Chiamiamo le cose col nome giusto, guys! Che pena vedere un pene installato a Napoli ed essere presi per il culo da tutto il mondo. Arte? Ma l’arte non ha paura di dichiararsi. L’arte si innalza fiera e feroce con il suo spirito libero. Il Pulcinella di Gaetano Pesce fa riflettere molto su tante cose. Tutte tranne che su Pulcinella e la sua storica maschera. Era più sincero un inno al pene di Pulcinella. Avrebbe avuto senso, almeno. Così… con la scusa dell’arte, si ergono peni nelle piazze come fosse normale e gli si cambiano i nomi. Un pene diventa Pulcinella… Ammetto che il pulcipenella è bello, alto, grosso, colorato con l’arcobaleno e impossibile da non notare. Applausi all’artista e al Comune di Napoli. Immagino che questa versione moderna di Pulcinella sia adorata dai bambini di tutto il mondo! How cute!
La cosa triste, davvero triste, è che ormai si riduce tutto al sesso. Sembra che per parlare di qualsiasi cosa sia necessario per forza inserire l’aspetto sessuale. Come se fossimo persone represse. Non mi sembra che tutti lo siano. Mi sembra che in Italia nel 2024 abbiamo ogni forma di libertà sessuale per poterci divertire, sperimentare e esprimerci amorosamente. Abbiamo davvero bisogno di trasformare Pulcinella in un mega membro eretto colorato per sentirci moderni? Tristezza infinita. Basta girarci intorno. È brutto, punto e di cattivo gusto. Volevano un pene gigante? Bastava farlo senza metterci in mezzo il povero Pulcinella! Suggerisco all’artista di spostarlo e metterlo davanti casa sua. Dove il mondo può applaudirlo. Ma nella piazza? Facciamo una petizione per levarlo, please? Anzi, no, perché nel mondo della parità dei sessi, se metti un pene gigante in piazza accanto ci andrebbe anche la fi*a! Ecco, vogliamo la vagina di “Zeza” Lucrezia, la moglie di Pulcinella!