Hermann Nitsch, uno dei volti dell’arte del secondo Novecento ci ha lasciati.
Nato nell’agosto del 1938 a Vienna era considerato uno dei cofondatori dell’Azionismo Viennese e, insieme a Joseph Beuys, Allan Kaprow, Günter Brus, uno dei pionieri internazionali della Performance Art. Gli artisti vivono nel mondo attraverso le opere che produco e la profondità del loro pensiero. La sua fu una vera filosofia fondativa articolata abbracciando discipline diversissime, dalla pittura alle scenografie, al suo essere drammaturgo e compositore. Questa sua poliedrica visione lo ha reso uno dei pochi artisti contemporanei universali. Universali come sono le esperienze di fronte alle opere di Nitsch, in grado di accendere e coinvolgere i cinque sensi dello spettatore che viene immerso in un vero e proprio rito di iniziazione.
Nitsch, uomo incredibilmente intriso di istanze novecentesche, era consapevole dell’impossibilità di trovarsi all’inizio dei tempi bensì alla fine del mondo. Ma la domanda primaria era proprio questa: si può far ricominciare il mondo da capo? Il mondo può ricominciare ex novo?
Le religioni insegnano come la catarsi, la liberazione, avvenga sempre a seguito di un sacrificio.
Un rito di sangue, che negli ultimi anni era stato sostituto con la vernice sempre di colore rosso per portare in sé il potere della redenzione.
Gli stessi grandi fondatori delle religioni, Buddha e Gesù Cristo, ambivano a ottenere per il mondo una redenzione totale, mentre l’artista attraverso le sue azioni spontanee e performative arriva solo parzialmente alla liberazione. Sono queste le premesse per comprendere a pieno L’Orgien Mysterien Theater (Teatro delle Orge e dei Misteri), da lui concepito e sviluppato nella volontà di arrivare ad una idea di opera d’arte totale.
Nel 1971 acquista il castello di Prinzendorf in Bassa Austria per il suo O. M. Theater, dove realizza nel 1998, dopo decenni di preparazione, la sua azione della durata di sei giorni.
Nel 2007 gli viene dedicato un museo a Mistelbach, Austria, dove l'opera viene presentata in tutte le sue sfaccettature. Nel 2008 Giuseppe Morra, amico di lunga data dell’artista e mecenate, realizza a Napoli il Museo Hermann Nitsch, dedicato esclusivamente alle sue opere. Nitsch è stato più volte esposto durante la Biennale di Venezia. Ha realizzato più di 150 azioni in tutto il mondo e gli sono state dedicate retrospettive al Van Abbe Museum di Eindhoven, al Lenbachhaus di Monaco, al Martin Gropius Bau di Berlino e all'Albertina di Vienna. Le opere di Nitsch si trovano nelle più importanti collezioni e musei del mondo, tra cui il Museum of Modern Art, New York; la Guggenheim Collection, New York; il Metropolitan Museum, New York; la Tate, Londra; il Centre Georges Pompidou, Parigi; lo Stedelijk Museum, Amsterdam; il Castello di Rivoli; la GAM, Torino; il Mart, Rovereto; il Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen, Düsseldorf; il Museum Ludwig, Colonia; la Nationalgalerie Berlin; il Lenbachhaus, Monaco; lo Staatsgemäldesammlung Munich; la Staatsgalerie.
Protagonista della 59a Biennale d’Arte di Venezia con il progetto Hermann Nitsch, 20th Painting Action Allo Spazio Zuecca Project Space, alla Giudecca.
Una mostra promossa dalla Helmut Essl’s Private Collection in collaborazione con la Galerie Kandlhofer.
Fu protagonista anche della mostra la 20a Malaktion, ovvero la ventesima azione pittorica originariamente creata e presentata da Nitsch presso il Wiener Secession di Vienna nel 1987
“A ogni epoca, la sua arte. All'arte, la sua libertà” è il motto formulato dal critico Ludwig Hevesi (1843-1910), che si legge sul portale del Wiener Secession di Vienna. Solo pochi artisti hanno testato i confini della libertà così incessantemente come Hermann Nitsch e, nonostante le rimostranze, le proteste, le incomprensioni, lui è rimasto fedele alla sua idea di fusione delle arti, dell’unione forsennata di tutti gli spiriti e impeti consci e inconsci dell’universo per riuscire anche solo per un momento a far ricominciare il mondo da capo.