Tutti pazzi per l’aquila romana fascista tatuata sul petto dell’educato Alessandro Giuli, neoministro alla Cultura che riceverà gli omologhi del G7 a Napoli. “Faccela vedere” chiederanno dal New York Times, che come si sa sono attenti alle prove. “Faccela toccare”, chiederanno gli inglesi del Times. “Escila!”, diranno i tedeschi dello Spiegel e della Bild, che dell’Italia hanno sempre un’immagine folcloristica. Perché hanno voglia a dire che i passati neofascisti non si tirano fuori, tutti chiederanno: “Ma l’aquila romana tatuata è meglio di Maria Rosaria Boccia?” e aggiungeranno: “Lei almeno era una pompeiana esperta, certificata dallo storico Paolo Mieli”, poiché non avvezzi alle maliziosità della lingua italiana. Adesso, con il Maxxi, altro casino. La Raffaella Docimo (Mas) pare rinuncerà a sostituire temporaneamente Alessandro Giuli (e potrebbe subentrare Emanuela Bruni). Non si sa se per motivi etici, per motivi morali (alcuni dicono che forse sia una delle “altre donne” alle quali si riferiva l’informata o la millantante Boccia – anche tu, Maria Rosaria, escile! Le prove) o perché “temporaneamente” non le è piaciuto. Di sicuro non è piaciuto il suo essere odontoiatra, anche se appassionata d’arte. Alessandro Giuli, invece, nel curriculum, ha un magnifico libro neopagano: “Venne la magna madre. I riti, il culto e l'azione di Cibele romana” (“Primo libro di una nuova collana sulla "Tradizione Italica". In appendice il testo di Aurigemma: "La protezione speciale della Gran Madre per la nobiltà romana e le leggende dell'origine troiana di Roma", pubblicato nel 2012 dalle edizioni Settimo Sigillo, casa editrice specializzata in neopaganesimo ed esoterismo fascista.
Ce lo immaginiamo in quelle reunion durante i solstizi dove ballano in peplum suonando il flauto di Pan. Giuli, il peplum, dovrebbe averlo sartoriale: è elegante, dicono molti. In ogni caso spetta a lui indicare il proprio successore alla guida del Maxxi, che, ricordiamolo, è il museo per l’arte del XXI secolo, cioè dal Duemila in poi, anche se Giorgia Meloni voleva farci la mostra su Tolkien. E in questo campo, volendo stare attenti ai curricula, il campo si restringe. Certo, Vittorio Sgarbi andrebbe risarcito, e la direzione del Maxxi sarebbe appropriata, anche perché, ricordiamolo, il ministro Gennaro Sangiuliano, dopo la conferenza proprio al Maxxi di Sgarbi-Morgan, moderata da Giuli, il cui tema risultò essere il pene e la prostata (dove sei Luciano Onder!), vergò una lettera, diretta ad Alessandro Giuli, ribadendo la sua contrarietà a “volgarità dalle cariche istituzionali”. Come si dice in Sicilia: “Né garbo né meraviglia”: non bisogna né criticare né indignarsi per le vicende altrui, possono capitare a tutti. E a Sangiuliano capitò. Sì, l’arte del XXI secolo non è l’area di competenza di Sgarbi. Ma di capirne, almeno, ne capisce. Alcuni nomi sono stati già fatti: Marcello Veneziani, in primis, la cui libreria fu distrutta da una ex moglie vendicativa. Tra i nomi non di area, a noi piacerebbe, per esempio, Fulvio Abbate, esperto d’arte, anche se collezionista di arte del ventesimo secolo, che però ha fatto un endorsement nei confronti di Alessandro Giuli: gli piace; dice che gli riconosce “onestà intellettuale”.
Anche Giampiero Mughini sarebbe un ottimo direttore, altro abile collezionista, anche lui però specializzato nel ventesimo secolo ma con viva passione per la contemporaneità. Certo, se le “aree” non avessero a che vedere con le nomine (crediamoci) il direttore perfetto per il Maxxi sarebbe Roberto D’Agostino, forse il più grande collezionista d’arte (anche del XXI secolo) nonché – più che sicuramente – il più grande esperto e con la più vasta cultura riguardo al XXI. Ottimi agganci con i galleristi di tutto il mondo, con i relativi curatori e con gli altri collezionisti. Visione a 360 gradi. E poi: vuoi mettere Dago, l’Arte, Roma, il Maxxi? Sarebbe un’esplosione di vitalità e di trovate clamorose. Purtroppo, però, ci sono gli esperti di “area”. E infatti non sanno dove pescare per non fare l’ennesima figuraccia. Se ha ragione Fulvio Abbate, e Giuli ha davvero l’onestà intellettuale che un ministero della Cultura si merita, Roberto D’Agostino dovrebbe essere di default nominato al Maxxi.