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L’abilismo di Concita De Gregorio
e l’arroganza delle “stupide intelligenze”
dei “nonradical parvenu”
(altro che “radical chic”)

  • di Ottavio Cappellani Ottavio Cappellani

5 agosto 2023

L’abilismo di Concita De Gregorio e l’arroganza delle “stupide intelligenze” dei “nonradical parvenu” (altro che “radical chic”)
In un articolo su Repubblica, la giornalista Concita De Gregorio ha accostato gli influencer, che per farsi un selfie hanno distrutto una statua, alle persone con deficit cognitivo. Dopo essere stata accusata di “abilismo” (la discriminazione nei confronti delle persone disabili) ha chiesto scusa dando la colpa al “politicamente corretto”, ma sembra solo il paravento di ben altro. Lo scrittore Ottavio Cappelllani infatti definisce le sue parole “stupide”, da “stupore”, che può cogliere tutti finché l’intelligenza fredda e lucida e logica non te lo fa superare…

di Ottavio Cappellani Ottavio Cappellani

Ma magari Concita De Gregorio avesse un “deficit cognitivo”, così le potremmo perdonare, o meglio comprendere (che nessuno ha mai colpa di nulla e la “comprensione” è l’unica vera arma del pensiero per accogliere la varietà del mondo) le parole aberranti che ha usato commentando i due turisti che hanno distrutto una statua ottocenteca: “Cretini integrali”, “decerebrati assoluti”, “sarebbero stati alle differenziali, seguiti da un’insegnante di sostegno”, come se “essere” ed “esistere” in questa maniera fosse un insulto. E invece Concita De Gregorio è capace di intendere e di volere, e quindi è solo responsabilità sua se – il linguaggio svela molte cose – è una fascista “inside” che butterebbe tutte le “alterità”, che non corrispondono alla sua supposta figaggine intelligente, giù dalla rupe Tarpea.

La giornalista Concita De Gregorio
La giornalista Concita De Gregorio

Perché questi “tipi”, questi “fenotipi”, si sentono davvero più intelligenti degli altri e pensano davvero che l’intelligenza sia un dono da esibire e del quale vantarsi e invece dovrebbe leggere a frustrate Emile Cioran per comprendere che l’intelligenza è una dannazione inenarrabile, o David Foster Wallace, impiccato sul patio di casa sua, o il Franzen di “Come stare soli” per capire che pascersi con gli amichetti (w Fulvio Abbate) di una inutile e dannosa superbia è tutto fuorché intelligenza. Questo nazismo della vanità fa addirittura impallidire ogni richiamo etnico, o purezza alimentare, o qualsivoglia minchiatona della nostra Destra al potere, che di fronte a questo darwinismo sociale dei “nonradical parvenu” (non usate “radical chic” per queste persone, è SBAGLIATO!) sembra acqua di rose e innocuo folklore campanilisto e un po’ ingenuo ma non CATTIVO.

La statua ottocentesca e l'influencer che l'ha distrutta
La statua ottocentesca e l'influencer che l'ha distrutta

L’unico aggettivo che riesco a trovare per queste supposte intelligenze (molto più supposte che intelligenze) è “stupide”, da “stupore”, che può cogliere tutti finché l’intelligenza fredda e lucida e logica non te lo fa superare. Questi sono “stupiti” dalla loro stessa intelligenza, e pensano veramente che ce ne dovremmo “stupire” anche noi. Ben vengano tutte le alterità del mondo. Che esso si colori dei sorrisi donati da intelligenze “altere” che vedono cose che noi non riusciamo a vedere. Che l’umiltà dilaghi e si prostri di fronte a logiche che dovremmo fare nostre (al posto di pascerci nei nostri – vostri in realtà, ma sono una persona carina, io – parquet e vinelli biologici e buone letture di questa gran stracoppolazza di minchia esibita all’alba e odorosa della brezza di un nuovo mattino che sorge). Ma vadano affanculo tutte le statue del mondo e vadano affanculo tutti gli stupidi del mondo, con il loro stupore intelligente. Noi vogliamo stupori semplici. E intelligenze dimesse. E sofferenti. Come è giusto e Santo che sia.

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