Altro che punta di fioretto, Giuliano Ferrara ha lanciato un razzo contro Marco Travaglio, che ora si diverte a ricordare il passato, a suo dire, non proprio sionista di Ferrara. E di razzi si può parlare, metafore a parte, visto che la discussione nasce dalle posizioni di Foglio e Fatto sulla guerra tra Israele e Hamas. Travaglio e Il Fatto, antisionisti convinti, hanno accusato il governo di Bibi Netanyahu di compiere una pulizia etnica (o genocidio) del popolo palestinese nella striscia di Gaza. Ferrara e Il Foglio, purissimi atlantisti convintamente filoisraeliani sin dal 7 ottobre. Ora la guerra si espande, e le vignette satiriche del Fatto diventano sempre più dure. Così dura che Ferrara ha deciso di definire, senza girarci intorno, i vignettisti “feccia antigiudaica” e Travaglio un “fascista di destra”, con tanto di “illustri collaboratori” formalmente ebrei (come Gad Lerner e Moni Ovadia) delle firme presuntamente antisemite del giornale più giustizialista d’Italia, che compie quindici anni di attività. Bene, Travaglio aveva già risposto, come abbiamo scritto, ma ora dedica l’editoriale di venerdì 27 settembre proprio a “@ferrarailgrasso” (nome scelto dal fondatore del Foglio per il suo account su X): “Abbiamo come il sospetto che Giuliano Ferrara non abbia apprezzato le vignette di Mannelli e Natangelo su Netanyahu e non ami neppure il nostro ‘fogliaccio finanziato solo da chi lo legge’: avendone lui fondato uno finanziato da chi non lo legge (cioè da tutti), possiamo comprenderlo”. E poi: “Certo non ci metteremo a spiegargli le vignette: quando uno non capisce le battute c’è poco da fare. È come spiegare le barzellette al tonto della compagnia, quello che non ride. Lui poi è un finto tonto che fa il furbo: sa benissimo che il miglior antidoto all’antisemitismo è dire che, se un ebreo è un serial killer, la colpa è di quell’ebreo e di chi non lo ferma, non di tutti gli ebrei. E sa benissimo che Netanyahu ha sterminato più civili innocenti in un anno che l’Olp, Hamas e Hezbollah in 50”. E insinua: “Ma non vuole ammetterlo. O non può [stavolta il grassetto è proprio del Fatto, chissà cosa vogliono suggerire, ndr]”.
E poi Travaglio fa quel che gli riesce meglio, entrare nel suo archivio mentale e spulciare fatti e misfatti della Prima e della Seconda Repubblica. “A noi piace ricordarlo in una precedente reincarnazione: il Ferrara capogruppo del Pci a Torino, tutto kefiah e odio per Israele (antisemita, direbbe oggi), che il 19 settembre 1982, dopo la strage di palestinesi perpetrata a Sabra e Chatila dai falangisti cristiani sotto gli occhi degli israeliani, si paracaduta su piazza San Carlo. Fin sotto il palco dell’orchestra di Luciano Berio che sta per esibirsi. Sudato e paonazzo, sbraita all’assessore alla Cultura Giorgio Balmas: ‘Ferma tutto, dobbiamo denunciare crimini di Israele e dedicare il concerto al popolo palestinese!’”. Travaglio continua: “Balmas tenta di spiegargli che è impossibile. Il concerto ipersperimentale, è tutto calibrato al centesimo di secondo: 300 orchestrali sparsi per la piazza, trombettisti appesi alle finestre, Berio che dirige a distanza con speciali ricetrasmittenti. L’ossesso si arrampica sul palo del palco, rischiando la catastrofe. Mostra i pugni e scalcia il suo incolpevole cane lupo. Poi corre da Berio, che lo prende per matto e dà il via al concerto. Un funzionario sbotta: ‘Ma che vuole quello stronzo?’. Lui lo atterra con un pugno in faccia. Poi chiama un amico cronista della Stampa, che l’indomani accusa Berio di avere rifiutato la dedica ai palestinesi perché sua moglie è ebrea. Chiede anche la testa di Balmas, che non si dimette”. E forse è in quel momento che Ferrara passerà al nemico. “‘Allora mi dimetto io’, tuona il compagno feddayin: ‘Balmas, col suo comportamento stupido e immorale, lede la dignità democratica e antifascista di Torino, offendendo i martiri palestinesi’. Lascia il Pci, passa al Psi e da lì a FI. Nel frattempo fa pure la spia prezzolata della Cia. Ed è un peccato che abbia smesso: oggi le battute su Netanyahu potrebbero spiegargliele gli americani”.