Dovrebbe dirci qualcosa il fatto che una sola poesia di pochi versi come l’Infinito di Giacomo Leopardi meriti un intero libro di riflessioni. Lo ha scritto Davide Rondoni, si intitola E come il vento. L’infinito, lo strano bacio del poeta al mondo (Fazi, 2024). Succede qualcosa nella poesia di Leopardi, come nella sua vita, che Rondoni definisce “ad alta intensità”. Cosa? Nel suo libro ne parla come di un “avvenimento del mondo”. Ora va in onda su Rai 1 l’ennesima serie sul poeta recanatese, due episodi per raccontare la sua vita: Leopardi, il poeta dell'infinito di Sergio Rubini. Ma chi era davvero Leopardi? Cosa può dirci oggi? Perché i politici dovrebbero leggerlo? Dalla moda del progresso alla consapevolezza dei limiti (su questa terra). Per capirlo lo abbiamo chiesto proprio a Rondoni.
Tutti hanno scritto di Leopardi, filosofi (Severino, Bodei, Giorello), scienziati (Boncinelli), scrittore, critici. Per parafrasare il titolo di un tuo libro: perché non chiederlo a un poeta? Chi era, in breve, Leopardi?
Dire chi è Leopardi in breve è un ossimoro, è un mondo che si può percorrere in molte direzioni. È comunque un animo, un grandissimo artista, che ha sentito il problema principale della modernità. Quando alla luna grida “E io che sono?” quale risposta diamo a questa domanda? Io sono gli aggettivi che mi do? Le scelte che faccio? Che cos’è questo io che Leopardi sente entrare in crisi come autocoscienza? Da questo dipendente tutto il resto, la grandissima poesia di malinconia, di desiderio, di infinito di Leopardi.
Le serie e i film hanno aiutato a capire Leopardi o hanno solo peggiorato le cose?
A volte i film che si fanno sono un tentativo, anche onesto, ma la poesia non può diventare cinema, perché è un’altra cosa. Va letta, la poesia. E la biografia di un uomo sicuramente non si può mettere in una puntata (o due) di un film, soprattutto nel caso di un uomo che ha avuto un’intensità di vita come Leopardi. Detto questo, nulla contro i tentativi cinematografici. Ma mi sembrano tutti un po’ improntati a idee di Leopardi spacciate come nuove ma già passate negli anni Settanta.
Leopardi poeta: cos’è il suo “infinito”?
L’Infinito di Leopardi è la traccia che c’è nel cuore, nella mente umana, che sente insufficiente il finito. Diceva lui: nulla mi basta. Se c’è questo problema di insufficienza, e vale per tutti, evidentemente vuol dire che siamo fatti per l’infinito, siamo fatti di nostalgia e di desiderio per l’infinito. Lo dice chiaramente nella sua poesia e nelle sue riflessioni. L’infinito è ciò per cui siamo fatti, sapendo che scontiamo la nostra situazione di limite. Per questo viene chiamato dai finti progressisti pessimista, perché Leopardi non crede che l’epoca che si vive possa regalare l’infinito all’essere umano, che sia con l’ideologia o con la tecnologia. Non è questo mondo che regala l’infinito all’essere umano.
Se i politici attuali, da Meloni a Schlein, leggessero Leopardi, cosa potrebbero capire della politica e della società italiana?
Chiunque, non solo le due donne a capo dei partiti, se leggessero di più Leopardi capirebbero molte cose della nostra società. Ad esempio, la stupida idea di un progresso come sempre un miglioramento, come se ciò garantisse più felicità.
La scuola italiana come insegna Leopardi? Cosa sbaglia?
Nella scuola ci sono meravigliosi insegnanti che fanno amare Leopardi e pessimi insegnanti lo annullano. I ragazzi in genere sono interessati a quello di cui parla Leopardi, poi è chiaro che, come ogni cosa, va tradotta secondo l’epoca, secondo le sensibilità, secondo gli stili. Ma non c’è ragazzo a cui il desiderio di infinito e la malinconia non interessino.
Tu hai già detto più volte che in realtà si sta tornando alla parola, che la società dell’immagine è solo una fase, ma, dai vocali ai messaggi e ora anche con i reel per parlare di politica e attualità, le parole servono ancora e non sappiamo come sostituirle. Eppure Leopardi sembra “troppo difficile” ai più. Perché?
Non è Leopardi che è difficile. È la nostra mentalità un po’ parziale, ideologica, banale che è difficile, cioè sbagliata, rispetto alla realtà.