Israele potrebbe presto aprire un nuovo fronte in Libano. Non sappiamo fin dove vorrà spingersi Benjamin Netanyahu ma la sensazione è che le Forze di difesa israeliane siano pronte a lanciare un'offensiva militare contro Beirut, tanto più dopo l'uccisione da parte di Tel Aviv del leader di Hezbollah Hassan Nasrallah. “Questo causerà un enorme problema umanitario. Il sistema sanitario libanese è già al collasso”, ci ha spiegato a Mirko Campochiari di Parabellum. Dalle mosse dell'Iran alla risposta – inconcludente – di Stati Uniti e Unione europea: ecco tutto quello che c'è da sapere sulla crisi in Medio Oriente.
Nasrallah è stato eliminato dal raid israeliano a Beirut. Che valore ha la sua morte ai fini militari e geopolitici?
Prima di parlare della morte di Nasrallah è importante sottolineare un aspetto: gli israeliani hanno agito contro Hezbollah partendo dai famosi cercapersone e walkie talkie fatti saltare in aria. Per riuscirci, si erano infilati nella catena di distribuzione diventando loro stessi i fornitori. Il motivo per cui hanno scelto di fare questa mossa è ancora ignoro: forse l'Iran voleva colpire Israele tramite Hezbollah. Certo è che parliamo di una mossa pianificata da tempo ma che poteva scattare in qualsiasi momento. La ritengo una mossa preliminare di un'eventuale azione di terra perché è andata a colpire tutta la catena di comando di Hezbollah. L'eliminazione di Nasrallah, poi, è la ciliegina sulla torta finale. Si va a decapitare il leader e tutta la catena di comando per portare il caos all'interno del gruppo. Nel caso di uno scontro diretto, in una situazione del genere, Hezbollah si ritroverà con un buco gestionale militare molto grande.
Fino a pochi giorni fa ci si poteva aspettare che l'attacco israeliano verso il Libano diventasse così profondo, fino a decapitare i vertici di Hezbollah?
Negli ultimi giorni vari generali israeliani hanno parlato alle loro truppe riferendo che l'azione dell'aeronautica sarebbe stata preliminare a un'invasione di terra. Ci si chiede fin dove vorrà o proverà ad arrivare Netanyahu...
Fino a dove vorrà arrivare?
Il problema della sua politica iniziata con la storia di Gaza è che lo strumento militare deve rispondere sempre ad una domanda: cosa si vuole ottenere? Questo non è ben chiaro nel caso di Israele. Non sappiamo se il suo scopo politico potrà essere raggiunto tramite lo strumento bellico. Evidentemente,non riuscendo a chiudere la questione a Gaza, Israele ha deciso di aprire un altro fronte. E qui emerge un problema per Netanyahu...
Quale?
Il suo governo regge finché c'è guerra. Difficilmente qualcuno all'interno del governo si opporrà o farà crollare l'esecutivo in un simile momento di crisi. Netanyahu ha quindi tutto l'interesse a continuare e allargare la guerra, perché il suo futuro politico è legato a questo. Aprendo un secondo fronte può continuare a restare nella sua posizione. È solo che Israele, per esempio, ha dovuto mobilitare due brigate della riserva e muovere a nord la 98esima divisione d'élite e tutti questi riservisti costano all'economia israeliana. Il ministro dell'economia parlava di 45-60mila aziende che rischiano la chiusura perché ci sono troppi mobilitati. Israele, economicamente parlando, potrà sostenere una guerra all'infinito?
E l'Iran cosa intende/intenderà fare?
Al momento abbiamo visto che l'Iran non ha intenzione di agire, almeno non direttamente. Forse per questo Israele ha deciso di colpite Hezbollah: perché la risposta di Teheran sarebbe avvenuta tramite i loro alleati libanesi.
Europa e Stati Uniti non sembra che siano in grado di muoversi concretamente in questo dossier...
Da quel che vediamo, Europa e Stati Uniti provano a mediare, a proporre dei cessate il fuoco – come fatto da Francia e Usa – ma sembra che dall'altra parte sia già tutto deciso. Le loro azioni sono quindi poco efficaci. Come se non bastasse il loro focus è incentrato sulla guerra in Ucraina. Kiev si trova in una situazione di crisi nel Donbass.
A proposito degli Usa: tra Trump e Harris c'è un approccio differente nei confronti di questa crisi?
Negli Usa le posizioni di Trump e Harris su Israele sono abbastanza simili. Non si esprimono troppo per non creare frizioni. Cercano tuttavia di tamponare l'irruenza di Netanyahu che sembra avere un piano tutto suo indipendentemente da quel che tentano di fare gli altri Paesi. Molto probabilmente si aprirà un secondo fronte in Libano e assisteremo a un'invasione di terra dell'esercito israeliano. Questo causerà però un problema umanitario. Già adesso ci sono 100mila sfollati in Libano, e il sistema sanitario è quasi al collasso. E nei paraggi non ci sono Paesi che abbiano la capacità di accoglierli.