La striscia di Gaza è spartita dalla cartina geografica, con buona parte dei suoi abitanti. Hamas non esiste più. Hezbollah neppure. Ora tocca allo Yemen. Persino il Presidente dell’Iran, Ebrahim Raisi, è stato fatto fuori e ora sappiamo come. Se si esclude questo ultimo episodio tutto avviene in questi giorni con grande rapidità, sfruttando una occasione imperdibile: l’attentato terroristico di Hamas. Israele in pratica sta ridisegnando l’ordine politico mediorientale e il primo concorrente nella Regione, l’Iran, accetta più o meno passivamente tutto. Bisogna pur riconoscere che lo Stato di Israele la guerra la sa pur fare e la vince anche. Ah, ma il diritto internazionale… dicono alcune anime belle. Gli israeliani se ne fottono del diritto internazionale, uccidono, massacrano, radono al suolo intere città con tutti gli abitanti dentro, intervengono militarmente in altri Stati, del principio di autodeterminazione dei popoli, di quello palestinese in particolare, se ne fottono. Per loro esiste solo un popolo: il loro. Sono determinati e vincono con guerre rapide, veloci.
E i nemici? Beh, loro stanno a guardare, dimostrando in questo modo la loro impotenza. Grandi manifestazioni, parole guerriere, due o tre missili per dimostrare che esistono ma tutto qui. Credo che Aleksandr Dugin non abbia tutti i torti quando scrive che i russi dovrebbero trarre qualche insegnamento da quello che sta succedendo in Medioriente. Sono passati più di due anni e Volodymir Zelensky è sempre al suo posto. Ok, ok situazioni diverse, ok, ok, si sa, lo Stato di Israele ha sempre fatto tutto quello che ha voluto per le vicende ben note, ok, ok, ci vuole prudenza e pazienza. Tutto ok, ma Zelensky è ancora lì e tra un po’ lancerà anche i missili Nato su Mosca. Allora non sarà più tutto ok, ma forse sarà anche troppo tardi.