Dicendo che sono una più orrenda dell’altra non mi riferisco alle canzoni di Sanremo in modo specifico, ma al contesto in generale per come viene messo in atto. La mia è una considerazione sul tema di un’istituzione popolare di grande importanza a livello sia culturale che finanziario, ma propinato svuotandolo della sua grande rilevanza socio-culturale. Le canzoni non le ho neanche sentite e non mi interessa proprio ascoltarle, nel senso che ne ascolti una e sembra che le hai ascoltate tutte. Ma non solo le canzoni, anche le edizioni stesse del festival sono tutte la stessa cosa: negli ultimi 10 anni si tratta tutto sommato della stessa cosa, con una grande mancanza di interesse per la musica e per la canzone e un grande baccano senza senso dove invece dovrebbe starci il servizio pubblico. Tutti i cantanti appartengono a solo tre case discografiche, in pratica è un oligopolio: non è libero mercato, non è libertà di pensiero e non è costituzionalmente ammissibile. Non c’è nulla di sbagliato nel fatto che ci siano le major, sarebbe strano il contrario, però è assolutamente assurdo che ci sia uno sbarramento per qualunque altro legittimo imprenditore del settore. Esistono centinaia di migliaia di etichette indipendenti che in questo Paese producono musica importante. Se vogliamo essere utili a una causa culturale, dobbiamo smetterla di pensare di giudicare le canzoni quando fino ad ora, in realtà, non c’è stata nessuna volontà di costruire un ambito dove abbia un senso la canzone, altro da quello del produrre fatturato.

Confondere l’arte con il mercato è stupido: nessuno al mondo si abbassa a tanto. Arte e mercato dialogano e sono complementari, ma non si devono distruggere a vicenda: è da folli nichilisti. Se il mercato uccide l’arte, come si sta facendo, uccide anche se stesso, ed è peggio per tutti. Ci sono moltissimi aspetti che vanno discussi, ma mi pare che non ci sia neanche l’intenzione della carta stampata di mettere sul piano giusto la questione. Tutt’altro: i giornalisti seguono a ruota le indicazioni di questo sistema e non propongono un vero dibattito costruttivo. Quindi, per quanto riguarda me, è inutile continuare a dipingermi come uno che attacca il Festival o che si lamenta e fa polemica sempre, perché queste sono costruzioni che fanno di me i mass-media. Ma io non sono quello che loro dicono, quindi se il giornalista prende le mie dichiarazioni e ne fa un uso strumentale, disinformativo e distorto, non farà nulla di utile per nessuno. A me non importa assolutamente nulla di questo Festival o di questo modo di intendere il servizio pubblico. Non mi piace, disapprovo. Questo Paese è estremamente sofferente proprio dal punto di vista culturale, nonostante abbia delle grandissime potenzialità, una storia meravigliosa piena di importantissime esperienze che tutto il mondo riconosce e valorizza. Sto parlando dell’Italia come popolo d’arte e di invenzione e del suo ruolo rispetto alla cultura dell’umanità. Ma qui, in questo momento, in Italia, non c’è nessuna maturità, perché si sta facendo macellazione dell’unica vera grande risorsa che è il Dna artistico della cultura italiana. Ma è sempre peggio, perché sono rimasto veramente da solo ad avere un briciolo di coraggio. Sono ridicolo, perché manco Don Chisciotte è arrivato a sti livelli.

Non mi metto a giudicare le canzoni e non mi metto neanche ad ascoltarle, perché è il quadro generale che non va bene. Sarebbe come chiedere di giudicare come giocano i singoli giocatori di una squadra che partecipa al campionato illecitamente perché ha selezionato i giocatori escludendo il 99% della popolazione a priori, impedendo di giocare a chi, per esempio (tanto per dire delle assurdità), è figlio unico, oppure ha il cognome che inizia con la P, oppure non ha almeno 200mila euro sul conto corrente, eccetera eccetera. Come si fa a giudicare una squadra fatta di 11 giocatori che stanno dentro soltanto perché hanno dei requisiti elitari e non perché sono veramente i più bravi? Mettersi a discutere e giudicare la bontà delle canzoni significherebbe aver accettato questo sistema passivamente. Invece io non cedo a questo gioco, che potrebbe anche essere assolutamente divertente. Oltretutto il tema della canzone è proprio la mia specifica competenza: non solo le scrivo, ma le insegno anche e le assegno. Ricordo che sono nel Guinness dei primati per aver vinto più edizioni di X-Factor di chiunque altro al mondo, e ciò dipende dal fatto che ho assegnato le canzoni giuste alle voci giuste. Ma non mi metterò a giudicare le canzoni dei festival finché i Festival non saranno costruiti in maniera seria e democraticamente corretta.
