Denis Diderot, il padre dell’Encyclopédie, lo definì “un uomo retto, ma credulo e pauroso”. Così come Voltaire, altro alfiere di quell’Illuminismo che finì per ammalarsi del suo contrario, l’oscurantismo. Tanto oppositori del cristianesimo da contraffare il Medioevo (a loro dobbiamo l’idea di quella grande età come di un’epoca buia), tanto appassionati della ragione, da scaricare un matematico, filosofo e pensatore ben più razionale di loro come Blaise Pascal, la cui fede egli tenne letteralmente vicina al cuore fino al giorno della sua morte prematura, il 19 agosto 1662, a trentanove anni. Perché in un foglio scrisse la data della conversione, quel lunedì 23 novembre 1654, giorno di san Clemente papa e martire, tra le 22:30 e le 00:30; e quel foglio lui lo nascondeva nella fodera delle sue giacche. Blaise Pascal, che ci lascia varie dimostrazioni matematiche in latino e una raccolta di Pensieri, forse l’anticipazione di una grande opera in difesa del cristianesimo, verrebbe liquidato e criticato anche oggi. Superstizioso, lontano dalla realtà, un teorico abituato più alle formule che ai fatti. Ma la sua non era solo la fede della ragionevolezza e della virtù (Pensieri, n. 338), ma anche quella del confronto con il mondo (della natura e degli uomini). Due erano i punti fondanti del cristianesimo per Pascal: “Che c’è un Dio, del quale gli uomini sono capaci, e che c’è una corruzione della natura che li rende indegni di lui” (Pensieri, n. 398). E proprio da qui possiamo partire, a 400 anni dalla sua nascita, per capire qualcosa di più del caso degli Youtuber a Casal Palocco e della morte di Manuel Proietti.
I The Borderline hanno chiuso la loro attività: “L’idea era quella di offrire ai giovani un intrattenimento con uno spirito sano. La tragedia accaduta è talmente profonda che rende per noi moralmente impossibile proseguire questo percorso”. È chiaro a tutti, però, che di sano ci sia molto poco. Non riguarda certo la possibilità di creare contenuti senza supervisione di un tribunale morale. La libertà di inventare e la creatività non sono contrattabili. A essere poco sano è qualcosa che tocca in modo più profondo la nostra società e parte proprio da quanto Pascal nota ripetutamente nei suoi scritti: la corruzione della natura. No, non è semplicemente un discorso cristiano, ma un discorso antropologico. Perché la corruzione della natura è prima di tutto il peccato dell’uomo, ovvero quell’errore che tra tutti sembra imperdonabile. Proprio come la morte di Manuel, o l’incentivo a bere più spritz possibili per ricevere un premio. Non tanto un istinto di morte, quanto il tentativo continuo di offuscare quanto ci sia di centrale nelle nostre vite. Non è solo ciò che resta della cosiddetta Mtv Generation, quella descritta da Bret Easton Ellis, ma è un problema che tocca ogni generazione. Non solo la nostra, quella del padre di Matteo Di Pietro, il ragazzo che ha fondato i The Borderline, ma quella dei nostri nonni e persino dei contemporanei di Pascal. L’errore imperdonabile, infatti, non è altro che il risultato di un depistaggio continuo. Noi non facciamo che seminare noi stessi. Dopotutto è da questo che dipende l’infelicità degli uomini: “…da una cosa sola, non sapersene stare in pace in una camera” (n. 126). I ragazzi non sanno più stare da soli, perché la solitudine li tiene in coma.
Sono soli perché gli errori li hanno isolati non solo da Dio, ma da loro stessi. Sono come sdoppiati, distratti, inconcludenti. Per questo la perdita di senso. Impossibile non capire il padre di Manuel, che vuole assalire chi ha appena ucciso suo figlio. Impossibile non capire che i ragazzi nella Lamborghini non volevano uccidere nessuno e che non sono dei killer. Ma come tenere insieme queste due cose, la reazione paterna a un dolore agghiacciante e l’innocenza delle loro intenzioni? Prima di tutto arrivando a capire quanto sia facile perdersi, commettere errori. Sapere che sarebbe stato un errore se il padre avesse ucciso di botte chi era la guida, senza per questo definire la sua reazione “primitiva”. Non è l’occhio per occhio che qualche commentatore ha tirato fuori. Il padre, che solitamente non assale e aggredisce dei ragazzi, si era perso. Allo stesso modo, quei ragazzi a bordo di un suv Urus extralusso si sono persi. E mentre il padre stava per commettere un errore, loro un errore lo hanno commesso. Non si torna indietro. La vita di un bambino di 5 anni è finita, la forza per risollevarsi da una tragedia del genere non riusciamo a immaginarla. Pascal ci dice di più. Le challenge di YouTube, e con esse molti altri modi di riempire un tempo che altrimenti passeremmo soli, per via della possibilità di guadagnare (non solo economicamente, ma anche in termini di seguito, di riconoscimento e di popolarità) sono sempre di più identificate con attività virtuose, come appunto quella di creare “dell’intrattenimento sano”. Virtù che non sono necessariamente altisonanti, da proclami. Non esistono solo giustizia, verità, onore. Piccole virtù, quotidiane, essere soddisfatti di se stessi senza aggredire, divertire senza offendere e così via, possono essere fraintese. Questo è uno di quei casi. Cosa ci manca? Una chiave di lettura per le nostre vite: “Non si deve misurare la virtù di un uomo dalla sua eccezionalità ma nel quotidiano” (Pensieri, n. 616). Certo, i singoli casi non sono mai prevedibili, ma le tendenze sono le linee disegnate tra i puntini degli eventi, degli sbandamenti, delle cazzate. E una tendenza c’è, fa parte della natura dell’uomo, dice Pascal, così come fa parte del dna della nostra società.