James Joyce nasce a Dublino nel 1882. Scrittore e drammaturgo, avrà nei confronti della sua Irlanda un rapporto di amore e odio, sentimento su cui ruota la sua raccolta di racconti ‘Gente di Dublino’ (1914). Ma è ‘Ulisse’ il romanzo che nella sua produzione farà la vera differenza, decostruendo il romanzo classico. Questo processo troverà la piena maturità con ‘Finnegans Wake’, in cui il linguaggio sperimentale viene esasperato fino a diventare il vero protagonista dell’opera. ‘Ulisse’, oggi considerato uno dei classici moderni più importanti di sempre, ebbe non poche difficoltà a trovare un editore, tant’è che Joyce riuscì a vederne la pubblicazione solo grazie alla sua amica Sylvia Beach, libraia e fondatrice della Shakespeare and Co. La tiratura di sole mille copie passò quasi in sordina, e tante furono inizialmente le critiche aspre e demolitrici, tra cui quella di Virginia Woolf, la quale ebbe a dire che Joyce appariva come un «nauseabondo studente universitario che si grattava i brufoli».
In ‘Gente di Dublino’, opera in cui la prosa è più regolare e distensiva, Joyce compie un’analisi dettagliata dei dublinesi, che più o meno involontariamente diventano un riflesso di tutta la loro umanità, con tutti i loro difetti e le loro insicurezze. In un passaggio di ‘Una piccola nube’, uno dei racconti della raccolta, leggiamo:
«Osservò la scena e pensò alla vita – e come regolarmente gli succedeva quando pensava alla vita, diventò malinconico. Una tristezza dolce discese in lui. Sentì quanto era vano lottare contro la sorte – era questa la saggezza che i secoli gli avevano tramandato.»
James Joyce, che aveva vissuto a Trieste, a Parigi e a Zurigo, muore proprio in quest’ultima città il 13 gennaio 1941. Le sue ceneri sono conservate al cimitero di Fluntern, quartiere di Zurigo.
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