Caso Sangiuliano, i precedenti della sinistra (segnalati da Veneziani e da Il Tempo). Secondo Giuliano Ferrara, che oggi firma un suo editoriale sul Foglio proprio affrontando il tema, c’è un problema. E non riguarda i cattivi costumi dei nostri politici: “Una modesta proposta swiftiana a commento del caso Boccia e Sangiuliano potrebbe essere la pena di morte per gli adulteri (politici, professionisti, impiegati pubblici, operai, manager, coltivatori diretti). Ma che strage ne seguirebbe sta a voi immaginarlo. Pensando sì al ministro perculato (non ancora peculato) e alla signora appassionata che difende il suo diritto di essere donna (a modo suo) prendendo per i fondelli l’eccellentissimo governo della Repubblica. Ma pensando anche a voi, a noi, a tutti e tutte, come si dice oggi. L’ipocrisia che circonda la riedizione della politica fatta a colpi di bunga bunga, che metteva in discussione seriosamente ieri un innocente harem privato e oggi se la prende con ordinari tradimenti coniugali, e lo fa a colpi di 'il governo trema', il 'senso dello stato', 'ricatto in camera da letto', non è diversa da Berlusconi a Sangiuliano, se non per caratura dei personaggi coinvolti e dei ruoli svolti”. Il riferimento è chiaramente al Bunga Bunga, uno dei più grandi scandali della seconda Repubblica: “La bionda prosperosa e amante prende il posto in successione diretta della mora di furbizia levantina sottoposta a processo e difesa con grinta signorile, esemplare, dal compianto ex presidente del Consiglio, che si spinse, non sprovvisto di sense of humour, a suggerire una sua discendenza diretta dal Faraone Mubarak. Ecco, l’unica differenza è che il Cav. prese un po’ tutti gli impiccioni, giustamente, per i fondelli, qui i fondelli del Minculpop piangono lacrime di coccodrillo che suscitano vera ma insana compassione”:
Ferrara si scontra contro il muro dei titoli e la dittatura del trend, che ha reso la notizia di un’infedeltà coniugale un caso di malapolitica giudicato, secondo il fondatore del Foglio, in modo sproporzioanto: “Sarà anche un punto di vista eccentrico e personale, personale di sicuro, ma che ha fatto Gennaro Sangiuliano? A parte risultare ridicolo in una bufera mediatica e social che farà epoca per la sua dimensione spassosa ma anche enfatica e pruriginosa, ipocrita e autolesionista, lui che per il ruolo teatrale del personaggio buffo e goffo ha una predisposizione naturale? Ha perso autorevolezza, se mai ha goduto di gravitas, questo è certo, e forse alla fine pagherà con una letterina di dimissioni, ma dove sta l’autorevolezza di chi gli imputa possibili fughe di notizie riservate dalla Caserma dei Gladiatori di Pompei, passaggi in auto o in treno o addirittura in aereo a una persona cui si legò per motivi affettivi o sentimentali, violazione dell’articolo 54 Cost. che parla di ‘disciplina e onore’ nello svolgimento di funzioni pubbliche, soggezione a passioni che innescano ricattabilità?” Ecco la crisi secondo Ferrara, una crisi dei valori. “Qui la questione vera è una sola. L’informazione è guardona per necessità e anche un poco per diletto dei lettori, ma dovrebbe farlo con disciplina e onore, toh, o almeno con un certo senso dell’ironia e delle proporzioni. Chi non ha dato un passaggio a un’amante o non avrebbe voluto darlo se le circostanze, e l’amante, glielo avessero suggerito? Il problema è che anche le amanti o gli amanti non sanno più che cosa siano disciplina e onore, complementi del piacere o almeno del piacere di vivere, e sono diventati tutti e tutte influencer, una categoria sociale incompatibile con le più alte funzioni ministeriali.” Siamo tutti ostaggio del “Guardone Collettivo”, un mostro distopico che si sta concretizzando.