"Mi ha fatto male vedere il modo in cui avete sminuito un discorso così importante come la violenza fisica e mentale. Lo giustificate con la giovane età, ma alcune cose non sono mai giustificabili". Così Nicole Conte, ex della gieffina Letizia Petris, nel suo intervento in diretta al Grande Fratello, la sera del 20 novembre 2023. Non è la prima volta che costei si dichiara parte lesa, accusando la fu compagna di averle "alzato le mani in più di un'occasione". Non solo, la donna lamenta anche di essere uscita distrutta da quella relazione, tanto da dover intraprendere un percorso di terapia per tornare "quella di un tempo". "Sono stata fortunata - aggiunge - perché ho trovato una persona che mi ha ricucita con amore, non tutti però riescono a rialzarsi. È importante sottolineare quanto i nostri comportamenti possano avere ripercussioni sulle vite di chi ci sta vicino, ripercussioni che nei peggiori dei casi queste persone finiscono per portarsi dietro anche anni". Cosa sia realmente accaduto tra le due, chiaro, lo sanno solo le parti in causa. Interessante, non in senso positivo, vedere però come il discorso venga esaurito in fretta e (zero) furia durante la diretta. Lo stesso conduttore, di fronte al silenzio della concorrente che non seguita a non confermare né smentire le gravi accuse, chiude il blocco epitaffiando: "Abbiamo commesso tutti degli errori nella vita, non parliamone più". A posto così? A posto così. E invece no. Perché la ex, immaginiamo non felicissima dell'andazzo, posta su Instagram i lividi che avrebbe riportato dopo l'ultimo incontro con la controparte. Non importa. E non importa perché il Grande Fratello ha deciso che se la violenza fisica e psicologica è perpetrata da una donna, non conta.
"Sai benissimo cosa è successo il 7 giugno 2020, l'ultima volta che ci siamo viste", dice Nicole a Letizia nell'rvm trasmesso in puntata. "Era insieme a un'amica, mi ha portato un mazzo di fiori perché l'indomani sarebbe stato il mio compleanno - replica Petris - non ricordo altro di particolare". Invece, a quanto pare, la controparte ha una memoria più vivida di quell'occasione, come mostra nella foto che posta oggi nelle sue storie Instagram e che la ritrae con evidenti lividi sulla guancia. Il Grande Fratello seguiterà nella decisione di non affrontare più lo spinoso argomento in diretta, come stabilito iersera da Alfonso Signorini? Dopotutto, chissenefrega.
Dopotutto chissenefrega perché qui non stiamo parlando dei soliti scazzi da reality buoni solo a far parlare gli italici portinai amanti del gossip spiccioli. Qui la questione è ben più ampia e sottintende un atteggiamento invalso all'interno della nostra tristanzuola società: la violenza è solo contro le donne, mai agita dalle donne. In questo caso, perfino in quota rainbow quindi metaforicamente in una botte di ferro, lato indulgenza plenaria. La sola ombra del sospetto di un passato violento, avrebbe garantito a Letizia, se si fosse chiamata Marco, l'interdizione perpetua dagli studi Mediaset e una shitstorm social da tagliagole nei suoi confronti. Invece, visto che si chiama Letizia, finisce tutto a tarallucci e vino: "Chi non ha sbagliato nella vita? Oggi lei è di sicuro una persona migliore, non parliamone più".
Viviamo in tempi in cui di violenza si parla e dibatte ogni giorno. Anche perché all'algoritmo di Instagram il tema piace assai, genera un sacco di engagement. E allora eccoci tutti lì, dal vip all'influencer passando per i prestinai qualunque, a fornire i nostri due cent sul tema. Serve a qualcosa? Mai. Soprattutto perché la questione viene affrontata con un occhio chiuso, serratissimo. La violenza è necessariamente "di genere", le donne sono vittime, gli uomini carnefici. Il contrario non esiste, non si verifica in natura. Invece, con buona pace del "trend" social da accontentare che accalappiare cuoricini risultando i più empatici della cucciolata, si verifica. Eccome, se si verifica. Solo, si finge di non vedere. Perché non porta click, dunque non interessa, non è quello di cui le persone vogliono sentir parlare. Le stesse persone la cui opinione è a sua volta forgiata da ciò che vedono sui social, un po' come ai tempi della grande Fininvest di Berlusconi. Un cortocircuito che si morde la coda, che si autoalimenta. Male.
Se fosse solo teatrino privo di implicazioni sulla realtà fattuale, si potrebbe pure soprassedere. Il problema è che non lo è. Quello di cui si parla e come se ne parla sui social - e, alcune volte, perfino in tv - attecchisce nelle menti di chi scrolla/scanala. Via via, stiamo quindi formando una società oltremodo dispari in cui esistono dei dogmi, quelli tanto cari alla vetusta e superata Chiesa Cattolica. Primo fra tutti, la violenza sulle donne è, giustamente, inaccettabile e deve terminare prima di subito. D'accordo. Questo però non porrebbe fine alla questione. Anzi, nemmeno si affaccia a incominciare un dibattito civile sulla brutta faccenda della violenza insita nella nostra società. Perché ne condanna un 50 %, gli uomini, a prescindere e allo stesso modo ne assolve l'altro 50 %, le donne.
Sarà impopolare dirlo ma ogni tanto che il cielo sia azzurro quando terso andrebbe pur ricordato, visto che pare essercene sciaguratamente bisogno: pure le femmine possono essere violente. Assai. Psicologicamente e fisicamente. Asserire il contrario è non voler guardare in faccia la realtà fattuale. Ma anche pretendere di risolvere un'emergenza vera, quella della violenza, con abbondanti dosi di retorica spiccia. Checché se ne dica e pontifichi, nessun uomo picchia la propria compagna pensando che ai tempi di suo nonno c'era il delitto d'onore. Come nessuna donna assume atteggiamenti aggressivi e "tossici" perché la sua trisavola non ha mai potuto votare. Chiunque cerchi di convincervi di una roba così, ha un disperato bisogno di views, dei vostri soldi o di entrambe le cose.
Maschi contro Femmine è una brutta commedia di Fausto Brizzi. E lo stesso si può dire del sequel, Femmine contro Maschi. Utilizzare uno di questi due titoli, o entrambi, come paradigma che possa in qualsiasi misura descrivere la nostra società è imbecille, parzialissimo, nocivo oltre ogni dire. Anche solo perché porta, fiutando l'aria, solo a nuovi, probabilmente infiniti, scontri pretestuosti. Fino a che il discorso, anche se non soprattutto riguardo alla violenza, non si sposterà sulle persone, a prescindere da ciò che tengono in mezzo alle gambe, fino a che alla violenza verrà dato un sesso escludendo necessariamente quell'altro, saremo solo marmocchi che, a ricreazione, giocano a pallaguerra maschi contro femmine e viceversa, mentre la gente soffre, magari perfino crepa. Di certo non è così che troveremo soluzioni sensate, per non dire concrete al problema. Con buona pace dell'algoritmo Instagram. E dell'alluce di Claudio Marchisio.