Un anello d’argento, con su intagliata una fila simmetrica di onde del mare. Uno dice, ma che c’azzecca il mare a Milano? C’entra, il mare c’entra sempre. Allora uno azzarda, ma la metafora è da leggere nel mare o nel concetto di onde? E in caso, perché onde tutte uguali, come raramente capita di vedere in mare? Sarà stato un modo di volerci rappresentare una vita mossa, agitata, ma comunque dentro determinate regole, come in un disegno simmetrico?
La Design Week è l’evento dell’anno, più delle varie Fashion Week, che riguardano una nicchia, invisa alla cittadinanza, e più delle varie altre week, da quella volenterosa dei libri a quella ancora sfigata della musica
Ecco, se mai vi capitasse, in questi ultimi giorni di Design Week, di capitare a metà strada tra Città Studi e Lambrate, magari diretti al Cinema Casoretto, storico, riaperto per l’occasione dopo qualche decina d’anni, poi ci arrivo, e di dovesse capitare di vedere questo anello d’argento, con su intagliata una fila simmetrica di onde del mare, non fermatevi a farvici un selfie, interrogandovi sul significato intrinseco dell’opera, vai poi a sapere di chi, al Salone del Mobile, chiamiamolo alla vecchia maniera, capita spesso di vedere opere e istallazioni anche ammirevoli senza aver modo o tempo di scoprire di chi siano. Be' se vi capitasse di vedere l'anello prendetelo da terra e mandatemi un messaggio sui social, perché è mio, l’ho perso oggi quando sono uscito appunto per farmi un giro a piedi in città, proprio per raccontarvi gonzamente di quel che succede.
A Milano in questi giorni succedono cose, la Design Week è indubbiamente oggi l’evento dell’anno, più delle varie Fashion Week, che riguardano una nicchia, anche piuttosto invisa a parte della cittadinanza, e più delle varie altre week, da quella volenterosa dei libri a quella ancora sfigata della musica. Succedono cose e molte di queste cose non dovrebbero succedere, verrebbe da dire, perché sono o la quintessenza di quella milanesità di facciata, da macchietta, che fa prendere un po’ a tutti le distanze dalla città nella quale magari si vive da tempo, io sono ventisette anni, o sono l’espressione di una voglia di essere notati che rasenta il narcisismo patologico, quando basterebbe appunto fare le scelte giuste per trovarsi di fronte l’essenziale, anch’esso incredibilmente presente in giro questa settimana.
Non c’è in pratica angolo di Milano che non sia abusato dalle trovate geniali di un qualche creativo
Fugato il dubbio che la Design Week si svolga dentro il Salone del Mobile, sono ormai anni che gli eventi del Fuori Salone hanno scippato la leadership a quelli ufficiali, seppur, per dire, quest’anno ci siano le due stanze gemelle ideate da David Lynch che meriterebbero una visita non fosse altro che per la carriera del genio che le ha concepite, le trovate appunto alla Fiera, e si chiamano Thinking Room. Fugato anche il dubbio se esista ancora il Fuori Fuori Salone, follia fighissima che per qualche tempo ha animato qualche tempo il quartiere di Lambrate, sconfinando in Rubattino, perché oggi il Fuori Fuori Salone è esso stesso il Fuori Salone, parafrasando quella cazzata buona per farci su i meme, non c’è in pratica angolo di Milano che non sia abusato dalle trovate geniali di un qualche creativo, a partire ovviamente da quello che viene indicato come il Primo Distretto del Fuori Salone, cioè Via Tortona, piena zeppa non solo di spazi ma anche di eventi che dentro quegli spazi trovano ospitalità, via via un po’ dappertutto.
Così, consigliando di partire proprio dal Tortona Rocks o dai Superstudios (col dire Superstudios, lo so, dico tutto e niente, ce ne sono a dozzine da quelle parti, e la mia intenzione era proprio essere vago, come ho specificato prima vivo tra Città Studi e Lambrate, col cazzo che proprio sotto Salone del Mobile mi attraverso tutta la città, piena come un uovo, e con un traffico, tra mezzi pubblici e auto private, degne di una Città del Guatemala al calar del sole), ora proverò a indicarvi cosa andare a cercare, e cosa evitare come la peste, consapevole che sempre e comunque, se sarete da queste parti in questi giorni, non potrete che scoprire casualmente qualcosa di interessanti, come la Mostra dei Loghi delle Etichette Musicali visitabile dentro la Fabbrica del Vapore, tanto per cominciare a dire qualcosa, titolo Racconti Sonori, e altrettanto casualmente incappare in qualcosa di aberrante, che vi farà guardare all’incipit di questo pezzo quasi con rimpianti, non tanto i miei rimpianti per aver perso il mio anello d’argento, quanto i vostri per essere andati in giro per Milano, e che cazzo. Per la cronaca, il titolo del Superdesign Show di scena al Superstudios di Via Tortona, a voi scoprire quale, è “Thing Different- Everything, everywhere, everyone”, dopo dice che uno si legge tutta la saga dei Terroni di Pino Aprile.
Intorno a Brera, invece, zona deputata all’arte già per la sola presenza dell’Accademia, della nostra Bauhaus, leggi alla voce La casa degli artisti, e per tutti gli showroom di design che qui si trovano tutto l’anno, quasi duecento, si svolge il Brera Design District, che coi suoi quindici anni è di soli cinque più giovane del Fuori Salone di Tortona. Dopo aver fatto un salto all’Orto Botanico, dove si trova INTERNI- Cross Vision- SunRICE, dove cibo e natura la fanno da padrona, è decisamente d’obbligo Lines of Flight, come suggerisce il nome una sorta di passerella di luce sospesa e percorribile a piedi, sita in Palazzo Clerici.
Nella non troppo distante isola, anomalia tutta milanese quella di aver un’isola in assenza di fiumi, laghi o mare, l’Isola District porta quest’anno il titolo di This Future Is Currently Unavailable, titolo fastidiosamente figo. Sicuramente da visitare l’ex scalo ferroviario di Via Farini, da poco riqualificato col nome di Lampo, dove per altro si trova l’Isola Design Gallery, mentre a WAO PL7 di via Porro Lambertenghi, è da vedere Architechture Hunter, esperienza di realtà aumenta di The Hunt.
In zona corso Magenta c’è un’altra interessante situazione cui un milanese di quelli che picchieresti a mani nude recitando un qualsiasi testo di una canzone di Mimmo Cavallo ha regalato il nome di 5VIE Art + Design
Visto che si parlava d’arte, al Palazzo della Triennale sono visitabili una serie di mostre e istallazioni a tema, a partire da quella che celebra il venticinquennale de Salone Satellite, dedicata ai designer under 35 che negli anni si sono susseguiti a Milano per questa speciale settimana. Lì vicino, zona corso Magenta, c’è invece un’altra interessante situazione cui un milanese di quelli che picchieresti a mani nude recitando un qualsiasi testo di una canzone di Mimmo Cavallo ha regalato il nome di 5VIE Art + Design. Roba davvero da diventare neoborbonici. Titolo di quest’anno Unlimited Design Orchestra, e come il nome didascalicamente dice, è la musica a essere il focus di un po’ tutte le iniziative. Iniziative che ruotano intorno a una serie di palazzi storici, altrimenti non visitabili, da Palazzo Litta a Palazzo Visconti, passando per Palazzo Castiglioni e Residenza Vignale, un giro che solo per questo meriterebbe lo sforzo di mescolarsi con così tanta gente che se la crede a dismisura. Sempre in questi giorni sono visitabili anche le Ville di Varedo, Villa Borsani e Villa Bagatti Valsecchi, all’interno del progetto Alcova, che negli anni ha messo assieme brand e designer indipendenti, sotto la cura di Valentina Ciuffi e Joseph Grima.
Sempre legata al suono anche l’istallazione presente all’Università Cattolica del Sacro Cuore, a Sant’Ambrogio, dal titolo Fragments of Extinction, e mai come in questi giorni l’estinzione è reclamata da chi a Milano ci vive tutto l’anno, ideata dal ricercatore e compositore eco-acustico David Monacchi. La Sonosfera, solitamente visitabile a Pesaro, per l’anno della cultura italiana, è per qualche giorno presente nel Cortile d’Onore Pio VII, assolutamente da non perdere.
Specificato che davanti al Duomo, laddove per un po’ di tempo hanno dato bella mostra di loro le famose palme, ospitate in aiuole poste di fronte a McDonald’s, ci sarà un cambio della guardia, con nuove aiuole affidate a Oasi Zegna, oasi ideata ormai quasi un secolo fa da Ermenegildo Zegna vicino Biella, e specificato come la zona del Duomo, come quella del quadrilatero, sia da evitare come la peste in queste ore, così piena di gente da farci rimpiangere il lock down (o farci augurare che i No Vax abbiano ragione, e che tutti noi vaccinati abbiamo in effetti le ore contate), e specificato pure che l’istallazione presente di fronte alla Stazione Centrale, ideata dall’artista JR, a parte il pregio di occultare alla vista di parte di coloro che da quelle parti transitano quella cagata della mela smorzicata di Pistoletto, è davvero una ennesima aberrazione, e in tanti abbiamo fatto il tifo per il tornado che proprio martedì ha martoriato Milano perché ce ne liberasse senza lasciar traccia, magari portandosi dietro pure l’opera di Pistoletto, appunto. Ecco, specificato tutto questo, e consapevole che la vita è una sola, e dedicarne troppa parte a parlare della Design Week non è esattamente cosa buona e giusta, accelero, indicando nel cortile della Università Statale di Festa del Perdono uno dei posti da visitare. Lì si celebrano i settant’anni di Interni, rivista leader di questo settore, e li si celebra con tutta una serie di istallazioni e mostre, adatte magari più a un pubblico di appassionati, ma comunque contenuti dentro una cornice sicuramente di livello.
L’Altro Distretto, cioè quello che ruota intorno a Porta Venezia, porta il titolo di EverythinK is Design, e solo un Dio benevolo come quello che ha mandato in Terra suo figlio per espiare i peccati dell’uomo può aver perdonato a qualcuno una simile idea. Questa zona, etnicamente movimentata e da anni divenuta sorta di gay district, ancora, di Milano, presenta tante iniziative. Dovendone scegliere una indico il ToiletPaper, progetto ideato da Maurizio Cattelan e Pierpaolo Ferrari, in via Balzaretti, strada di Città Studi divenuta nel tempo vera e propria mostra d’arte contemporanea permanente.
E se via Balzaretti è un ottimo esempio di via anonima trasformata in museo a cielo aperto, non da meno è NoLo, quartiere che sorge, in nomen omen, a Nord di Loreto che, spinto dall’iniziativa di alcuni agitatori culturali che in zona vivono è nel tempo diventato una delle principali attrattive pop della città. Come dire, abito in un quartiere degradato, almeno stando all’immaginario collettivo, così è sempre stata vista la zona di via Padova, ora le passo sopra una mano di smalto, vedrai come mi si rivaluta casa. Geniale. Da non perdere la riqualificazione della Casa dell’Acqua di via Giacosa, all’interno del multietnico Parco Trotter, come uk origetti Design for Communities di Giacomo Moor, nei pressi della fermata della MM2 di Cimiano, come il già citato Cinema Casoretto, riaperto per l’occasione per ospitare prodotti di artigianato peruviano. Questo cinema, per intendersi, è il “vecchio cinema di periferia” cantato da Lucio Battisti in Pensieri e Parole, il campo di grano sorgeva da queste parti, quello di cui la penna di Mogol chiedeva ragione all’interlocutore del cantautore di Poggio Bustone, e la vecchia ferrovia è appunto quella di Lambrate. E siamo tornati al punto di partenza, al mio anello d’argento, con su intagliata una fila simmetrica di onde del mare. Nel caso passaste da queste parti, rinnovo l’invito, e la doveste trovare, beh, sì, dai, dopo averlo fotografato, facendoci su un post anche simpatico, che gioca sul non-sense di esporre cose a caso e spacciarle per oggetti di design o d’arte, come un Alberto Sordi qualsiasi nelle sue Vacanze intelligenti, mandatemi un messaggio in privato, tanto io starò murato vivo in casa, che del Salone del Mobile ne ho già piene le palle.