Scrivere di musica è come ballare di architettura. Una boutade, credo, riconducibile a Frank Zappa, uno cui negli anni hanno fatto dire un sacco di cose che non ha in effetti mai detto, come quella cosa che “i giornalisti musicali sono persone che non sanno scrivere, che intervistano persone che non sanno parlare per persone che non sanno leggere”. Comunque una bella boutade, che in realtà dice una menzogna. Perché scrivere di musica, specie oggi, ma Frank Zappa è morto ormai più di trent’anni fa, che ne poteva mai sapere dell’oggi, è assai più complicato che ballare di architettura. Provare per credere. Complicato e molto spesso, così, a occhio, anche inutile, perché ci si ritrova a scrivere non tanto per gente che non sa leggere, anche, figuriamoci, l’oggi, ok boomer o non ok boomer è assai peggio di trenta e passa anni fa, quanto piuttosto di gente che non ha bisogno di leggere, perché la musica se la trova direttamente dentro gli smartphone, per altro in contemporanea a che ne dovrebbe scrivere, chi ne dovrebbe scrivere che quindi si troverebbe lì a raccontare qualcosa di già accaduto a chi ne era testimone, al limite, ma in questo spesso chi scrive di musica è davvero qualcuno che non sa scrivere, come nella seconda frase attribuita a Frank Zappa, si potrebbe provare a approfondire, analizzare, dare al lettore, che non sa leggere, qualche indicazione utile per decifrare l’indecifrato, per comprendere l’incomprensibile, o più semplicemente per fargli capire che sì, quella determinata canzone gli piace e tutto, ma in realtà gli piace perché ha gusti assai discutibili, perché oggettivamente, la critica si avvale della facoltà di essere oggettiva, fa cagare. Scrivere di musica è assai più complicato e inutile che ballare di architettura, quindi, e scrivere di un singolo singolo, figuriamoci, è una specie di gesto autolesionista, che so?, come andare in graditanata nord al Marassi con la maglietta da ciclisti, o presentarsi alla premier di Barbie sperando di assistere a inseguimenti in auto e sparatorie. Per singolo singolo, state leggendo uno che scrive di musica, ci sono ottime probabilità che siate gente che non sa leggere, lo diceva, sembra, Frank Zappa, uno dei geni riconosciuti del Novecento, mica io, intendo un singolo e basta, dove il primo singolo sta per solo e il secondo, appunto, per singolo, cioè per brano singolo, singolo appunto.
In genere, infatti, scrivo di album, anche se più in genere non scrivo più neanche di quelli, dedicandomi più raccontare il sistema musica, a occuparmi di eventi, al limite di artisti in generale. Ma mi è passato sotto mano un singolo interessante, e, mi sono detto, perché mai avrei dovuto evitare di scriverne? Certo, il singolo è già fuori, quindi qualcuno, arrivato a questo punto, potrebbe anche lasciare la lettura a metà, sempre che questa sia in effetti la metà di questo testo, se mai doveste lasciare ora vi rimarrebbe la curiosità a vita, anche se volendo potreste sempre riprendere, presumibilmente andando a occhio o riprendendo proprio da principio, di fatto risultando all’Occhio di Dio, a proposito di corse in auto e sparatorie, cazzo, almeno spero che su Fast & Furious siate preparati, del clickbaiting come altri lettori, pensate che fenomeni, il singolo è già fuori, ma credo che valga la pena scriverne, non fosse altro perché io di lavoro scrivo, quello so fare, e se mi avete letto per cinquecentosessantadue parole, tante ne ho scritte fin qui, ora cinquecentosettanta, cinquecentosettantuno, insomma, ci siamo capiti, cinquecentosettantasette, oops, scusate, beh, se mi avete letto fin qui, o siete a vostra volta autolesionisti, come di chi voglia scrivere di un singolo singolo, o di chi va a vedere Barbie sperando di vedere Fast X, o di chi va a Marassi, dai, non fatemi ripetere, oppure quel che sto scrivendo vi sta incuriosendo, non fosse altro che perché, nonostante titolo e foto vi parlino di e vi mostrino Ditonellapiaga, è lei quella che vedete col rossetto rosso fuoco nella foto, io sono arrivato a citarla solo ora, superate le seicentosessanta parole, e ancora, converrete, di lei e del suo singolo non ho detto nulla, neanche il titolo. Ecco, il titolo, la nuova canzone di Ditonellapiaga si intitola È tutto vero (non so voi, io per far prima, la e accentata maiuscola la faccio scrivere al Pc, andando subito prima a mettere un punto, così che la interpreti come l’inizio di una nuova frase, punto che poi corro a cancellare, ma ormai il Pc è stato fregato e la e accentata maiuscola lì, al suo posto), secondo nuovo singolo dopo il precedente Fossi come te, uscito sul volgere dell’anno scorso, a metà novembre. Entrambi, par di capire da quanto la medesima Ditonellapiaga ci ha fatto sapere sui social, e dove se no, finiranno poi in un album di prossima pubblicazione, il secondo album, stando a Caparezza il più difficile nella vita di un artista, anche se qui avrei dovuto dire un’artista, perché Ditonellapiaga, al secolo Margherita, è una donna, Caparezza era avvantaggiato dal fatto che quella frase l’ha cantata, e quando si canta gli apostrofi, se ci sono o se non ci sono, non si vede, secondo album dopo il meraviglioso esordio di Camouflage, seguito dal suo dirompente irrompere (o la sua dirompente irruzione, fate voi) sul palco dell’Ariston di Sanremo, quando due anni fa è stata in gara con Chimica, canzone che la vedeva affiancata a Rettore, un tempo nota come Donatella Rettore. Coppia che, credo, sia nata per l’occasione e che dopo quell’occasione non sia stata più tale, si vociferava, ai tempi del Festival, anche durante quell’occasione, ma il Festival è fatto da sempre di polemiche vere o presunte, come la lite, vera o presunta, tra Madame e Anna Oxa, per dire, vatti a fidare di quel che si dice intorno al Festival. Comunque, quella coppia credo sia nata ad hoc per traghettare Ditonellapiaga all’Ariston, fatto che è assai meritevole, perché Ditonellapiaga si è mangiata Rettore e anche tutti gli altri concorrenti, una padronanza del palco davvero sorprendente, fatto che l’ha poi riportata su quel medesimo palco anche l’anno scorso, ospite dei miei vicini di casa, i Collazio, non esattamente il top di gamma, loro, lei sempre splendida splendente, fatemi giocare con le parole. Tornando ai singoli, se Fossi come te ci mostrava una Ditonellapiaga inedita, almeno se chi scrive, che poi sarei io, fosse uno che si è limitato a ascoltare Chimica, che comunque è una bomba di singolo, una hit fatta e finita, e non il resto di Camouflage, perché Fossi come te è una ballad acustica, chitarristica, delicata, pur mantenendo la cifra compositiva dell’artista in questione, charmant, un flow, sempre che si possa parlare di flow anche per chi invece che rappare canta, e Ditonellapiaga canta, Dio come canta, un flow contemporaneo e al tempo stesso assolutamente melodico, un’atmosfera quasi vintage nel ritornello a dare brio alla malinconia che altrimenti tutto il brano trasuda, È tutto vero è pur elettronica al 100%, come i pezzi portanti di Camouflage, l’ironia politicamente scorretta di Chimica portata un filo più in là, già dalle prime battute della canzone stessa. Canzone che infatti inizia così, su una batteria che pompa giusto il tempo di farci capire a che gioco vuole giocare, due battute e via, “Dici che ho il cuore più neutrale della Svizzera/ La mia vagina è liberale, fa politica/ Mi diceva mio padre “devi trattarti bene”/ Mi diceva mia madre “non ragionare col buco del…” salvo poi proseguire, poche battute dopo con un liberatorio e a alto tasso di woman enpowerment “Ma faccio quello che mi va/ qualcuno riderà, qualcuno pregherà per me/ ma faccio quello che mi va/ anche se ciò che mi dicono/ è tutto vero…”. Un electropop assolutamente in tiro, con versi che poi riprendono a giocare con “lo dice lo psicoanalisti: devo valutare più punti di vista/ cinica o spiritualista/ hardcore, folk o pop/ cento percento italiana/ prima una santa, poi una puttana/ oggi Madonna, domani Moana”. Musica da ascoltare sotto una palla stroboscopica tipo Studio 54, possibilmente indossando stivaloni con le zeppe.
Io, personalmente, trovo che Ditonellapiaga sia un talento vero, e se dico personalmente non è perché nel dirlo io stia azzardando qualcosa di molto personale, non condivisibile a prescindere da chiunque sia dotato di un paio di orecchie funzionanti, un gusto non dozzinale e più in generale una appartenenza al genere umano, ma perché, torniamo alla faccenda dello scrivere di musica, del ballare di architettura e tutta quella faccenda lì, il mio trovare che Ditonellapiaga sia un talento vero è qualcosa di più dell'opinione di uno che si trova a dire la sua passando da un bar, e so che nel tirare fuori ora, dopo millequattrocentoquarantatré, millequattrocentoquarantaquattro parole, è un po’ un vanificare, magari, quanto detto fin qui, perché non c’è niente oggi che faccia girare più le palle alla gente che la competenza, forse solo chi quella competenza la rivendica, quasi con arroganza, che de gustibus non disputandum e tutte quelle cazzate lì, ma nei fatti la critica, Frank Zappa se ne è assai avvantaggiato, altro che ballare di architettura, è una cosa molto seria, tanto quanto la musica stessa, così come lo è la critica letteraria riguardo la letteratura e quell’arte rispetto, appunto, l’arte, chi dipinge o fa sculture è sì arrogante a non aver pensato a un termine più specifico, convinti come sono di essere i soli artisti. Ma se anche ora io vi stessi sul culo, come se non vi ci fossi già stato in precedenza, con tutti questi miei giochetti retorici, il mio ripetere quante parole ho scritto fin qui, ovviamente millecinquecentonovantaquattro, il cambiare continuamente discorso senza mai arrivare al punto, salvo poi lasciar intendere, lo faccio sempre, sono recidivo, Vasco direbbe reci-divo, che non sono mai andato fuoritema, siete voi che non siete stati in grado di seguirmi, aridaje, ecco, se anche ora io vi stessi sul culo, cosa molto probabile, fate finta sia uno di quelli che soffre della sindrome di Tourette, avete presente, no?, quelli che non riescono a trattenersi e dicono parole a caso, spesso parolacce, fanno gesti tipo tic incontrollati, c’è un film con Edward Norton, “Motherless Brooklyn- I segreti di una città”, tratto dall’omonimo romanzo di Jonathan Lethem, edito in Italia inizialmente da Marco Tropea e intitolato dalla di lui compagna Laura Grandi, grande scrittrice e grandissima traduttrice, entrambi sono da tempo morti, Testadipazzo, titolo non felicissimo, va detto, seppur atto proprio a ricreare quella sindrome lì, Edward Norton nel film interpreta il protagonista del romanzo, Lionel Essrog, che di quella sindrome soffre. Ecco, fate finta che io sia Lionel Essrog, del resto ho pubblicato diversi libri anche io con Marco Tropea, e ho anche tradotto Chuck Palahniuk, qui il nesso è dovuto al fatto che Edward Norton è stato un clamoroso Tyler Durden in Fight Club, film di David Fincher tratto dal romanzo più famoso dello scrittore dell’Oregon, anche se io di Palahniuk ho tradotto Survivor. Ora potrei far finta di niente, probabilmente con questi riferimenti alti, ma comunque interessanti, non troppo professorali, seppur io abbia fatto riferimento al mio aver pubblicato libri e averne tradotti altri, il fatto che io abbia parlato di un attore oggettivamente figo come Edward Norton e che abbia parlato di Fight Club senza spoilerare che sì, lui è Tyler Durden, anche se lo è pure Brad Pitt, in qualche modo avrebbe pure potuto distrarvi dal mio aver detto, qui sopra, che il parere di un critico vale più del vostro, tanto poi È tutto vero lo siete già andati a sentire e vi è pure piaciuto un botto, se così non fosse, sappiatelo, avete dei gusti musicali davvero dozzinali, e anche se siete arrivati fin qui, millenovecentoquarantaude parole, potete pure smettere di leggermi, tanto ormai il click lo avete dato, avete pure letto a sufficienza per far contento chi segue il Seo del magazine per cui scrivo, io uno che non apprezza Ditonellapiaga non ci tengo a averlo tra i miei lettori, e ho volutamente usato il maschile, invece che un neutro o un femminile, perché volevo essere ulteriormente sgradevole. Comunque, e poi smetto, che ho già detto anche troppo, per oggi, È tutto vero promette assai bene riguardo al futuro album di Ditonellapiaga, come già era successo con il precedente singolo Fossi come te. Nello scriverglielo, sì, ora mi sto vantando che io e Ditonellapiaga ogni tanto ci si scrive messaggi, sono sempre io il primo a cominciare, è ovvio, ho fatto riferimento proprio a quell’incipit clamoroso, dicendo qualcosa che suonava come “Volevo scriverti che hai fatto una canzone figa, ma i primi versi mi hanno inibito e mi sarei sentito molto come Ricky Gervais, a fingermi woke per spiegare l’inspiegabile. Quindi ti scrivo che hai fatto una ennesima bomba”. E questo, in effetti, Ditonellapiaga ha fatto. Chiudo con altri versi del brano, perché raccontare le canzoni è assai complicato, e inutile. “Stronza con la faccia da stronza/ una esperta della sbronza/ con la poker face della Gioconda”, ora potrei star qui a dire che il riferimento alla faccia da poker è in realtà un omaggio a Lady Gaga, in effetti in qualche modo evocata anche nel sound, o potrei dire che, mentre andavo a cercarmi il titolo del singolo precedente, ho una memoria molto labile, mi è apparsa in home su Instagram Rita Ora in bikini, fatto che capita spesso, che Rita Ora mi appaia su Instagram e che la Rita Ora che mi appare sia in bikini, spesso in luoghi di mare esotici, sorte che condivide con Dua Lipa, anche lei spesso sulla mia homepage di Instagram e anche lei in bikini in luoghi esotici, il che mi fa pensare che a fare la popstar internazionale si finisca per stare spesso in bikini in luoghi esotici, o forse per finire in bikini in luoghi esotici tocca essere popstar dotate di un bel fisico, perché se fossero cesse dubito si mostrerebbero in bikini, qui sto finendo nel bodyshaming senza avere le spalle larghe di Tananai, ma tant’è, io sono grasso di mio, senza filtri o photoshop, ve la state per prendere con un ciccione, sappiatelo, dicevo, che oltre che essere postar e anche dotate di un bel fisico (dicessi fighe sarei davvero oggetto di attacchi che non credo di poter sopportare) tocca essere anche native del Kosovo albanese, salvo poi aver preso la cittadinanza inglese, sorte che accomuna in effetti Rita Ora e Dua Lipa, guarda te, anche in Albania ci sono spiagge strepitose, l’estate scorsa mi sono dilungato a parlarvene, se fate un po’ di ricerca qui su MowMag trovate il mio diario. Potrei fare tutto questo, magari anche facendo un riferimento al fatto che ha appena sganciato una bomba, non troppo diverse da quelle che ai tempi della guerra fredda venivano sganciate per prova e anche per promemoria agli avversari proprio in quei medesimi luoghi esotici da cui oggi ci arrivano i selfie di Rita Ora e Dua Lipa, potrei, ma vi sto parlando da un numero spropositato di parole, lungi da me dirvi ora quante, e ho iniziato dicendo che parlare di musica era inutile, crepi la coerenza. Andatevi a ascoltare Ditonellapiaga, lei foto in bikini ne mette poche, pur essendo bella e anche popstar, nel caso passasse ai selfie in luoghi esotici sarà mia premura informarvene.