Ieri sera si è aperta la Fiera del Libro di Francoforte. L’Italia è “Paese ospite”. Una grande occasione per il nostro Paese. Il discorso di apertura spetta al Ministro della cultura, Alessandro Giuli. Un discorso insignificante, zeppo di citazioni, interrotto anche qualche urlo di protesta. Niente che dia il senso al programma: “radici nel futuro”. Le nostre radici sono nella nostra arte, nei nostri monumenti, nelle nostre bellezze. Ma date un’occhiata al programma. C’è di tutto. Eppure un nome manca: quello di Vittorio Sgarbi. In tre giorni di dibattiti nemmeno una mezz’ora dedicata alla nostra arte, e chi meglio di Vittorio Sgarbi la conosce. Avrebbe affascinato il pubblico, e dato lustro al nostro Paese. Hanno invece scelto la mediocrità. Che tristezza, che occasione sprecata. Dopo di lui Stefano Zecchi e Susanna Tamaro, un colpo al cerchio e uno alla botte. E per una sorta di quelle ironie che nella storia sono tutt’altro che infrequenti, proprio il nuovo prezzemolo della destra, Zecchi (appunto come il prezzemolo lo trovi dappertutto), parla della bellezza che salverà il mondo.
Fiera del libro o della mediocrità? A Francoforte Giuli straparla di arte italiana: allora perché non è stato invitato Vittorio Sgarbi? Al suo posto il nuovo “prezzemolo della destra”, Stefano Zecchi, che…
La Fiera del libro di Francoforte ha l’Italia come “Paese ospite”. Eppure, mancano alcuni veri rappresentanti della cultura italiana. Com’è possibile che non sia stato invitato Vittorio Sgarbi? Eppure Alessandro Giuli ha persino parlato dell’importanza del nostro patrimonio artistico. Allora chi meglio di lui? A quanto pare il filosofo Stefano Zecchi (“prezzemolo della destra”) e Susanna Tamaro
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