Emancipation di Antoine Fuqua con Will Smith che, voglio dirlo subito, adoro entrambi, il primo per essere apripista nero nel mondo dei commercial americani, oltre che per Training Day & The Shooter, il secondo per una ventina di titoli iconici, fra i quali Bad Boys, Io Sono Leggenda e l’ultimo pre-schiaffo, quel Richard King con cui ha meritatamente vinto l’Oscar come miglior attore. In questo caso, Will Smith si attiene alla modalità star hollywoodiana nei panni di uno schiavo, padre di famiglia che, con puntualità incredibile schiva cacciatori, proiettili, alligatori, serpenti, paludi, Guerra di Successione, cannonate, le cavalcate del cattivissimo Ben Foster e combriccola, il tutto mentre fugge dalla schiavitù. Il tutto in un bellissimo B&N che, se all’inizio mi lasciava dei dubbi per un film di 2 ore e 15minuti, mi ha fatto ricredere totalmente. Idem per riprese e musica. Però…però… Anche se trovo abbastanza imbarazzante recensire un film mediocre su un argomento estremamente attuale e serio e che dovrebbe essere rispettato sempre a da tutti ….devo fare il mio lavoro.
Sarebbe più problematico per me se il film fosse grandioso e forse, visti i contributi positivi del film, non ho difficoltà a credere che, visto il soggetto schiavitù, sia stato buttato troppo velocemente in pasto al pubblico, sia quello post schiaffo Oscar, che ai connoisseur cinematografici, per cercare di accalappiare like e cuoricini per la nomina 2023. Oltre al fatto che il film, essendo costato 120-130 milioni di dollari, sarebbe morto (economicamente) qualora accantonato su di uno scaffale. Fortunatamente, non devo dire troppo, perché il film parla da solo, e non in maniera positivissima. Pero due righe le dico lo stesso.
Il problema di Emancipation risiede soprattutto nella sceneggiatura e nel concetto. La storia del vero "Whipped Peter inizia con il fatto che il suo vero nome era Gordon, e non Peter. Anche se sembra una distinzione di poco conto… ha a che fare con l'intero film. La “storia mai raccontata” non è chiaramente la storia, ma una fantasia narrativa in cui "Peter" continua a trovarsi al centro del film e a fuggire o a risorgere costantemente mentre tutti gli altri cadono. È sempre presente, al centro di tutto e di tutti, proprio come… Forrest Gump, al punto da farmi dire (idea spuntata fra amici) che potrebbe essere il Forrest Gump Nero, versione afroamericana. Pensateci bene, Emancipation, per la natura delle sue “radici” (senza alcun giorno di parole), non ha umorismo e il modo in cui è realizzato non ha contesto. C'è solo un personaggio secondario significativo nel film (un magnifico Ben Foster), un uomo bianco che insegue Peter. Il materiale è così serio che Fuqua non può trattarlo ne come comedy, ne come action movie, e allora lo fa diventare un action thriller per raccontarci la storia di Whipped Peter, dove whipped sta per frustato, cosa che non vediamo mai ne poi mai, quindi… non sappiamo nulla delle cicatrici fino al momento in cui gli viene chiesto di posare per i fotografi. A quel punto, è ovvio che il regista Antoine Fuqua (che adoro) e Will Smith sono più interessati a realizzare un thriller che vuole in qualche modo portar sullo schermo una versione Anno Domini 1863 de... Il Fuggitivo (Harrison Ford e Tommy Lee Jones) piuttosto che magari (why not?) approfondire i particolari dell’uomo schiavo Peter, realmente esistito, diventato poi simbolo mondiale degli orrori della schiavitù nel momento in cui vennero diffuse in tutto il mondo le foto della sua schiena mostruosa a causa di cicatrici causate dalle ripetute frustate.
Il film non ci fa mai respirare, e se lo facesse, potremmo tutti sentire rimorso, pietra e umanità, cosa che non succede. Parlavo di comportamenti da super eroe (quando Smith viene prelevato da casa sua e distrugge il telaio della porta della baracca ... come un eroe Marvel) e di violenza fantascientifica (alligatore trascina Peter aka Will Smith nella palude, e i due combattono una battaglia mostruosa in cui Peter usa prima un pezzo de' legno per evità er morso del mostro, e poi un piccolo coltello per pugnalare l'alligatore whack whack whack uccidendo alla fine la grande bestia e vivendo, cinematograficamente parlando, per combattere un altro giorno. Ho capito che Smith e Co. abbiano voluto fare un film sulla lotta per la libertà e non sulle torture della schiavitù. E sì, sappiamo e capiamo tutti che la schiavitù è orribile fin dal primo fotogramma del film. Ma un pestaggio che quasi uccide un uomo, lo deve lascia a letto per due mesi, deve fargli perdere un po' la testa, deve mostrare il dolore, la rabbia … e sono proprio questi tipi di verità e intimità che secondo me mancano in questo film….che vorrei riassumere cosi. Attori: tutti bravissimi (anche con Will Smith come supereroe) con i complimenti per Ben Foster (non fa un brutto film a pagarlo, anche se la sua parte è sottovalutata e mal sviluppata). Schiavitù: abbiamo già detto e visto tutto quello che c'è da dire sulla tragedia della schiavitù in una narrativa simile. Film: schiavo, viene venduto. Moglie e figli dello schiavo disperati per sopravvivere. Schiavo promette: "Tornerò". Schiavo picchiato... niente cibo niente acqua... sottomissione. Schiavo affronta il padrone Ben Foster. Schiavo fugge. Schiavo nella palude. Schiavo contro coccodrillo. Schiavo contro serpente. Schiavo contro elementi. Schiavo in acqua, su canoa pronto a fuggire verso la libertà... poi ritorna sulla terraferma. Perché? Schiavo contro... Will Smith è ovunque… L'emancipazione come un film d'azione. Schiavo viene quasi catturato e ucciso dal padrone che non rinuncia mai e poi mai alla caccia. Schiavo vuole combattere per la libertà. Schiavo un po' libero. Schiavo diventa un soldato. Schiavo combatte come in un inferno (mi ricorda il film di Spielberg sulla seconda guerra mondiale) la bandiera confederata. Schiavo trova la sua famiglia. Schiavo piange felice. La fine: the end.