Non è stata casuale la scelta per il lancio di “The Puzzle”, la nuova opera dell’artista Nidaa Badwan, finita sulle prime pagine dei maggiori quotidiani internazionali per la sua protesta pacifica di autoritratti fotografici “100 Days of Solitude”, riportata anche dal New York Times, che denunciavano durante l’esilio autoimposto di 20 mesi la dura condizione di vita nella Striscia di Gaza. Per Nidaa non è stato semplice liberarsi dagli ingombranti bagagli della sua vita: bombe, guerra, essere donna in una terra estremamente difficile, un’artista, per di più un’artista donna. E la scelta di presentare questa nuova opera proprio nel giorno di Pasqua, ma soprattutto del suo compleanno, vuole simboleggiare ed auspicare una rinascita: una resurrezione.
Alla presenza di numerosi ospiti, sia in presenza (tra i quali i protagonisti dello scatto con il piccolo Daniel), sia collegati via Zoom, la Badwan ha presentato nello studio di casa sua, nel Montefeltro, questa intrigante e particolare nuova opera. Un tema psicologico che analizza la società di oggi, dove i mille frammenti, le tessere che fanno parte di ognuno di noi, cercano la giusta collocazione nel Puzzle. E l’immediatezza dell’immagine ci rivela come l’Uomo adulto, spesso, in realtà è ancora bambino. Come ricorda durante il discorso di inaugurazione Francesco Mazzarini, il marito di Nidaa, non servono centomila pezzi per creare difficoltà nel capire chi siamo, a volte ne bastano tre. Se non si vive appieno il passaggio da bambino ad adulto e da adulto a genitore, questi pezzi collocati nel posto sbagliato del Puzzle possono creare soprusi, conflitti e delitti. A supporto del discorso Mazzarini ha letto un breve articolo di Giulio Cesare Giacobbe, pubblicato alcuni anni fa sulla rivista L’Arte di Essere, dal titolo “Maledetti Bambini”.
In seguito si è svolto un piccolo gioco tra i presenti, una versione dell’opera ancora inedita, stampata su carta fotografica, è stata posizionata su di un tavolino, ed una volontaria ha tentato di ricomporre l’immagine che era stata divisa in tanti tasselli. Un puzzle del puzzle. Davvero interessante vedere come in effetti durante la composizione dell’opera si è manifestata la confusione sui ruoli padre-bambino. In chiusura, il discorso della Badwan, che ha sottolineato come sia inutile continuare a puntare il dito nei vari conflitti personali, dando le colpe all’uomo, alla donna, al bambino. “Lasciamo stare la colpa e andiamo a guardare oltre, la soluzione esiste e si nasconde dietro ad ogni difficoltà, ai problemi, ma serve una consapevolezza più alta. Per catturare questa soluzione, che vola nell’aria, dobbiamo accettare quello che siamo, vedere quello che siamo. La soluzione è offerta nella vita di tutti noi esseri umani, indipendentemente dal sesso, ed è partorire se stessi, ognuno nel suo modo personale. In questo parto l’uomo capisce la sua parte femminile e la donna la sua parte maschile. E così si entra nell’Uno, si vede l’immagine completa del Puzzle e si comincia a ragionare”.