare i colori tutti dell’arcobaleno sessuale. Sono, infatti, etero-flessibile, amando gli uomini ma scopando anche le donne. Oggi si dice fluida, ieri “n’do cojo cojo”. In americano Slutever, come da irriverente e intelligente blog di Karley Sciortino, che consiglio di seguire, nonché di leggerne il libro Slutever: Dispatches from a Sexually Autonomous Woman in a Post-Shame World. Per i più pigri c’è anche una serie su Vice. Tutte noi siamo sante e puttane ed è arrivata l’ora e l’era di permettere, soprattutto a noi stesse, di sfogare impulsi che non hanno nulla da invidiare a quelli maschili. Anzi, sono più prorompenti perché troppo a lungo confinati e arginati. Un fiume in piena che travalica la diga passando per la figa. Non conosco e non amo le sfumature. Il sadomaso snocciolato e tradotto per la massa mi eccita quanto sfogliare l’Almanacco di Suor Germana. Non aspetto l’arrivo di un cavaliere in tuta di latex per appropriarmi di una sessualità estrema, peccaminosa agli occhi dei pene-pensanti. Io la rivendico e la pratico con i miei amanti. Ognuno di loro rappresenta una lezione in materia di sesso; ogni uomo, ogni donna, mi rivela predilezioni, perversioni e deviazioni intime.
La differenza tra fare sesso come ginnastica – junk fuck – e coinvolgere la mente – gourmet fuck – è la stessa che intercorre tra orgasmini intermittenti e quei possenti sussulti del ventre che pulsano a lungo. L’orgasmo mind-blowing, quello che fa scoppiare il cervello, travolgendo e stravolgendo ogni senso. Se provi quest’orgasmo, dell’altro puoi farne a meno, tralasciando le mediocrità da letto. Perché vuoi solo quello stellare. Quello che mette a ferro e fuoco i lombi. Quello da urlo che si traduce in ululata. Se provi il massimo, non ti accontenti più della banalità. E, ovviamente, desideri sempre oltre. Oppongo fiera una predilezione per l’analità vs la banalità. Tuttavia, non si conquistano le vette del piacere senza un duro – hard job – allenamento e innumerevoli campi base, in quello che io chiamo il trekking sessuale. Non si può pretendere di riuscire nell’ardita e ardente impresa sessuale senza sottoporsi a miserevoli performance, incidenti di percorso e scadenti compagni di scalata. Insomma, per arrivare in alto, bisogna partire dal basso. Ventre. La pratica, del resto, rende perfetti. Quindi, diamoci sotto e addosso. Il sesso è emozione in movimento. Un divertimento per l’anima e un toccasana per il corpo. C’è solo una cosa peggio di non fare sesso: farlo male.
Gli americani, nel bel mezzo di un'epidemia di solitudine, non fanno abbastanza sesso. In quasi tutti i gruppi demografici, gli americani vecchi e giovani, single e accoppiati, ricchi e poveri fanno meno sesso di quanto ne abbiano mai fatto almeno negli ultimi tre decenni. Il sesso non è l'unica forma di interazione umana appagante e certamente non è un balsamo per la solitudine in tutte le sue forme. Tuttavia, dovrebbe essere visto come una parte fondamentale del nostro benessere sociale.
L’autrice del pezzo ritiene che l'aumento della solitudine, che definisce addirittura una pandemia, è legato a doppio filo a un declino del sesso. Negli anni '90, circa la metà degli americani faceva sesso ogni settimana o più: quella cifra è oggi sotto il 40 percento. A diminuire non è solo il sesso ma anche la convivialità, la convivenza, la socialità, tutte forme d’amore che registrano un precipitoso e pericoloso calo. Meno tempo trascorso con amici e amanti: questi non sono problemi distinti ma sintomi dello stesso malessere culturale, un isolamento che sta demolendo la vita sociale, la vita amorosa e la felicità degli esseri umani.
La solitudine esiste in un ciclo di feedback: la rottura dei legami culturali, la salute fisica danneggiata e la riduzione dei contatti sociali esacerbano la solitudine e ne sono esacerbate, al punto che la solitudine abbassa l'aspettativa di vita. La solitudine è un fenomeno difficile da quantificare per i ricercatori, ma ci sono segni rivelatori e indicano che la società sta perdendo la sua strada. Il numero di americani che riferiscono di non avere amici intimi è quadruplicato dal 1990, secondo uno studio del Survey Center on American Life. Un americano medio nel 2021 ha trascorso il 58% in meno di tempo con gli amici rispetto al 2013, ha rilevato il Census Bureau.
Molteplici le cause che hanno contribuito all’aumento della solitudine e al declino del sesso: certamente il Covid-19 ha svolto un ruolo preponderante nell’allontanare e alienare le persone ma altresì l’uso, o peggio l’abuso, di social media e dipendenze virtuali, da videogames a porno, ha ridotto in maniera notevole il tempo trascorso nel reale con amici, con l’altro da sé, con la vita on-life e non on-line.
Alcuni sono incel - abbreviazione di "celibi involontari", credenti in un'ideologia tossica e misogina - ma molti altri non lo sono. Alcuni credono che la ricerca del sesso sarà del tutto inutile. A loro volta, hanno iniziato a interpretare come futili anche le uscite, il trascorrere del tempo con gli amici e l'incontro con nuove persone. Questo pensiero diventa ciclico: presto, non solo hanno paura di non riuscire a trovare un partner sessuale, ma crescono anche temendo le interazioni sociali platoniche. Il sesso è solo una componente del loro isolamento generale, ma in molti casi è quella su cui dipende il problema generale.
La mancanza di sesso può facilmente tradursi in meno socializzazione, meno famiglie e una popolazione più malata: il sesso riduce il dolore, allevia lo stress, migliora il sonno, abbassa la pressione sanguigna e rafforza la salute del cuore.
Non solo donne e uomini stanno marciando insieme verso l'assenza di sesso; sono anche sulla stessa strada verso la solitudine.
Fare più sesso può essere un atto di solidarietà sociale. Non tutti quelli che vogliono fare più sesso sono facilmente in grado di farlo. Disabilità, obiezioni religiose, asessualità e qualsiasi insieme di restrizioni e responsabilità quotidiane riducono o chiudono il sesso per molti. Potrebbero esserci alcuni che semplicemente non vogliono più fare sesso. Ma anche quelli che non faranno più sesso dovrebbero evitare l'apatia. Il sesso è intrinseco a una società costruita sulla connessione sociale e in questo momento, le nostre connessioni e le nostre vite sessuali stanno crollando l'una accanto all'altra.
Per oltre venti anni ho fatto la spola Milano – New York, la città che non dorme mai perché troppo impegnata a peccare. Dal tramonto all’alba e dall’alba al tramonto, la Big Apple stuzzica il palato sensoriale con un susseguirsi frenetico d’incontri/scontri tra corpi, culture, razze, religioni, la mecca assoluta e dissoluta di qualsiasi peccatore con tanto di pedigree. La città dalle mille luci non soffre d’ipocrisia sessuale, anzi s’offre come un’eccitante e variopinta FuckLand, dove cogliere qualsiasi frutto proibito. Sarà forse un caso che sia soprannominata la Grande Mela?!
Dopo l’11 settembre 2001, tornai in una NY post-apocalittica – il motto allora divenne I Love NY More Than Ever – e scelsi il gaio quartiere di Chelsea, popolato da stravagante umanità LGBT (a quei tempi l’acronimo era questo) a pochi isolati dal Meatpacking District, un tempo epicentro della prostituzione. Il mio bugigattolo si trovava vicino al leggendario Chelsea Hotel, dove commisi stupefacenti atti impuri, (in)degno tributo alla rockeggiante e decadente eredità del mitico luogo che negli anni 60/70 fu la tana di una miriade di artisti, musicisti e scrittori, tra cui Janis Joplin, Bob Dylan, Patti Smith, Robert Mapplethorpe, Leonard Cohen, Jack Kerouac, i seguaci della Factory di Andy Warhol, ecc.
Nonostante l’immane tragedia, o forse proprio in reazione a essa, ricordo quel periodo come denso di umanità, solidarietà e spassoso sesso. Il sesso era l’unico antidoto alla distruzione, Eros & Thanatos, primordiale istinto basico ed elisir vitale. Inoltre, allo scoccare del Terzo Millennio non eravamo ancora rapiti dagli inermi schermi digitali e non ricorrevamo ad APP per cuccare perché ci applicavamo a rincorrerci per le strade, in metropolitana, nei locali, dove il bizzarro crogiolo multietnico si accoppiava per scacciare paure e malinconie. Per innamorarsi, godere e vivere appieno e in pieno quello storico e tragico momento che sconvolse il mondo, ben prima della pandemia.
Come balsamo per la solitudine, il sesso digitale può essere poco meglio dell'amicizia digitale: una fonte di invidia, risentimento e rancore, un motore della solitudine piuttosto che una cura per essa. Non è all'altezza della cosa reale.
Quindi, qualsiasi persona capace dovrebbe fare sesso, il più possibile, il più piacevolmente possibile, il più spesso possibile.
Scritto ciò, stacco le dita dal virtuale e vado a fare (l’)amore sull’isola di Stromboli da dove queste infuocate e incandescenti parole vi giungono grazie alla tecnologia, che non va assolutamente demonizzata bensì sfruttata.
Gli dei – Stromboli non è terra di Dio come dal titolo del famoso film di Roberto Rossellini, bensì insieme alle sue sei sorelle eoliane, è la dimora degli dei tutti – solo sanno quanto abitare su una montagna viva e arsa di fuoco sia benefico per il sesso naturale, carnale, primordiale e animale.
Perché qui ogni giorno rischiamo di saltare in aria. Ridotti in cenere.
Pertanto non ci resta che godere e fare tanto boom-boom.
Alla prossima eruzione/erezione di magma letterario e letterale.