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Alessandro Giuli, supercazzola o discorso serio? Abbiamo fatto analizzare le dichiarazioni del ministro della Cultura a tre filosofi. Due lo bocciano, ma uno dei tre: “Prima citavano Murgia e Saviano, meglio Hegel” (ma la citazione era sbagliata)

  • di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

10 ottobre 2024

Alessandro Giuli, supercazzola o discorso serio? Abbiamo fatto analizzare le dichiarazioni del ministro della Cultura a tre filosofi. Due lo bocciano, ma uno dei tre: “Prima citavano Murgia e Saviano, meglio Hegel” (ma la citazione era sbagliata)
“Ontologia intonata alla rivoluzione permanente dell’infosfera globale” dice Alessandro Giuli. Ma chi lo capisce? Lo abbiamo chiesto a dei veri filosofi, che hanno analizzato il discorso del ministro della Cultura. Un bluff o un citazionismo da studenti che si può, per ora, perdonare?

di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

Il discorso di Alessandro Giuli, neoministro della cultura e laureando in filosofia, ha fatto sorridere sui social e sui giornali. Supercazzola, citazionismo da triennale o discorso serio? Tra apocalittismi e infosfere c’è chi si è detto disorientato, chi ha tentato di tradurlo con ChatGpt (sarebbe bastato aprire un libro di Luciano Floridi) e chi ha pensato di chiuderla con qualche meme. Noi abbiamo chiesto a tre filosofi di commentare il discorso. Paolo Becchi, docente all’Università di Lucerna e poi a Genova, esperto di bioetica e di filosofia del diritto, considerato l’ideologo del Movimento 5 Stelle e teorico del cosiddetto sovranismo althusiano (un sovranismo debole). Paolo Ercolani, docente a Urbino, esperto di media, editorialista del Fatto quotidiano, autore di Nietzsche l’iperboreo (uno dei più corposi saggi su Nietzsche e il futuro della tecnica pubblicati in Italia, apprezzato anche da uno dei maggiori esperti del filosofo tedesco, Sossio Giametta). Infine Diego Fusaro, esperto del pensiero marxista e hegeliano, studioso di Gramsci e del filosofo contemporaneo Costanzo Preve, egli stesso spesso criticato per il suo eloquio complesso (ma formalmente ineccepibile) mantenuto tanto nei libri quando nei dibattiti televisivi. Ecco cosa ne pensano.

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Paolo Becchi
Paolo Becchi

L'opinione di Paolo Becchi: “Da un ministro ti aspetti un programma, non una tesi di laurea”

Da un Ministro della cultura che presenta il suo programma ti aspetti una illustrazione del programma e non il testo che ti sei preparato per la discussione ormai prossima della tesi di filosofia che discuterai a quasi cinquant’anni. E invece si comincia con Hegel e si finisce con Spinoza, ovviamente senza mai citarli, così sembra farina del tuo sacco. Il tutto poi condito da espressioni come “ontologia intonata alla rivoluzione permanente dell’infosfera globale” che stonano in un discorso istituzionale di un Ministro. Per essere caritatevoli… Quali sarebbero le linee guida del suo Ministero su arte, beni culturali, musei, biblioteche eccetera? Tra pochi giorni a Francoforte si apre la Fiera del libro e l’Italia sarà Paese ospite, come ci presentiamo per questa splendida occasione? L’impressione è che il Ministro sia ancora preso dalla sua tesi di laurea più che dal lavoro al Ministero. Gli auguriamo pertanto quanto prima di concluderla.

Paolo Ercolani
Paolo Ercolani

Paolo Ercolani: “Come gli studenti alle prima armi. Pittoresco se lo fa un ministro”

Dopo tanti anni che mi occupo di questa disciplina ho imparato che alla filosofia ci si può finire sotto. È una materia appassionante, coinvolgente, totalizzante per certi versi e quindi sì, ci si può finire sotto. Però in genere questo accade a giovani studenti, a persone che sono alle prime armi e che, sull’onda dell’entusiasmo, come dire, coloriscono e condiscono i propri discorsi con paroloni, non tanto per sentirsi importanti e superiori all’altro, quanto per provare ad affermare di essere confidenti con la materia. Ecco, questo diventa un po’ pittoresco e originale quando in realtà avviene da un signore di cinquant’anni che, per giunta, fa il ministro della Cultura. Ho detto pittoresco, per usare un eufemismo, perché in realtà mi sentirei di dire che è preoccupante, perché abbiamo a che fare con una persona che da una parte sente di dover affermare una confidenza con una determinata disciplina, dall’altra – fatto più grave – rischia di manifestare una sorta di immaturità che lo porta a comportarsi come un giovane studente che deve colorire i suoi discorsi con paroloni incomprensibili, bene che vada per far vedere di essere adeguato per il ruolo che copre, male che vada per nascondere il non aver nulla da dire.

Diego Fusaro
Diego Fusaro

Diego Fusaro: “Bene partire di Hegel, anche se la citazione era sbagliata”

Personalmente ho molto apprezzato il fatto che il ministro Giuli volesse richiamarsi a Hegel, poiché a mio giudizio Hegel è il pensatore più importante della modernità. Anche se, a dire il vero, Giuli ha sbagliato la citazione [l'originale è “La filosofia è il proprio tempo appreso con il pensiero”, non “la conoscenza è il proprio tempo appreso con il pensiero”, ndr ]e dunque è apparso goffo sotto questo profilo. Però non dimentichiamo che Giuli se non altro ha provato a citare Hegel, gli altri ministri in precedenza citavano solo Saviano o la Murgia, quindi c’è stato un salto di qualità nel livello delle citazioni, anche se avrebbe dovuto citare opportunamente lo Hegel e non storpiata, per così dire. tutti si accaniscono contro Giuli perché non è laureato, anche se ora si sta laureando, ma a prescindere da tutto io credo che un ministro debba essere valutato per le sue qualità più che per i suoi titoli di studio. A mio giudizio era buona l’idea di citare Hegel, anche se avrebbe fatto bene a citarlo correttamente.

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