La notizia che il giornalista Massimo Giletti è indagato per diffamazione dalla Procura di Terni, in base alla denuncia di Giuseppe Graviano, ha rappresentato un terremoto e ha scosso il mondo dell’informazione. Non solo, perché oltre a lui, il boss mafioso ha sporto denuncia anche verso la collega Sandra Amurri, che ci ha concesso questa intervista per spiegare la sua posizione e quali saranno le conseguenze, non solo a livello mediatico. Esperta di mafia, già quattro giorni fa aveva pubblicato sui social di aver ricevuto la denuncia per "diffamazione a mezzo stampa, pena la reclusione da 6 mesi a 3 anni oppure la multa non inferiore a 516 euro," ma nessuna delle testate di informazione l’aveva riportato. Almeno fino a quando non ha rivelato di essere coinvolto anche Giletti. Ora ci si chiede perché un boss di quel calibro sia arrivato a querelare due giornalisti: uno dei quali ha visto la sua trasmissione, Non è l’Arena, chiusa dall’oggi al domani senza troppe spiegazioni (e tante domande rimangono ancora eluse), mentre l’altra, che era ospite fissa, è una che non ha mai smesso di indagare sulle vicende legate alla criminalità organizzata. Lo abbiamo chiesto alla diretta interessata, che però ha puntato anche il dito verso un’altra anomalia: “Sono i magistrati che mi negano la querela, mi impediscono di sapere perché lo ha fatto. Anche se il mio avvocato ha fatto ricorso alla rigettazione”.
Amurri, lei ha fatto sapere quattro giorni fa di essere indagata. Come mai nessuna testa giornalistica lo ha riportato?
Non lo so, la querela è stata notificata sia a me che a Giletti. Quello che è accaduto è inquietante, la querela di un mafioso come Graviano, a cui viene dato comunque credito. Sono stata querelata ma non so il perché . Questo permette ai magistrati di intercettarmi per via di una querela di Graviano, e non so se si capisce il senso paradossale della vicenda. Io sono in attesa di capire che cosa succede.
Quindi lei non sa nemmeno quale sarebbe la puntata che ha portato alla querela?
No, non me lo dicono. Non mi hanno dato la querela, hanno rigettato la richiesta del mio avvocato, è questa la vera notizia, cioè che loro non mi dicono perché e su cosa Graviano mi ha querelato. Il vero paradosso è questo.
E da un punto di vista personale, come lo vive?
Intanto con sconcerto, e poi sicuramente con un po’ di preoccupazione. È inutile negarlo, perché il querelante non è uno qualunque. Se si permette di alzare la testa in questo modo vuol dire che lo può fare… Parlerò nel momento in cui saprò qualcosa in più, quando saprò la puntata e il contenuto in oggetto, perché è assurdo. Ma ora non saprei aggiungere altro.
Cosa trova più assurdo?
La querela è nel suo diritto, non è che un ergastolano perde i diritti, quindi se si sente diffamato può denunciare. Ma il punto sono i magistrati che mi negano la querela, mi impediscono di sapere perché. Anche se il mio avvocato ha fatto ricorso alla rigettazione citando sentenze della Cassazione, perché la querela non fa parte della segretezza delle indagini.
Cambierà il suo modo di lavorare d’ora in poi?
No, continuerò a fare il mio mestiere come sempre, non mi hanno intimidito.
Massimo Giletti ha detto, nonostante tutto, di avere fiducia nella magistratura.
Certo, ma anch’io dico questo, mi sembra ovvio e scontato. Loro che facessero le indagini e mi faranno sapere. Sta di fatto che io ora sono indagata e che dunque posso essere oggetto di intercettazioni e quanto altro, il tutto per una querela dello stragista Giuseppe Graviano…