Oggi si festeggia la poesia. In tutto il mondo un giorno dedicato all’arte di Dante, Shakespeare, Montale. Tutti ricordiamo almeno qualche verso, sentito negli anni della scuola, letto in un messaggio d’amore. Cosa serve oggi per tenere in vita la poesia, per ravvivarne il fuoco, per darle lo spazio che merita nella modernità? Insomma, come può la poesia continuamente “rinascere”? Lo abbiamo chiesto proprio al fondatore di Rinascimento Poetico, Paolo Gambi, che si dice convinto della possibilità della poesia di varcare finalmente la soglia delle “selve tecnologiche” per riappropriarsi così del presente, come in ogni tempo.
È la giornata mondiale della poesia. Qual è il modo migliore di festeggiarla?
Scoprendo dentro di sé quei versi immortali che la fanno parlare nel cuore dell'umanità. Penso sia un momento straordinario per la storia della poesia, che è stata ingabbiata per lunghi secoli nella esclusiva modalità tipografica, mentre oggi finalmente può riappropriarsi della sua originaria vocazione auditiva e avanzare nelle selve tecnologiche. Forse dovremmo celebrarla liberandola dalle pesanti scorie dell'era di Gutenberg e lasciarla vibrare nelle nostre vite, seguendo le nostre lingue che si intrecciano. Sono convinto che ogni giorno sia l'occasione giusta per ristabilire un patto tra noi e il mistero che ci portiamo dentro e che ci circonda; la poesia è l'uso più vero della parola che l'essere umano possa fare, e per questo la poesia è lo strumento più efficace per ristabilire questo patto sempre antico e sempre nuovo. Prendiamo allora la giornata mondiale della poesia come un momento speciale per fermarci a pensare a quanto tutto questo possa essere straordinario per ciascuno di noi.
Rinascimento poetico è un gruppo “inclusivo”. Cosa significa?
Nella mia attività e ricerca artistica ho lambito molte delle realtà della frammentata galassia poetica italiana. Come elemento accomunante e caratterizzante delle varie congreghe intellettuali con cui mi sono confrontato ho sempre trovato quell'idea iniziatica e secondo me deviante, di voler riconoscere come possibili poeti solo quelli del proprio gruppo di studio o di lavoro, escludendo le potenzialità altrui. Ho incontrato persone che pensano di poter dare la “patente” di poeta, quasi come se esistessero individui che possono “possedere” la poesia. Questo è di per sé un abbrutimento, in quanto non esistono i “padroni” della poesia. Rinascimento poetico invece è una realtà aperta che accoglie chiunque creda che la poesia, ossia la parola, stia già salvando il mondo. Chi raggiunge questa consapevolezza non è un improvvisatore di parole, ma qualcuno che ha sperimentato davvero questo strano percorso e che quindi ha già fatto un lavoro di approfondimento sulla parola che lo porta a non sentirsi padrone della poesia. Chiunque veda la sacralità della parola poetica non può pensare di possedere la poesia; piuttosto sarà vero il contrario, che sia la poesia a possederci quando glielo permettiamo. Con questo approccio ovviamente non ci si pone neanche il problema delle diversità umane e delle categorizzazioni per etnicità, orientamento sessuale o estrazione sociale e geografica, che in quest'era sembrano tanto importanti. Per noi siamo tutti “potenzialmente” poeti e chiunque scelga di cercare i versi che porta dentro è benvenuto alle nostre attività e nella nostra famiglia poetica. Da dove le persone vengano, che storia abbiano o cosa sentano o pensino è ininfluente. Noi di Rinascimento includiamo tutti.
Tu cosa fai per la poesia?
Questa domanda mi mette un po' in crisi perché sento il peso della colpa di chi sa quanto la poesia stia già salvando il mondo ma non riesce a fare quanto vorrebbe. La mia ricerca artistica personale è tutta indirizzata a cercare un nuovo patto fra parola che si fa poesia e materia che si fa arte visiva, il tutto all'interno di una cornice tecnologica. Mi sveglio ogni mattina e faccio mosaici, calligrammi, performance che cercano di trovare dimensioni ulteriori per la poesia tramite spazi digitali inseriti nella materia. Cerco di mettere poesia anche nel diario che pubblico ogni giorno sui social. Sperimento questa energia in tutti gli ambiti artistici in cui mi muovo e la traspongo anche nel movimento che mi sono trovato a fondare. In Rinascimento poetico coordino le decine e decine di eventi del movimento - online e dal vivo - che costellano l'Italia e che si propongono di dare voce a chi fa poesia in Italia oggi. Solo nell'ultima settimana abbiamo fatto, grazie a Riccardo Magni, un grosso evento a Milano presso la libreria Bocca in Galleria Vittorio Emanuele, con la quale abbiamo una collaborazione stabile, un altro incontro a Scanno organizzato da Isabella Esposito, un altro in Puglia organizzato da Antonella Corna, a cui sono particolarmente debitore, un altro a Sant'Ilario D'Enza con Damiana Tubini. Curiamo dirette poetiche online grazie al contributo instancabile di Cristina Maioli, proponiamo laboratori, corsi formativi sulla poesia, nonché concorsi letterari. A brevissimo, presso la tomba del sommo poeta a Ravenna, partiranno le scoppiettanti giornate del premio L'Alloro di Dante, che quest'anno ha coinvolto più di 6000 persone, grazie al Centro Dantesco dei Frati Minori di Ravenna, che ha anche elargito i premi, insieme a Giunti Scuola che ha anche fornito i libri per la categoria dei più piccoli, a Luca Isoardo, a Sara Fusaro e molti altri, e potrei andare avanti. Tutti i mercoledì faccio una diretta sul profilo Instagram di Libreriamo in cui leggo poesie pescate in rete. Non poesie mie, ma versi scritti da chiunque abbia scelto di farlo, nello spirito di dar loro voce. Penso che per poter far vivere la poesia serva un orizzonte di “noi” che ci faccia superare le gabbie dell'ego con cui qualunque artista deve fare i conti. Ecco, forse sono qui anche per dare una mano a chi vuole fare poesia in una dimensione di “noi”.
Perché credi sia importante scrivere e leggere poesia oggi?
Leggere, scrivere, ma anche declamare, ascoltare... Oggi il mondo è smarrito o per dirla con Bauman è liquido. Siamo naufraghi in un mare di acido che ha corroso e fatto crollare tutti i costrutti con cui nei millenni l'umanità ha cercato spiegazione all'esistente, o consolazione all'illusione della condizione umana: conformazioni sociali, chiese, religioni, ideologie. In questo mare le persone non trovano senso, faticano a comprendere il proprio nome, si perdono in ideologie che non possono superare il confronto con la realtà. Ho recentemente avuto una discussione critica con un'artista che ha come massima aspirazione l'estinzione dell'umanità, o mi trovo a dovermi confrontare con l'idea americana del “sono ciò che mi sento”. Di fronte a tutto questo la parola, che è insieme ragione e principio creatore, deve indicare la semplicità del reale e condurre le persone a se stesse, ritrovando il senso di una parola che la tarda era tipografica ha fatto diventare tabù: verità. Ecco, per me la poesia è il modo migliore per ritrovare una strada per la verità.
Se dovessi consigliare un libro?
Senza dubbio La galassia Gutenberg: nascita dell'uomo tipografico (The Gutenberg Galaxy: the Making of Typographic Man) di Marshall McLuhan. Pur essendo un libro del 1962 ha in sé tutti gli strumenti per spiegare in modo chiaro e convincente alle persone di oggi come siamo usciti dall'era di Gutenberg. E mi pare che il mondo poetico italiano non lo abbia ancora capito. Incontro continuamente persone che si avvicinano alla poesia e che hanno come massima ambizione quello di pubblicare una silloge in formato cartaceo, con la mai troppo nascosta idea di sottofondo che in quel modo diventeranno famosi. Ecco, mi farebbe piacere se McLuhan facesse loro capire che quell'era è finita e che i nuovi mezzi di comunicazione offrono opportunità impensabili fino a poco tempo fa per far circolare poesia.
L’editoria che valore dà alla poesia?
L'editoria è un insieme di imprese commerciali che cercano di sopravvivere nell'era del superamento del libro. Gli editori pubblicano quello che ciò che resta dei lettori legge, secondo una meccanica logica di mercato. Chi vuole leggere poesie oggi non va in libreria, usa internet. Quindi perché mai un editore dovrebbe pubblicare libri di poesie? Certo, esistono piccole nicchie che sopravvivono ancora, e magari continueranno a farlo, ma penso che pubblicare poesie in forma cartacea oggi dovrebbe essere un passo di un più vasto progetto poetico che dovrebbe abbracciare performance, eventi, iniziative digitali. Personalmente ho pubblicato 33 libri, poco meno della metà dei quali nel Gruppo Mondadori. Ma non pubblico libri di poesie, preferisco donarle sotto forma di performance o di sillogi digitali sul mio sito. I numeri dicono che l'operazione funziona.
Ce la dedichi una tua poesia?
Volentieri. Questa è nata in questi giorni:
A volte sento
- ma solo a volte -
il cosmo nello stomaco
il cosmo tutto intero
tutto il globo sulle spalle
- sulle spalle è pesante -
e in testa il rimestare dell'universo
Fili d'emozioni antiche,
antiche generazioni
gridano nelle budella.
È molto strana la condizione umana
- umana poi -
me la sento tutta dentro.
Ecco perché sorrido.