È una storia degna dei migliori gialli: una donna anziana trovata morta in un box auto, un figlio investito da un veicolo pirata in un’alba nebbiosa, e un uomo, Louis Dassilva, che diventa il fulcro di una complessa rete di sospetti, alibi, e relazioni intrecciate. In una trama che potrebbe essere uscita dalla penna di un maestro del noir, la Procura di Rimini setaccia ogni dettaglio della vita di Dassilva dal 1° maggio, fino al giorno successivo all’omicidio di Pierina Paganelli. Per chi indaga, ad oggi, è lui l’assassino di Pierina Paganelli. E mentre ogni indizio, ogni testimonianza viene sviscerata, una sola domanda riecheggia nelle strade di via del Ciclamino: cosa è accaduto davvero quella notte fra il 3 e il 4 ottobre? Partiamo dall'inizio. Giuliano Saponi, il figlio dell’ex infermiera, stava semplicemente andando a lavorare all’alba del 7 maggio scorso, quando un’auto o un furgoncino lo ha travolto. Un episodio che lascia in sé molte ombre: nessuna telecamera, nessun testimone. Solo l'oscurità e il silenzio di un tratto di strada deserto. Saponi, gravemente ferito, si è risvegliato in ospedale, inconsapevole del vortice di sospetti che stava per scatenarsi. Lui non ricorda assolutamente niente di quel giorno. Manuela Bianchi, sua (ex) moglie, legata sentimentalmente a Dassilva, solleva i primi sospetti, parlando con alcune amiche e suggerendo l'ipotesi che non si tratti di un semplice incidente. Perché un investimento così ambiguo, senza tracce o testimoni, lascia troppo spazio all’immaginazione, al sospetto. E se fosse stato qualcos'altro? Qualcosa di premeditato? Tutto resta sospeso. E lo è ancora oggi.
Poi, l'omicidio di Pierina Paganelli il 4 ottobre. Louis Dassilva, già sospettato per l'incidente di Saponi, diventa il principale indiziato, trattenuto dagli inquirenti mentre la polizia setaccia ogni dettaglio della sua vita. Ogni sua mossa, ogni suo respiro nei giorni che vanno dal 1° maggio fino a quella notte fatidica d’ottobre, viene passato al vaglio. Le indagini si fanno serrate, fitte di interrogatori e perquisizioni. E mentre gli inquirenti stringono il cerchio, emergono gli alibi, proprio come nei racconti più intricati. Manuela Bianchi e il fratello Loris, pur essendo stati al centro dell’attenzione degli investigatori per lungo tempo, risultano inattaccabili. Il loro alibi è solido, sostenuto dalla testimonianza della figlia minorenne di Bianchi e Saponi. Ma un alibi così perfetto non è forse troppo perfetto? In questi casi, l’incastro preciso degli alibi potrebbe nascondere ombre, dettagli sfuggiti o deliberatamente occultati. Gli inquirenti non si fermano. A loro disposizione, una vera miniera di dati: due cellulari, quattro orologi digitali, e due computer. Ogni dispositivo tecnologico è un frammento di quel puzzle complesso fatto di movimenti e segreti. Se ben assemblato, potrebbe svelare la verità, illuminare finalmente le ombre che avvolgono questa intricata vicenda. Dove era Dassilva mentre Saponi veniva scaraventato sull’asfalto, solo e ferito, nelle prime ore del mattino? E in quella notte autunnale, che cosa avrebbe spinto un uomo, apparentemente senza un movente chiaro, a macchiarsi del sangue di una donna anziana, una madre e una nonna, nell’oscurità di un box auto? Tanti i dubbi dietro questa vicenda.
La realtà è spesso più strana della finzione, e in questo caso, siamo immersi in un racconto che non smette di complicarsi, di stratificarsi in una rete di sospetti e relazioni che sembrano andare oltre la semplice coincidenza. Gli investigatori sono determinati a ricostruire ogni minuto, ogni passo di Dassilva, a svelare se quel filo di sospetti che lo lega a Saponi e alla Paganelli sia davvero qualcosa di più di un intreccio casuale. Nel frattempo, Rimini resta con il fiato sospeso. Le nuove consulenze tecniche dalla Procura potrebbero rappresentare la chiave di volta di questa indagine complessa. Ogni dispositivo elettronico passato sotto il microscopio, ogni messaggio, ogni localizzazione GPS è un tassello che, se messo al posto giusto, può cambiare l'intera narrazione. E così, mentre il tempo scorre, le verità taciute, gli sguardi sfuggenti e i dettagli minuti diventano protagonisti di un'indagine che promette di portare alla luce non solo chi ha compiuto questi atti, ma anche perché. Perché a volte, più che il chi, è il perché che ci permette di sciogliere i nodi più intricati delle storie umane. Il 9 settembre e’ vicino, così come gli esiti del test del Dna.