Ma cos’è che non va nel Regno Unito? A quanto pare, la lista è lunga, lunghissima, o perlomeno lo è quella stilata da Jeremy Clarkson. Il giornalista e conduttore televisivo, storico volto di Top Gear, infatti nel suo ultimo editoriale pubblicato sul The Sun non ha risparmiato una parola (cattiva) per nessuno, puntando il dito a destra e a manca. Prima contro il servizio postale britannico, o meglio ancora contro Paula Vennells, l’ex capo delle poste inglesi, che “ha ricevuto più di 4,5 milioni di sterline nei suoi sette anni come amministratore delegato, inclusi bonus e pensioni per un totale di quasi 3 milioni di sterline”, e adesso al centro di un grosso scandalo, per il quale ha deciso anche di riconsegnare il suo Cbe (Commander of the Order of the British Empire). Una situazione abbastanza ambigua per Jeremy, ma forse, scrive, è anche per questo che “non funziona più nulla”, visto che “le strade sono piene di buche perché chi è al comando è impegnato nella sua chiacchierata settimanale con Re Carlo. E se provi a sporgere denuncia, ricevi un messaggio registrato che dice che lamentarsi è un crimine d’odio e sarai perseguito”. C’è anche Aberystwyth, “tra le dieci cittadine più pericolose di Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord”, e la sua polizia che, nonostante “crimini violenti, droga, furti, furti con scasso e taccheggi”, è impegnata a “indagare su un biglietto lasciato fuori casa di qualcuno, che lo invita a tornare a Birmingham”. Ma senza dubbio, le parti principali dell’editoriale di fuoco dell’attuale conduttore de La Fattoria di Clarkson e The Grand Tour (entrambi show di Amazon Prime Video), riguardano i cappelli di pelliccia d’orso, delle pubblicità politicamente corrette, con tanto di auto elettriche, e il traffico londinese, quest’ultimo lento per chi non è mai stato in Uganda…
A quanto pare Stephen Fry, attore britannico, vorrebbe “convincere i soldati della Guardia del Re a cambiare i loro cappelli di pelle d'orso con qualcosa di più animal friendly”, un’idea troppo “buonista” per Jeremy: “Veramente? Vogliamo che il Re sia sorvegliato da persone con cappelli di nylon? Il fatto è - continua il giornalista - che le tribù indigene nel nord remoto del Canada uccidono gli orsi e mangiano la carne. Allora cosa dovrebbero fare con la pelliccia rimasta? Buttarla via? O venderla all’esercito britannico e guadagnare qualche sterlina?”. Il secondo attacco al politicamente corretto di Clarkson punta il dito contro le campagne pubblicitarie. “Il luogo più ‘diverso’ e ‘sveglio’ della Terra si trova nelle interruzioni pubblicitarie in tv. Hai un padre nero e sua moglie bianca con i loro figli cinesi e indiani che vanno al supermercato con la loro auto elettrica per comprare snack vegani da una cassiera transgender”, ma a quanto pare per Channel 4 tutto ciò non è ancora abbastanza: “Dicono che di recente una pubblicità di Specsavers, in cui un uomo sale diverse rampe di scale per consegnare un pacco all’ultimo piano del condominio non è stata mandata in onda perché considerata offensiva, visto che l’uomo in questione era di colore. E che la donna nella pubblicità di Fairy Liquid non sarebbe dovuta essere bianca”. L'ultimo caso? Quello della cantante Fka Twigs apparsa seminuda in un poster pubblicitario di Calvin Klein. Ebbene, “ora il poster è stato bandito perché potrebbe essere offensivo per qualcuno. E così è stato - sottolinea Clarkson -. Per un totale di due persone”. E infine il piccolo, e sarcastico, passaggio sul traffico di Londra. Secondo il TomTom di Jeremy si tratta della città più lenta del mondo, insomma “ci vogliono 37 minuti e 20 secondi per percorrere appena 10 km”. Alcuni automobilisti danno la colpa al limite di velocità a venti miglia all’ora (circa 32 km/h), altri “all’amore di Sadiq Khan (sindaco di Londra, ndr) per la pista ciclabile”. Ma Jeremy semplicemente alza gli occhi al cielo, perché “chiunque dica che Londra si muove lentamente non è mai stato a Kampala in Uganda”.