Volodymir Zelensky è forse pronto a considerare i negoziati di pace con la Russia? Stando alle sue ultime dichiarazioni, pare di sì. Il presidente ucraino, nel corso di un’intervista al quotidiano francese Le Figaro ha infatti affermato: “La maggior parte dei Paesi del mondo oggi considera che un secondo summit per la pace (in Ucraina, nda) non porterebbe alcun risultato, senza la partecipazione della Russia. Poiché tutto il mondo la vuole al tavolo, non possiamo essere contrari. Per questo l’Ucraina non può opporsi alla presenza di rappresentanti (anche) della Federazione Russa. I negoziati potrebbero porre fine al conflitto se la Russia lo vorrà” aggiungendo anche che “attraverso la diplomazia, possiamo recuperare i nostri territori”. Una serie di dichiarazioni senza dubbio inaspettate, soprattutto considerando le posizioni dell’Ucraina, e in particolare le precedenti dichiarazioni di Zelensky, che fino a pochi mesi fa, anche in occasione del summit per la pace in Svizzera dello scorso 15-16 giugno 2024, dove la Russia non ha partecipato, si era dimostrato poco interessato a un confronto col nemico. Va detto che, d’altra parte, essendo proprio la Russia in vantaggio sul terreno, i suoi rappresentanti si sono mostrati tutt’altro che disposti a cedere e negli ultimi giorni hanno anche avviato la terza fase di esercitazioni nucleari.
La posizione di Zelensky, tuttavia, è comunque sorprendente e molto più “morbida” rispetto al passato. Pertanto, ci si chiede a cosa sia dovuto questo cambio di rotta e se non possa essere diretta conseguenza del cambiamento degli equilibri internazionali, in vista delle elezioni americane. Con l’avvicinarsi di novembre, quando verrà eletto il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America, visto il successo di Trump, almeno secondo i sondaggi, e considerate soprattutto le posizioni proprio di Trump sul conflitto russo-ucraino, è possibile che il presidente ucraino stia cercando di rendersi disponibile a trattare, qualora dovesse perdere parte del sostegno statunitense, inteso come rifornimento di armi, ma anche e soprattutto economico. Che ne pensa però allora la democratica Kamala Harris?
La vicepresidente americana, sfidante di Trump con i democratici, durante il suo mandato in questi quattro anni non si è esposta molto pubblicamente in merito alla questione Russia-Ucraina (né su molte altre questioni critiche interne agli Usa, ma anche internazionali). Eppure, un’inchiesta del Time Magazine ha rivelato in queste ore che proprio Kamala Harris ha avuto un ruolo cruciale nel conflitto russo-ucraino nelle primissime settimane del 2022, dove però, sorprendentemente, si era opposta all’idea di sanzionare la Russia e all’invio di armi. Il Time rivela infatti che Kamala Harris fu mandata dal Partito democratico in Europa nel febbraio del 2022, una settimana prima dell’inizio della cosiddetta “operazione speciale” su larga scala della Russia. In quell’occasione, avendo già intuito l’altissimo rischio di una crisi diplomatica e soprattutto del conflitto armato, con circa 200.000 truppe russe al confine ucraino, Kamala era stata mandata a tentare di mediare, con un incontro diretto proprio con Volodymir Zelensky. “L’attacco è inevitabile”, avrebbe detto Kamala, secondo quanto riportato da Oleksiy Reznikov (ex ministro della Difesa ucraino) che all’epoca partecipò a questo incontro; ma la vicepresidente e Zelensky non riuscirono a mettersi d’accordo, dato che il presidente ucraino esortò gli Usa a imporre immediate sanzioni preventive alla Russia, dunque prima della certezza del conflitto, chiedendo anche di armare l’Ucraina, con “sistemi antiaerei, aerei da combattimento e artiglieria pesante per impedire alle forze armate russe di invadere il Paese”, ma Kamala Harris respinse entrambe le richieste, tanto che Zelensky chiese dei chiarimenti, a cui, sempre secondo il Time, non ricevette risposta dalla diretta interessata.
A distanza di oltre due anni, la situazione internazionale, tesissima sul fronte russo-ucraino, e ancor di più su quello in Medio Oriente, le posizioni del Partito democratico statunitense sono, ovviamente, differenti e molto più chiare. Tuttavia, ci si chiede se, dato il poco esporsi di Kamala Harris in questi due anni, quelle posizioni di “moderazione” iniziale, non esprimessero una sua (diversa) idea di cautela, che avrebbe forse potuto influire diversamente sul sanguinoso conflitto ancora in corso. Oltre al fatto che, dopo quell'occasione nel febbraio 2022, la vicepresidente non ha mai visitato l'Ucraina, a differenza di Joe Biden, che si è recapo a Kiev in più occcaisoni. Kamala Harris ha partecipato solo al recente summit per la pace in Svizzera, in sostituzione proprio di Biden, che aveva declinato l'invito, essendo quindi "costretta", in qualità di vicepresidente.
Nel frattempo alle elezioni di novembre manca sempre meno e Volodymir Zelensky nelle scorse settimane si è anche deciso a telefonare a Trump, nonostante le posizioni evidentemente divergenti sul conflitto russo-ucraino e Trump avrebbe promesso di “portare la pace nel mondo e mettere fine a una guerra costata così tante vite”. La speranza è che non si tratti solo di un bluff elettorale, anche se la sua vittoria, comunque, non è ancora certa.