È sempre difficile stilare una classifica di fine anno cercando di rimanere il più possibile oggettivi, soprattutto se nell'epoca della fibra tutti, per dirla con Nanni Moretti, si sentono in diritto di parlare di cinema, e chi è un bagarre addicted avrà letto lo shitstorm (meritato) verso Christian Raimo per la sua superficiale stroncatura social a È Stata la mano di Dio, fraintendendo completamente il senso del film. Il 2021 ci ha picchiati malamente, chi più e chi meno, dando il cambio - come nel wrestling - con nuova forza al 2020, ciononostante il cinema ha rialzato la testa, sputato sangue, e ha fornito un dolce e amaro approdo per noi aficionados della sala e dell'ennesima piattaforma on-demand (pensiamo ad Apple TV+ qui e Paramount + negli Stati Uniti) reduci, insieme alla settima arte, di un vero e proprio massacro emotivo e fisico.
Il leitmotiv per l'annata morente sembra essere stata la memoria, l'importanza del ricordo: che si pensi all'acclamato È stata la mano di Dio con l'autobiografia di Paolo Sorrentino, o il trauma straziante delle conseguenze negaste dell'attentato alle Torri gemelle con The Card Counter, passando per quel gioiellino di Feature Film About Life e il ricordo toccante e delicato di Lucio (Dalla) firmato dal bravo Pietro Marcello. Questa è la mia personalissima top 10 dei film dell'anno, e come amo sempre scrivere in previsione della fine del tunnel che ci porterà a Capodanno, prima di entrarne in uno nuovo - e forse ancora più oscuro -, la mia classifica è una guida 'tra la perduta gente'. Ci sono tantissimi esclusi eccellenti che avrebbero potuto sostituire svariati titoli, ma una scelta - di cui mi pentirò nei prossimi giorni - andava fatta, come il documentario sui Velvet Underground di Todd Haynes fino al ritorno di Jane Campion a Venezia con Il potere del cane e poi: Memory Box di Joana Hadjithomas, Ariaferma, Atlantide, Drive My Car, Il ragazzo più bello del mondo e così via. Non tutti i film sono disponibili in italiano, ma meritano di essere menzionati e recuperati nella banda larga quando non è possibile farlo nella bellezza dei cinema che rimarrà, sempre, un rifugio dal massacro che è la nostra vita. In Utero.
10. La scuola cattolica
L'importanza della memoria e ricordarsi che, forse, il più grande errore è la distrazione. L'ambiente disfunzionale di quei bravi ragazzi della Roma bene analizzata dall'occhio non banale di Stefano Mordini. Tutta la tensione di un ambiente tossico vissuto tra casa e scuola, la violenza interiorizzata, così come la sessualità frustrata non solo degli anni di piombo ma in particolar modo dell'adolescenza, espressa nel modo peggiore possibile: il massacro del Circeo.
9. Per Lucio
Il suo meglio Pietro Marcello lo sfiora quando si tratta di maneggiare materiale d'archivio e tirarne fuori grandi documentari. Per Lucio è la ghost track di qualche album mai uscito del grande Lucio Dalla, un nuovo modo di vedere l'artista bolognese.
8. The French Dispatch
Ormai con le offerte semestrali pure il pubblico italiano può darsi delle arie sfoggiando l'abbonamento al Newyorker e la tote bag in regalo. Wes Anderson è qui al suo acme tecnico, e benché The French dispatch possa essere letto come un film senza cuore, l'ultimo grande lavoro del regista di Moonrise Kingdom è una lettera d'amore per quegli artisti solitari, spesso dimenticati, che sono i giornalisti. Grazie.
7. Annette
Più che un film da recensire è una esperienza da vivere, Leos Carax al Festival di Cannes è tornato con un discorso sul cinema, tra l'amore e l'anarchia stessa dell'arte.
6. Qui rido io
Mario Martone è il teatro prestato al cinema in una forma purissima. La parabola di Eduardo Scarpetta interpretato da un Toni Servillo al suo meglio, è la chiara dimostrazione del potere salvifico dell'arte o per dirla con un giovanissimo Eduardo De Filippo che indica il palco a uno dei fratelli in crisi: Vuoi la libertà? La nostra libertà è la sopra'. E così sia.
5. Illusioni perdute
In epoca di pseudo pose avanguardistiche e film che hanno la durata del Bela Tarr più lungo, Xavier Giannoli compie il miracolo con un film di una classicità disarmante ma non per questo meno potente. Riprendendo uno dei classici di Honorè De Balzac, Giannoli assesta un pugno in pieno stomaco contro la critica e quel sistema viziato, incestuoso e corrotto che ha da sempre formato il mondo della cultura coi suoi gusti e i suoi idoli. Incredibilmente attuale oggi più che allora.
4. Feature Film About Life
Il cancro della mia generazione (Millennials? O meglio ancora quel sottoinsieme tra i Millennials e la generazione X) è la nostalgia. Nostalgia di luoghi che rimangono solo nella memoria o nei nastri delle VHS che usavamo da piccoli. La storia tragicomica -a tratti- di Dovile, la trentenne protagonista alle prese con l'organizzazione del funerale del padre. Il lutto è difficile ma quando hai pochi soldi e devi relazionarti con ciarlatani o gente poco seria, è ancora peggio. L'opera prima di Dovilė Šarutytė è una riflessione sulla perdita e su quella casa, rappresentata dai genitori, in cui è impossibile tornare. Qual è la cosa peggiore della morte di una persona che ami se non un telefono che non squilla?
3. Copilot
Anne Zohra Berrached non dirà molto al pubblico italiano ma il suo Copilot, presentato alla Berlinale, è un gioiellino da recuperare dove, attraverso una difficile e toccante storia d'amore tra due ragazzi, si prova ad arrivare alle radici della malattia che portò il mondo di inizio millennio al terrorismo e a una guerra senza prigionieri contro quello stesso terrorismo. I ragazzi delle canzoni di Bruce Springsteen erano prigionieri in un parcheggio, noi lo siamo da quando abbiamo abdicato ai nostri diritti in nome della sicurezza nazionale.
2. The Card Counter
Gli americani non si libereranno mai del bisogno di imporci il loro destino manifesto e penetrare nelle nostre terre e nei nostri cuori. Paul Schrader torna con un protagonista (un grandissimo Oscar Isaac) degno del Travis Bickle di Taxi Driver. Una volta squarciato il velo di Maya e colonizzato ogni cosa e persona, c'è possibilità di essere ritrovati e perdonati per le nostre mani macchiate di sangue?
1. È stata la mano di Dio
Sorrentino ha parlato di tutti noi attraverso il caledoiscopio doloroso che è l'adolescenza. È stata la
mano di Dio riesce a dire cose difficili nella maniera più semplice, e solo i grandi ci riescono, ma chi
stronca questo film dovrebbe sapere quanto dolore e sacrificio del corpo e dell'anima ci vogliono
per ammettere cose orribili, come il nonsense dell'esistenza, in modo tanto poetico.