Gli americani sono meglio degli inglesi, almeno a far ridere. A dirlo è Jeremy Clarkson nel suo ultimo editoriale pubblicato sul Sunday Times.Il giornalista e conduttore televisivo, dunque, dopo essersi scoperto anche contadino (nel suo show La fattoria di Clarkson su Amazon Prime Video) e stratega geopolitico (come raccontato da MOW), adesso dalle pagine del quotidiano britannico offre lezioni di comicità, e spiega perché il Regno Unito, e i suoi comici, ha smesso di far ridere. “Come sappiamo, la comicità britannica sta attraversando un periodo un po’ difficile - esordisce Clarkson -. [...] Eravamo consapevoli di avere le persone più simpatiche del mondo. Ma poi tutto è finito, soprattutto perché la risata è stata sequestrata dalla sinistra”. Già, Jezza, così come viene chiamato oltremanica l’ex conduttore di Top Gear, ancora una volta punta il dito contro la politica inglese (e non), o perlomeno contro una parte ben precisa di essa. “I loro modelli di comicità - commenta ancora Clarkson riguardo i politici e gli elettori di sinistra - sono Stalin, Mao Zedong e il vecchio simpatico Jeremy ‘Funny Bone’ Corbyn in persona (politico inglese ed ex leader del Partito Laburista, ndr)”. Insomma, ancora una volta, è colpa del “delirio woke”, come lo chiama Clarkson, dagli ambientalisti al politicamente corretto (altra battaglia di Jeremy riportata da MOW). Un esempio di questo delirio? “Ho fatto un’osservazione - scrive Jeremy - sui liberali dal cuore tenero, e sono stato dato in pasto ai lupi. Mentre Stewart Lee sull’incidente quasi mortale di Richard Hammond ha detto: ‘Avrei voluto che la sua testa fosse rotolata davanti a sua moglie e che un pezzo di metallo dell’auto gli fosse rimasto incastrato nell’occhio e lo avesse accecato’. E cos’è che ha avuto in cambio? Già - conclude Clarkson -, una pacca sulla spalla dai sostenitori di Arthur Scargill (sindacalista inglese, ndr)”.
Insomma, ai comici di sinistra è concesso di tutto, tant’è che, riporta Jezza, “Frankie Boyle ha detto che quando la nuotatrice Rebecca Adlington si guarda allo specchio deve essere come se stesse guardando il riflesso di sé stessa nel retro di un cucchiaio. Ebbene, è stato considerato un “bastardo misogino? No - scrive Clarkson -, perché è un socialista”. Anche se, continua, “i comici di sinistra sono raramente divertenti, visto che è difficile far ridere quando si è corrosi dall’amarezza, dall'invidia e dalla rabbia”, e infine, scrive sempre Clarkson, “la sinistra non può essere divertente perché ci tiene, mentre la destra non può esserlo perché non è autorizzata a parlare”. Comunque sia, a parte la critica politica di Jeremy, il suo editoriale sembra essere una sorta di elogio alla libertà di espressione che i comici hanno dall’altra parte dell’oceano. E se il movimento woke in Uk viene preso in giro solamente da Ricky Gervais, “che è più intelligente che simpatico”, e Jimmy Carr, e in tv dal giornalista Piers Morgan, in America tutto sembra essere diverso. Molte delle battute che si raccontano negli Usa, come quelle di Bill Burr e Louis C.K., secondo Jeremy Clarkson sono irripetibili. E anche ai comici americani è stato detto dal movimento woke cosa non dire, ma questi semplicemente disobbediscono. “Nulla è vietato” scrive Clarkson, che continua: “Amo ciò che fanno, e quando ero in vacanza la scorsa settimana (insieme alla fidanzata Lisa Hogan come raccontato da MOW) ho passato molto tempo a pensare come scrivere un articolo in cui viene detto che per la prima volta in assoluto la comicità americana è meglio della nostra”. Semplicemente, conclude Jeremy, “loro (gli americani, ndr) hanno accelerato per uscire dalla grande ‘depressione woke’, mentre noi non l’abbiamo mai fatto”.