Non giudicare mai un libro dalla copertina. Anzi sì. Specialmente se si tratta di un libro tra i finalisti dello Strega 2024. Edizione elefantiaca: 82 libri candidati, 20 e passa mila pagine da leggere per i poveri giurati, che alla fine, lo ha ammesso ironizzando in modo un po’ maldestro lo stesso presidente della Fondazione Bellonci Stefano Petrocchi, non le hanno lette. O bene o male (più male che bene, comunque non si sa bene come) la giuria ha scelto i 12 finalisti. Che diventeranno cinque. Il 4 luglio sapremo il vincitore. Ma intanto la giuria ha stabilito il principio secondo cui non serve leggere i libri per giudicarli. E la critica letteraria e cinematografica del Foglio Mariarosa Mancuso, una delle penne più acuminate, sottili e temute, ha recensito la dozzina appunto leggendo solo titolo e risvolto di copertina.
Mancuso rileva che la vincitrice annunciata dello Strega è Chiara Valerio, ma lascia trapelare un certo scetticismo sulla qualità del suo “Chi dice e chi tace”. Scrive Mancuso: «C’è un delitto che scopre “l’evanescenza dell’identità” e la tante facce della violenza “senza riuscire a contarle”, precisa la scrittrice-matematica». Un risvolto che manifesta una certa confusione. Della Valerio.
I libri di Donatella Di Pietrantonio e Antonella Lattanzi si intitolano rispettivamente “L’età fragile” e “Cose che non si raccontano” e, spiega Mancuso: «fanno lampeggiare fin dal titolo la parola “donna”, quindi partono avvantaggiati» naturalmente secondo gli stereotipi di ritorno della femminilità in letteratura.
Il libro di Paolo Di Paolo, “Romanzo senza umani” viene definito nel risvolto il “disagio climatico delle nostre singole vite” (vestiti sbagliati? La bolletta del gas troppo cara? Il condizionatore spento causa caro elettricità? Una metafora esistenziale? Chissà) e il libro di Melissa Panarello, “Storia dei miei soldi” nel risvolto viene definito “Autentico e intenso”. «Due aggettivi che non si negano a nessuna», commenta Mancuso.
In breve, secondo la Mancuso, stando ai risvolti, siamo alla fiera del luogo comune da tinello letterario.
A volte basta un titolo, una copertina, un risvolto.