Gennaro Sangiuliano chiede scusa per tutto e si è detto pronto alle dimissioni. Dopo aver incontrato Giorgia Meloni ha scelto di rilasciare un’intervista concordata al Tg1 di Gian Marco Chiocci. Venti minuti criticati da tutti in cui ha persino mostrato l’estratto conto personale per dimostrare di nona ver speso un euro del ministero per Maria Rosaria Boccia. Ma i viaggi a Napoli di cui non hanno parlato su Rai 1? Ne abbiamo parlato noi. Poi piange e chiede scusa alla moglie, a Giorgia Meloni e spiega di aver avuto una relazione con l’influencer. Ma a cosa è servito questo intervento preparato e senza contraddittorio nel più importante telegiornale della rete pubblica? Lo abbiamo chiesto all’ex parlamentare Michele Anzaldi, ex parlamentare italiano e segretario della commissione di Vigilanza Rai per due legislature.
Come giudica l’intervista di ieri del ministro Sangiuliano con il direttore del Tg1 Chiocci?
Parlando solo in termini comunicativi, senza entrare nel merito di quella che è stata giustamente definita dall’opposizione una grave occupazione del servizio pubblico, l’intervista di Sangiuliano mi è sembrata un incredibile autogol comunicativo. Se con le lacrime e con l’autoumiliazione l’obiettivo era dare un’immagine di umanità, in realtà l’effetto raggiunto è stato l’esatto contrario: un’immagine di superbia e arroganza mai vista. Umiliare in quel modo in prima serata la propria moglie pur di non fare l’unica cosa che andrebbe fatta, ovvero dare le dimissioni, è stata una prepotenza vista davvero raramente nella politica italiana. E anzi ha detto agli italiani che lui si sarebbe dimesso ma se ancora lì è per obbedire a un ordine di Giorgia Meloni. Cioè è riuscito a traslare un suo comportamento sbagliato sulla figura della presidente del Consiglio. E sorprende che questa presunta controffensiva comunicativa, stando a quanto scrivono i giornali, sarebbe addirittura stata richiesta e architettata a Palazzo Chigi dalla prima premier donna del nostro Paese. Certo rivoluzionare il palinsesto e non tenere fede ai contratti pubblicitari di quella fascia non è decisione semplice. Per gli italiani, che un anno fa hanno visto Giorgia Meloni separarsi dal marito per delle battute carpite in un fuori onda fra colleghi, è una trasformazione incomprensibile e che tenta di spostare l’attenzione o peggio il persistere di questo infausto momento dal ministro e ministero addirittura alla presidente del Consiglio. Mi pare che Giorgia Meloni in questi mesi al potere abbia perso completamente il contatto con la realtà.
Eppure il ministro ha voluto chiedere scusa proprio alla moglie e alla premier: scuse finte?
Non si era mai visto in nessun Paese democratico che un ministro, peraltro dipendente Rai, chiedesse e ottenesse uno spazio in prima serata proprio alla Rai tv pubblica per umiliarsi in incomprensibili scuse alla premier, come se da Palazzo Chigi gli fosse stata richiesta una pubblica gogna pur di salvare la poltrona. Ma che c’entrano le scuse alla Meloni? Se c’è qualcuno con cui scusarsi sono i milioni di italiani che da giorni assistono ad uno spettacolo indecoroso e imbarazzante. Il fatto che premier e ministri abbiano tutto questo tempo da dedicare al setaccio di scontrini, estratti conto e pagamenti personali per i pernottamenti ai festival delle collaboratrici di Sangiuliano deve far preoccupare: perché non si occupano del potere d’acquisto degli italiani precipitato, della legge di bilancio che non quadra e della sanità che ha bisogno di più soldi?
Negli anni in cui è stato in commissione di Vigilanza, lei è stato uno dei più feroci critici del Tg2 di Sangiuliano. Aveva visto giusto, quindi?
Purtroppo quanto accade in questi giorni, ma anche tutte le gaffe che abbiamo visto in questi due anni di governo, mi amareggia doppiamente, perché negli anni in cui sono stato in commissione di Vigilanza mi sono trovato quasi sempre da solo a combattere contro abusi, violazioni, scorrettezze del Tg2 diretto da Sangiuliano. Non ho mai avuto nulla di personale con l’allora direttore del Tg2, ho solo esercitato il mio ruolo parlamentare presentando decine, se non centinaia di denunce, tutte documentate con i relativi video e diffuse alla stampa. L’unica solidarietà che ho trovato, se così possiamo chiamarla ma in realtà facevano solo il loro lavoro, è arrivata da quei giornalisti liberi e quelle poche testate che hanno dato spazio alle mie denunce, spesso pagando la loro correttezza giornalistica con l’essere oscurati nelle trasmissioni del Tg2. I miei esposti hanno persino portato a una lunga e dettagliata istruttoria dell’Agcom, con tanto di delibera che portò ad una sanzione senza precedenti a quel Tg, sanzione che poi non è arrivata fino in fondo solo perché i nuovi vertici Agcom, nominati dal governo Conte (lo stesso che aveva nominato Sangiuliano), decisero di non opporsi al ricorso presentato dalla Rai. Quando sollevavo io i vari casi Sangiuliano in molti preferivano fare finta di nulla, magari in cambio di qualche ospitata o qualche sonoro nel tg. Di certo non c’era bisogno di arrivare allo scandalo di oggi per capire che eravamo di fronte ad un caso di persona di totale inadeguatezza.