Il legame di Ornella Vanoni col Brasile risale, esageriamo, alla notte dei tempi. A quando, cioè, complice una congiuntura astrale che sulla carta poteva essere non proprio fortunata, la presenza nel nostro paese di un manipolo di geniali artisti arrivati qui in esilio dalla dittatura brasiliana, si è creata l’opportunità di una collaborazione altrimenti improbabile con Vinicius de Moraes e Toquino. Frutto di quel magico incontro, fondamentale la figura di Sergio Bardotti, quel capolavoro che porta il titolo di La voglia, la pazzia, l’incoscienza, l’allegria. L’anno era il 1976, e l’album proponeva un mix di brani classici del repertorio bossanova rivisitato in italiano a fianco di inediti scritti per l’occasione dai due artisti brasiliani, alcune poesie recitate da Vinicius a fare collante tra i singoli brani, in una sorta di concept album pop. Oggi, all’età di ottantanove anni, Ornella Vanoni torna a cantare musica brasiliana, e lo fa col singolo Calma rivoluzionaria, brano del recente repertorio di quel genio indiscusso che porta il nome di Marisa Monte, per l’occasione riletto, a livello testuale, da Samuele Bersani, che è anche presente nel brano con un la propria voce. Una collaborazione non nuova, quella col cantautore romagnolo, già in passato la sua penna aveva riletto un brano di Sakamoto, Isola il titolo di quel brano, siamo oltre vent’anni fa. Alla produzione Pietro Cantarelli, storico musicista e produttore a lungo al fianco di Ivano Fossati, tanto per dire un nome importante tra le sue collaborazione, autore di quel gioiello che si intitola Ho amato tanto, portato al successo da Tosca e già a fianco di Samuele Bersani nel suo ultimo lavoro di studio, il lungamente atteso Cinema Samuele. Calma rivoluzionaria è il brano incaricato di fare da lancio al quasi omonimo album live, Calma Rivoluzionaria Live 2023, un lavoro che raccoglie venticinque brani, tra i quali, appunto, il brano omonimo e l’altro inedito, Camminando, sempre prodotto e scritto da Cantarelli. E fin qui le note cronachistiche.
Il fatto è che proprio oggi, in un mesto giorno che vede l’uscita di un lavoro dozzinale come l’album nuovo di Sfera Ebbasta, se ne parla qui, destinato a dominare le classifiche nel futuro prossimo, classifiche per altro in precedenza dominati da lavori altrettanto dozzinali come quelli di un Lazza o un Tedua, sapere che c’è ancora qualcuno, Ornella Vanoni, appunto, classe 1934, o Samuele Bersani, classe 1970, che presta cura a un lavoro discografico, mettendo insieme i singoli tasselli come se fossero, lo sono, tutti fondamentali, rincuora. E rincuora anche sapere che la Vanoni, che onestamente ha già dato assai più di quanto a una artista si dovrebbe poter chiedere, decida di spendersi non solo con un live, frutto di un tour, nel suo caso anche funestato da un infortunio che l’ha portata in ospedale, ma a cimentarsi con un paio di pregevolissimi inediti, con la medesima voglia (pazzia, incoscienza e allegria) che la muoveva ormai quasi cinquant’anni fa, il Brasile di Marisa Monte laddove ai tempi c’era quello di Vinicius, di Toquino, ma anche di Chico Buarque o di Antonio Carlos Jobim. Calma, brano contenuto nell’ultimo lavoro della cantautrice brasiliana, Portas, sotto le mani calme e sapienti di Samuele Bersani diventa una riflessione dolente sui nostri tempi malandati, dove la polarizzazione e l’impulso rabbioso sembrano aver preso il sopravvento su tutto. Come dire, bene continuare a seguire l’istinto, ma senza fretta, onde evitare di bruciarsi.
Che a interpretarlo sia proprio Ornella Vanoni, unicum nel nostro panorama musicale, con “la patente da incendiaria”, per dirla con Bersani, artista che ha attraversato una porzione importante del Novecento, sfornando una tale quantità di canzoni entrate nella storia della musica leggera italiana da rendere inutile il citarne alcune, poliedrica, curiosa, sempre lì a mettersi in gioco, l’esempio del lavoro brasiliano è chiaro e lampante, a riguardo, rende il tutto singolare, come del resto è singolare la scelta di farne riscrivere il testo a uno dei nostri cantautori più meticolosi, una lentezza nel proporre le proprie canzoni d’altri tempi, come giusto l’ultimo Faber sembrava potersi permettere, una cura nella scelta delle canzoni, nella coerenza delle parole con quanto la musica è già di suo in grado di esprimere, senza pari. Al punto da riuscire a rendere credibile, proprio per una questione di coerenza, un testo distante dall’originale, come se Marisa Monte, nello scrivere queste note così malinconiche, sapesse già che da qualche parte in giro per l’Italia, un giorni, ci sarebbe stato un cantautore altrettanto malinconico pronto a appoggiarsi su versi poetici, veri. Il mix tra le voci, poi, quella della Vanoni così caratteristica, e per nulla scalfita dall’incedere del tempo, quella di Bersani col tempo diventata ancora più calda, solida, a tratti anche scura, sembrano siano sempre state lì in attesa di potersi incontrare dentro una qualche canzone, che sia quel genio indiscusso di Marisa Monte, in patria considerata una sorta di Mina brasiliana, da noi più nota per essere parte dei Tribalistas, quelli della megahit Ja sei namorar, dominatrice dell’estate 2002, nei fatti artista degna di stare al fianco dei nomi che già in passato hanno collaborato con la Vanoni, da Toquinho a Chico Buarque de Hollanda, rende il tutto ancora più magico, perché le congiunture astrali, quelle che appunto permettono nel nostro immaginario situazioni altrimenti impossibili, sono appunti connessioni tra stelle, e le stelle del firmamento di Calma rivoluzionaria, da Marisa Monte che ha scritto il brano originale, a Samuele Bersani, che ne ha scritto la versione italiana e l’ha cantata con Ornella Vanoni, passando per Pietro Cantarelli, che l’ha arrangiato, fedele all’originale, e prodotto, beh, sono stelle splendenti, da guardare in questi tempi bui come la notte più scura. Per dirla con loro, una calma rivoluzionaria sì che ce la meritiamo. Eccome.