Tutto pronto, giovedì sera, per la finale dell’edizione numero diciassette di X Factor, in onda su Sky, in streaming su Now e in simulcast anche in chiaro su Tv8. Attesa, certo, per capire chi la spunterà fra Stunt Pilots, Sarafine, Maria Tomba e Il Solito Dandy (il superospite sarà Gianni Morandi), ma questa edizione sarà soprattutto ricordata per le polemiche colossali, degne degli arbitraggi di Byron Moreno a Corea 2002. Polemiche che toccano, in un certo senso, proprio l’arbitraggio della trasmissione. Perché prima il licenziamento di Morgan (“combatto il Sistema”. Con la maiuscola) e poi vari articoli, a firma di Michele Monina e Maria Francesca Troisi sul nostro magazine, hanno certificato l’esistenza di un sistema (con la minuscola). Scrive Monina: “Fedez è il centro di tutto questo, ovvio, e intorno a Fedez ci sono, satellitari, Dargen, che con Fedez lavora da anni […] e Francesca Michielin, che a Fedez deve i suoi scarsi successi”. Un sistema in cui rientrerebbero anche Marta Donà, manager di Michielin, e la Warner. Continua Monina: “Mica sarà un caso che il primo colpo portato a casa da Pico Cibelli quando è diventato presidente della Warner sia stata la firma di Fedez, fino a quel momento in Sony, e che subito dopo è stato formalizzato il fatto che da quest’anno a seguire discograficamente X Factor sarebbe stata proprio la Warner, non più la Sony”. Appunto, “non più la Sony”. Quindi, prima dell’attuale assetto, come andavano le cose? Lo abbiamo chiesto a Fabio Cinti, cantautore, nonché, per sette stagioni di X Factor, producer e assistente di Morgan, il giudice che a tutt’oggi detiene il record di vittorie. Vittorie accumulate proprio negli anni in cui c’era anche Cinti.
Come andavano le cose quando c’eri anche tu a X Factor? Si potrebbe affermare che se oggi esiste un sistema, ai vostri tempi ce n’era uno, speculare, con altri protagonisti? Tipo Morgan appunto?
Sì, certo. Le sette edizioni in cui ho collaborato insieme a Morgan (cinque delle quali vinte) erano tutte targate Sony, non Warner. Morgan, del resto, era un artista Sony, e i vincitori (pensiamo ad esempio a Marco Mengoni) firmavano proprio con la major di cui faceva parte il compianto Roberto Rossi, un grande discografico, una persona squisita, sempre presente alle trasmissioni. Morgan aveva costanti rapporti con lui perché Rossi era il riferimento. L’egemonia Sony era evidente. Nulla di cui stupirsi secondo me. Infatti trovo lo sfogo anti-sistema di Morgan il solito trucco per deviare l’attenzione dal vero focus.
Quale sarebbe il vero focus?
Avendo conosciuto Lucio Dalla, Ivano Fossati, Franco Battiato, Caparezza, non credo Morgan sia un genio, però è stato forse il miglior giudice di X Factor di sempre. Credo che Morgan sia un grande uomo di spettacolo, un’intelligenza sopraffina, ha un gusto raro e un fiuto per le cose belle che è difficile trovare un giro. È un affabulatore, conosce le parole e il linguaggio musicale a tal punto da farli fondere in una specie di magia. Ecco, più che un genio direi che è un mago, un prestigiatore che conosce anche la chimica, ma dei maghi bravi però non bisognerebbe mai conoscere i trucchi. Per questo mi meraviglia che con la sua intelligenza si esponga a tal punto da scoprire le meccaniche che non dovrebbero vedersi. Un certo temperamento maleducato, per esempio, dovrebbe restare tra le mura domestiche o, in generale, più domato. Faccio questa premessa per dire che se sei maleducato ma fai share, la produzione può anche tollerare certi atteggiamenti, il cattivo temperamento. Ma se non fai ascolti, questa maleducazione diventa la tua condanna. Quando Morgan, oltre a essere insopportabile e a mandare a quel paese la gente dietro le quinte, perde pure, allora diventa indifendibile. E Fiorello può anche correre a soccorrerlo dicendo che “lo hanno chiamato per fare Morgan e poi lo hanno cacciato proprio per quel motivo”, ma la realtà è diversa: Morgan, in X Factor, ha senso a patto che oltre al suo corredo comportamentale offra la sostanza. E la sostanza sono i gruppi o gli artisti che sei in grado di mandare avanti, promuovere, supportare. Una sostanza che durante questa edizione non si è vista. L’essere Morgan deve anche permettere alla trasmissione di crescere, vedi capitolo “ascolti e share”. Quindi nessuna cospirazione ai suoi danni.
Così funziona e così ha sempre funzionato, insomma. Potremmo dire che Morgan rappresentava per X Factor ciò che oggi Fedez rappresenta per il programma?
Alla larga sì. All’epoca c’era Simona Ventura, che televisivamente parlando era il fulcro assoluto. Ha insegnato molto a Morgan. E poi Mara Maionchi, che era una neofita assoluta del mondo televisivo. Sebbene ci fosse, come dicevo, l’egemonia Sony, Morgan ha sempre rischiato, a un certo punto, di essere escluso. Perché talvolta era inconcludente. Mengoni aveva bisogno dei suoi pezzi, ma i pezzi non arrivavano perché Morgan non ce li aveva. Punto.
Nessuna cospirazione, quindi.
Ma no. Le comunelle, i complotti… Si tratta di gruppi di lavoro, professionisti che fanno business all’interno di un settore, quello musicale mainstream, abbastanza ristretto. La soluzione, evocando il Rasoio di Occam, è quella più semplice: il comportamento di Morgan non poteva più essere sopportato. Perché faceva il matto senza portare un valore aggiunto alla trasmissione. Ai tempi della seconda edizione maltrattò Matteo Beccucci, ma alla fine Beccucci vinse. Non è stato vittima del sistema, insomma. Anche perché questo sistema, diciamocela tutta…
Sì, diciamocela tutta.
Beh, cos’avrebbe prodotto di così gigantesco negli ultimi vent’anni, ossia da quando esiste? Marco Mengoni, Noemi, Giusy Ferreri, Michele Bravi. Quanti altri grandi fenomeni pop ha partorito “X Factor”? Siamo ben sotto la media di un artista per edizione. Il ponte fra trasmissione e discografia c’è, ma non è nulla di clamoroso. La verità forse è un’altra.
Quale?
Che si attribuisce a Fedez, Dargen D’Amico e Francesca Michielin un’intelligenza che non hanno. E quando Morgan era protagonista – e lo è stato per diverso tempo – di dinamiche simili, non diceva nulla. Gli andava bene così. Nessun complotto, davvero. Sono quindici anni circa che Morgan non esce con un disco di inediti. Lui, con la sua intelligenza e le sue capacità, si faccia due domande, piuttosto. Ribadisco: si attribuisce estrema intelligenza a persone che non ne sono dotate. La prova? I giudici dovrebbero scegliere i più bravi, quelli commercialmente più forti, e invece spesso non ci riescono. Sbagliano mira. Non riuscendo a fare, quindi, il loro stesso interesse.
Un ricordo: un tempo dicevi che a Morgan servirebbero cinque anni all’estero, lontano dalla televisione, per rigenerarsi completamente. Suggerimento ancora valido?
Sono diventati dieci, gli anni (ride, nda). Potrebbe benissimo tirare fuori uno splendido disco, magari di cover, per pianoforte e voce, ma deve ripartire dalla musica, lasciarsi alle spalle tutto questo caos. Se la smettesse di parlare di sé stesso tornando invece ad osservare il mondo, sarebbe meglio.
Le cover, per adesso, sono affare tuo, però.
Sì, il prossimo 12 gennaio uscirò con un album di canzoni di Angelo Branduardi intitolato “Guardato com’è rossa la sua bocca”. Otto canzoni per pianoforte, voci e cori.