Internet non è più l’ultimo baluardo di anarchica follia in cui chiunque con un modem a 56k può leggere, scrivere e pubblicare contenuti. Ha fatto un giro completo arrivando ad essere il punto di riferimento di ogni genere d’informazione, prodotto o servizio umanamente concepibile. È il mercato più grande del mondo.
Così, sfogliando l’inserto del Corriere, mi sono reso conto che i settimanali cartacei hanno completamente sostituito quello che una volta era l’internet.
Perché un settimanale cartaceo non ha banner, al massimo qualche pagina pubblicitaria. Solitamente anche ben fatta, gli inserzionisti la pagano a prescindere dai click e, se non vuoi vederla, basta passare oltre. Difficile che sull’Espresso ti venga proposto un “metodo segreto e infallibile” per perdere sei chili in tre giorni. Nei settimanali non ci sono video che iniziano senza che tu riesca nemmeno a capire da quale scheda provengono. Ma soprattutto non ci sono tracciamenti, GDPR e targetizzazioni pubblicitarie.
Un sito, qualunque sito, ti chiede il permesso di registrare i tuoi dati e farci quello che meglio crede, mentre ti interroghi sul quando e il come finirai per rimetterci qualcosa.
I contenuti online sono un piano rateale tendente all’infinito, ti obbligano a pagare un centesimo alla volta con la tua attenzione e i tuoi desideri latenti. Il cartaceo invece è capitalismo alla vecchia maniera: pago per qualcosa che posso permettermi e poi ne godo a tempo indeterminato. È mio. Internet invece non ce lo possiamo umanamente permettere, paghiamo rate su rate, ogni giorno e per sempre.
Con l’aiuto di un settimanale puoi andare su Amazon e leggere un articolo sulla guerra in Birmania senza che, tra un paragrafo e l’altro, ti venga proposta quella nuova lettiera che avevi in mente di prendere al gatto. Puoi sbirciare le nuove tendenze donna primavera-estate senza essere poi rincorso per giorni da borse Micheal Kors. In sostanza, puoi leggere qualcosa di leggero senza che nessuno se ne accorga.
Online è diverso. Tutto viene registrato, confrontato, ripreso, venduto. La privacy è un lusso che si paga. Pazienza, perché internet sa essere fighissimo. Ma la libertà che ci viene restituita da un qualunque settimanale cartaceo è ossigeno, una goduria da assaporare lentamente mentre combattiamo contro il tempo di permanenza su schermo.