Giuliano Ferrara sul Foglio ha scelto di attaccare apertamente Il Fatto quotidiano e il direttore, Marco Travaglio, a partire da una delle ultime vignette di Natangelo, in cui viene rappresentato Putin che chiede di essere circonciso per poter radere al suolo l’Ucraina impunemente, come Netanyahu con Gaza. Ferrara ha definito il Fatto un organo di propaganda che sta portando avanti un progetto di “russificazione delle menti” e ha definito le firme del giornale “feccia antigiudaica”. Non ha mancato di criticare due collaboratori ebrei del Fatto, Gad Lerner e Moni Ovadia, per collaborare con un giornale, a suo dire, antisemita. Ma sono gli attacchi contro Travaglio i più duri: “Fascista di destra e corsivista dei giochi di parole”, a capo di un giornale che “compie quindici anni di diffamazioni, di calunnie, di oltraggi alla verità in nome della manipolazione quotidiana dei fatti e sa come suggellare i festeggiamenti del caso, con la nuova caccia all’ebreo per immagini”.
Travaglio ha scelto di rispondere, come riporta il Corriere della Sera, evitando di entrare nel merito degli insulti contro di sé, puntando piuttosto sulle critiche al giornale, con ironia di aspirazione montanelliana: “Spiegare le battute a chi non le capisce è già triste, ma spiegare le vignette degli altri a chi non le capisce è inutile. Mi spiace che Ferrara non prenda più soldi dalla Cia per fare la spia - lo ha raccontato lui - altrimenti glielo spiegherebbero i suoi amici americani”. È un dissing giornalistico che farà bene ai quotidiani? Da Bocca e Montanelli, che bisticciavano sulla qualunque, a Ferrara e Travaglio.