Ognuno ha la polemica che si merita. Sanremo, pezzo imperfetto di Zeitgeist, col suo palco, i suoi fiori le sue mise e le canzoni che ci fanno ancora cantare di tute e cellulari, ha avuto quella di Ghali e della Mannino sulla guerra a Gaza. E tutto il mondo politico e televisivo (c'è differenza?), editorialistico e social (c'è differenza?) si è incazzato e ha preso posizione sull'irrompere degli eventi, col carico di tragedia, irrazionalità e sintesi faticose e dolorose.
Resta la polemica, sì. Su fatti accaduti molto tempo fa. Storiografia, forse filologia. O archeologia
Il premio Strega già come meccanismo funziona molto peggio di Sanremo (è un premio letterario il cui presidente ammette che non sono stati letti i libri candidati, come se a Sanremo si decidesse il vincitore senza ascoltare le canzoni, immaginatevi), e in più le polemiche che si porta dietro sono antiche, già storicizzate, (mal)pensate.
Vedi quella sul romanzo: "Dalla stessa parte mi troverai” di Valentina Mira. Il contesto della storia è legato alla strage di Acca Larentia (Roma, 7 gennaio 1978) nella quale furono assassinati cinque giovani militanti missini ad opera di una organizzazione legata al terrorismo rosso, i “Nuclei Armati per il Contropotere Territoriale”, come da rivendicazione. Il libro della Mira racconta la storia di uno dei presunti colpevoli del pluriomicidio, Mario Scrocca, della sua morte in carcere in circostanze mai chiarite, della storia d’amore con la moglie Rossella.
Revisionismo coraggioso, ripercorrimento della via patientis contro le ideologie antiumane, di destra e di sinistra, del 900? Secondo alcuni commentatori vicini alla destra si tratterebbe invece di una rievocazione senza pietas per le vittime missine di Acca Larentia. Neri sacrificabili.
L’autrice aveva già detto “Mi accusano di revisionismo, di non avere pietà per le vittime di Acca Larentia, ma fanno una confusione strumentale dimostrando di non conoscere le mie pagine”.
Qual è la parte giusta? Qual è la parte sbagliata? Quali ulteriori storicizzazioni che non siano già date dalla finitezza dei protagonisti, dalle cronache, dalla storia, dalle migliaia di pagine di romanzi racconti e resoconti (visto che il fascismo/neofascismo è uno degli argomenti che tira di più commercialmente) questa letteratura vorrà mai restituire? Per saperlo bisognerebbe leggere il libro. Cosa che per autorizzazione dello stesso direttore della Fondazione Bellonci è del tutto opzionale. Resta la polemica, sì. Su fatti accaduti molto tempo fa. Storiografia, forse filologia. O archeologia.