Senz’altro fare una serie su Giacomo Leopardi non è una cattiva idea, perché aiuta a porre l’attenzione su un poeta, un pensatore, un filosofo che ha detto cose profetiche sul tempo che viviamo, in accordo e in assonanza con altri pochi che avevano intuito nell’Ottocento quello che lui era arrivato a individuare come questione centrale, il problema della libertà dell’uomo, il rapporto dell’uomo e il mondo e la modernità. Mi sembra accattivante che venga proposta una serie in cui Leopardi non venga appesantito da quella coltre di malora e bruttezza fisica, che quindi non sconta quei cliché che gli sono sempre stati affibbiati. Anzi, viene resa un’immagine più fresca e seducente, perché poi effettivamente Leopardi è stato una persona dalla vivacità intellettuale e quindi anche dalla vita, dal punto di vista fisico se vogliamo, decisamente non morta o decadente. Anzi, abbiamo delle testimonianze che ci parlano di una persona piuttosto vivace. Si fa bene a restituirne un’immagine più avvincente. Penso che sia sempre una buona idea.
Poi la televisione può essere un veicolo importante. Perché se la cultura dell’immagine che domina oggi ha almeno un effetto positivo, in questo caso sarebbe quello di riavvicinare alla lettura nuove persone, che ora possono scegliere di confrontarsi direttamente con la poetica leopardiana. Non mi sento di gridare al miracolo, sicuramente possono essere fatte delle versioni sempre più verosimili e fedeli, mentre ciò che ho visto qualche tempo fa al Giardino dell’infinito quando c’è stata l’inaugurazione del nuovo orto a Recanati, mi ha fatto orrore (una performance multimediale con la nebbia che doveva rappresentare l’infinito… una cosa delittuosa e senza alcuna ragion d’essere). L’idea di fare una serie che lo rispolvera, cioè che proprio toglie quella polvere dal cappotto che la scuola gli incolla, mi sembra un’idea interessante e positiva. È importante che viviamo gli incontri con gli autori come degli incontri con le persone. Il fatto che siano vissuti duecento anni fa o cento anni fa non toglie che siano stati esseri umani. E quindi Leopardi non è quel tomo di mille pagine che rimane inarrivabile perché troppo difficile, ma è qualcuno che ci ha raccontato la vita con grande passione, altrimenti non avrebbe fatto lo sforzo di scrivere e non gliene sarebbe fregato niente, come dire, di ruminare sulle cose talmente tanto da far sì che potesse rimanere qualcosa della sua testimonianza. In questo senso questi prodotti possono aiutarci a conoscere questi autori non come oggetto di studio un po’ impolverati, un po’ antiquati, ma invece come persone che hanno corso, che hanno vissuto, che hanno fatto l’amore. Tutto ciò che, a volte, i ragazzi di oggi non riescono più a fare, non perché non leggano Leopardi, ma perché non lo frequentano in maniera vivificante.