Scegliere specificamente 7 film horror da vedere non è semplice. Il panorama di genere è ampio e in continua crescita, ma se si riduce il cerchio tagliando fuori operazioni ad altissimo budget e scarsissima trama e prodotti simil-adolescenziali di scarso impatto l’operazione diventa più agevole.
Senza porci limiti di tematica, proviamo quindi a individuare 7 capolavori che ci ha regalato il cinema del brivido, che uniscono ai ritmi alti e a tutte le caratteristiche classiche del genere una storia intelligente, ben scritta, con scene che restano impresse nella mente dello spettatore a lungo.
Sheitan
Apparente produzione dilettantistica, Sheitan (che in arabo vuol dire Satana) si presenta come un intelligentissimo film horror, dai ritmi elevati e mordaci. Fondamentale l’apporto economico, di scrittura e recitazione del bravissimo Vincent Cassel. È lui infatti a guidare un manipolo di attori dilettanti in un vivace horror che mischia filone giovanilistico e vecchie tradizioni esoteriche, sesso e religione, comicità e dramma. Racconta la storia di cinque ragazzi, poco più che adolescenti. Tutti accetteranno a cuor leggero l’invito un po’ casuale di una di loro, e passeranno la notte di Natale nella sua isolata villa fuori città. Verrà fuori – gradualmente e non senza un’ottima dose di humor nero – l’universo distopico, incestuoso e occulto che circonda tutta quella sperduta campagna francese, che sembra rimasta ferma al 1700.
Il buco
Il più moderno dei film qui analizzati e l’unica produzione Netflix di cui parleremo. Film spagnolo, per la regia di Galder Gaztelu-Urrutia, dipinge lo scenario distopico rappresentato da una prigione che si sviluppa in verticale, divisa per livelli. Ogni giorno una tavola piena di cibo parte dal primo piano per scendere gradualmente fino all’ultimo, con l’obiettivo di sfamare i prigionieri, il quale unico intento è quello di restare in vita nutrendosi a sufficienza.
Violentissimo e feroce nei suoi intenti descrittivi, costruisce una più che riuscita parabola sul rapporto io-l’altro e lo fa nella maniera più primordiale possibile, in un ambiente asettico, privo dei concetti di spazio-tempo. Elemento che persegue il doppio intento di “isolare” la storia in una sorta di gabbia filosofica e decostruire ogni contaminazione esterna.
Martyrs
Presenta una delle più accurate e significative sceneggiature dell’horror, e contribuisce – assieme ad altri film notevoli come À l’intérieur e Alta Tensione – a portare molto in alto il cinema francese di genere. Parte come storia di vendetta, quella di una giovane donna che trova e uccide tutti i componenti della famiglia che l’aveva torturata da bambina. Ma la stessa famiglia nasconde, nei sotterranei di quella casa, un brutale esperimento che va avanti ormai da decenni, e mira a scoprire una verità legata al momento della morte, grazie agli stessi morenti. Ci sono scene che uniscono alla brutalità un significato profondo. In questo senso, Martyrs si presenta davvero come uno di quei pochi film in grado di rendere l’enorme violenza mostrata completamente funzionale a una trama delineata in maniera scrupolosa.
Hereditary
Dramma familiare targato Ari Aster che, dopo risvolti di crudezza estrema, si fa storia soprannaturale, il tutto sorretto da una prova attoriale maiuscola di Toni Colette. La pellicola ha inoltre il merito di aver dato il via alla carriera internazionale di Aster, regista statunitense che sta decostruendo praticamente tutti i filoni horror conosciuti finora per crearne degli inediti, si veda in particolare il più recente Midsommar. Hereditary – come in apparenza ogni lavoro di Aster – punta a due intenti e due letture: scioccare lo spettatore e poi analizzare l’elaborazione di quello shock.
It follows
È una produzione relativamente recente costruita come un horror anni ’80, un prodotto davvero unico nel suo genere. L’idea di base stessa è brillante: qualcosa di strano colpisce la giovane protagonista, seguìta nella sua routine da un’entità che può prendere le sembianze di chiunque, e che mira a ucciderla, in ogni istante. Come si passa una simile maledizione? Facendo sesso con una persona, solo così quel tormento verrà “scaricato”. Ne viene fuori una battaglia singolare e inquietante contro un’entità ignota, che sarà tutta di scena in un’ambientazione periferica d’altri tempi, costruita con dovizia di dettagli.
Spring
Girato in Italia, nell’incantevole Polignano a Mare (Bari), racconta la storia del giovane Evan. Fuggito dagli Stati Uniti dopo la morte della madre, si ferma nella piccola cittadina pugliese a strapiombo sul mare. E qui, in un’ambientazione all’apparenza lontana anni luce da scenari orrorifici, incontrerà la bella Louise, che nasconde una natura secolare e maledetta. La grandezza del film risiede in primis nel presentare un horror – un bell’horror – e farlo nella forma di una storia d’amore. Ma c’è soprattutto l’abilità del regista – il giovane Justin Benson – nel tratteggiare i contorni di una storia solitamente sviluppata con i tipici elementi del cliché, e farlo in maniera diametralmente opposta rispetto alla tradizione filmica precedente, da molto vicino, con un occhio originale.
Shining
È forse il film horror classico per eccellenza, una delle prime pellicole capaci di creare una tensione psicologica enorme, unita ovviamente ad ambientazione e trama brillanti. Tratto dal romanzo di Stephen King, racconta la storia di Jack Torrance, che assieme alla moglie Wendy e al figlio Danny si trasferisce per sei mesi nell’isolato Overlook Hotel, per prendervi servizio come custode invernale e scrivere, al contempo, il suo romanzo. Ma la cosiddetta “febbre del chiuso” porta alla pazzia il protagonista, che dovrà fare i conti con tutta una serie di segreti e retrostorie legate all’albergo. Mentre il piccolo Danny proverà a utilizzare la sua «luccicanza» – shining appunto – per uscire dall’incubo insieme alla madre. Il finale, o meglio il significato del finale, resta tra i più discussi della cinematografia mondiale.
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