Non c’è pace per Kevin Spacey in questa terra. La storia è questa: una sola serie diede inizio alla storia “gloriosa” di Netflix e delle altre piattaforme in streaming: è House of cards. La prima grande serie di tale impatto che vedeva come protagonista uno dei più grandi attori di Hollywod, Spacey appunto. Poi arrivò il MeToo, le accuse, le sue scuse, i licenziamenti, i processi, gli accordi, la depressione, nessuno che voleva più lavorare con lui. Un’ondata di odio che si replicò tale e quale in altri casi, non da ultimo quello di Johnny Depp e Amber Heard. L’assoluzione di Depp ha in qualche modo dato un avvertimento: cautela e soprattutto garantismo.
Nel caso di Spacey le accuse sono state di più, varie, alcune coerenti pur arrivando da persone diverse in occasioni ed epoche diverse. Lui non ha nascosto il suo problema con il sesso ma a distanza di anni le attenzioni su di lui erano diminuite. E poi? E poi Guy Pearce, attualmente candidato come miglior attore non protagonista agli Oscar per il film The Brutalist, è intervenuto sui giornali per raccontare della sua collaborazione co Spacey ai tempi di L.A. Confidential, uno noir del 1997 diventato cult.
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Pearce avrebbe ha detto: “Capisco che sia un argomento troppo delicato per essere liquidato con una battuta. Sebbene non sia stato aggredito o molestato sessualmente, mi ha fatto sentire a disagio. Ho affrontato e gestito la situazione quando si è verificata, e per questo mi rammarico di averne parlato solo ora”. Una vittima? “Probabilmente lo ero, in una certa misura; ma non certo nella stessa misura di altre persone che hanno subito abusi da parte di predatori sessuali”.
E ha aggiunto: “Per cinque mesi ho vissuto con una certa paura di Kevin, perché è un uomo piuttosto aggressivo. È estremamente affascinante e brillante in quello che fa, davvero impressionante. Sa come dominare una stanza in modo straordinario. Ma io ero giovane e vulnerabile, e lui mi ha preso di mira, senza dubbio”. Poi Pearce aggiunge un particolare controverso: “Gli unici giorni in cui mi sento al sicuro sono quelli in cui Simon Baker era sul set, perché in quei giorni Kevin mi ignora e si concentra su di lui, che era dieci volte più carino di me”. Per Guy Pearce il discorso non è dunque completamente slegato dall’ondata di MeToo che investì anche il collega, accusato di aver importunato un quattordicenne, Anthony Rapp, nel 1984 (la causa civile finì nel 2022 dichiarando Spacey non responsabile).
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La testimonianza ha così riportato l’attenzione su Spacey, che non è stato molto contento delle insinuazioni di Pearce e ha scelto di rispondergli su X: “Abbiamo lavorato insieme molto tempo fa. Se ho fatto qualcosa che ti ha infastidito, avresti potuto contattarmi e parlarne con me. Ma invece hai deciso di rivolgerti alla stampa, che ora ovviamente mi sta dando la caccia per sapere quale sia la mia risposta – ha dichiarato l’attore, concludendo con un secco: Vuoi davvero sapere la mia risposta? Cresci”. Spacey ha anche aggiunto dei particolari, accusando Pearce di aver omesso il loro rapporto amichevole e di stima in quegli anni: “Hai detto alla stampa che un anno dopo aver girato L.A. Confidential sei volato a Savannah, in Georgia, mentre io ero sul set di Midnight in the Garden of Good and Evil, solo per passare del tempo con me? Lo hai detto? O forse non rientra nella narrazione da vittima che stai cercando di costruire? Mi dispiace se non avevo capito che non ti piaceva la mia compagnia. Forse c’era un altro motivo, non lo so”.
Pearce ha cercato di salire su un carro, anche se fuori tempo massimo, proprio a ridosso degli Oscar? “Eccoti qui ora, dopo 28 anni dopo, a intervenire proprio adesso, dopo che ho attraversato l’inferno e sono tornato. Perché ci hai messo così tanto? Il tuo cavallo è rimasto senza benzina?”. Ma Spacey non la chiude qui e invita il collega a un confronto: “Se vuoi parlare, sono disponibile in qualsiasi momento e ovunque. Possiamo anche farlo in diretta su X se vuoi, non ho nulla da nascondere. Ma Guy, devi crescere. Non sei una vittima”.
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