Davide Rondoni si definisce cristiano anarchico di rito romagnolo. Ha scritto su tutto, di tutto. Ha tagliato con l’accetta della poesia l’ecologismo per tornare a parlare di natura, ha cantato lo spirito romagnolo, patria di quello che ha definito il “pensiero simpatico”, ha scritto romanzi, saggi. Ma soprattutto poesia. Rondoni è stato allievo di autori del calibro di Mario Luzi, lo chiamo che sta per partire per il Brasile. È sempre in giro a fare poesia, spesso in mezzo al rumore (e ai rumors). Tra i tanti libri di successo, come Il bar del tempo, anche La natura del bastardo, un’opera in cui la poesia ci spiega come le cose, per essere vere, si imbastardiscano (a partire da Cristo che diventa uomo). Sicuramente Rondoni ha avuto successo, grazie anche alle sue abilità di conferenziere. Ma nel mondo poetico che lui definisce “sottobosco” si parla sempre troppo poco dei suoi libri e sempre di più dei suoi incontri. Anni fa quello con Matteo Salvini, che lo invitò in uno degli eventi di punta della campagna elettorale, quello al Paladozza di Bologna in cui Rondoni ricordò che la “cultura garantisce libertà di pensiero a tutti”. Stavolta il problema è una sua poesia presente nel nuovo libro di Simone Pillon, il centauro (a dire il vero zoppo) della nuova destra a suo modo cristiana e a suo modo conservatrice, Manuale di resistenza al pensiero unico: Dal gender al trans-umanesimo che gode della prefazione di Vittorio Sgarbi. Quando Davide risponde dice che non sapeva niente delle critiche che iniziavano a circolare e gli viene da ridere. Ma prende fiato e prova a rispondere a qualche domanda.
Ti criticano perché hai pubblicato un testo in un libro di Pillon. Il primo commento, di istinto, che ti viene.
Ma sai, non è che abbia pubblicato con Pillon. Io ho pubblicato con tanti editori di tutti i tipi. Mi è stato chiesto un testo per un autore di libri, come fanno in tanti. Non vedo il problema sinceramente. Era un piccolo contributo su Narciso, tutto qui.
La maggior parte delle critiche si concentrano sul fatto che pubblichi con una persona con idee politiche molto chiare. Ma un poeta non dovrebbe evitare di schierarsi?
Se vogliono discutere delle idee di Pillon discutano delle idee di Pillon. Io sono libero di pubblicare dove cazzo mi pare e se Pillon, come chiunque altro, mi chiede un contributo, io glielo do. Siccome non è un criminale, non è una persona che si è macchiata di reati contro il patrimonio o l’umanità, non capisco perché non io possa dare una poesia a Pillon, cos’ come la do a riviste di tutti i tipi, di destra, sinistra, di centro. Il dibattito culturale è aperto. Poi si discute semmai.
Dicono che hai pubblicato perché d’accordo con le sue idee…
Non sono d’accordo con molte idee di Pillon. Ma, ripeto, io ho scritto una poesia. Che parlino di quello.
No, di poesia non ne parlano. Parlano solo delle tue amicizie.
Un certo sottobosco dell’ambiente culturale è malato di ideologia. Ma, appunto, è gente che non vede al di là del proprio ombelico. Si diverte in questo modo miserrimo. Se poi hanno qualcosa da dire sulla poesia ben venga, ma così non ha senso. È come se io dicessi che un autore non poteva andare vent’anni fa a Rai 3, perché era un canale troppo schierato politicamente. Mi sembra una logica talmente banale e faziosa che non merita risposta. Che c’entra, Valerio Magrelli non può pubblicare su «Repubblica» perché è un quotidiano orientato politicamente? È una cosa allucinante. Bisogna discutere sui contenuti. Non lo so, tutti quelli che pubblicano per Mondadori sono Berlusconiani allora?
C’è chi associa la cosa al tuo vecchio coinvolgimento con Matteo Salvini. Rondoni usa il suo pubblico e il suo potere culturale per legittimare la destra italiana?
Io rispondo di quello che scrivo io, così come Sgarbi (che ha fatto la prefazione a quel libro di Pillon) risponde per ciò che scrive lui. Non rispondo per altri, questa è una regola basilare del mondo culturale. Uno non risponde di quello che scrivono altri. Poi se uno vuol fare politica, faccia politica. Io scrivo poesie e pubblico dove mi pare. Se qualcuno ce l’ha con Pillon se la prenda con Pillon, non con me. Se si usa la logica che se uno pubblica il proprio testo in una rivista o con un editore schierato, allora anche lui è schierato, nessuno si salverebbe da qualche accusa irrealistica. Leggano il testo e dicano qualcosa sul testo se sono capaci.
È una logica dei giusti forse. Non la percepisci anche in altri ambiti? Che so, la guerra in Ucraina per esempio, su cui anche hai posizioni sfumate.
Ripeto. Chi fa cultura sa che non esiste la cultura schierata. Se uno ha gli occhi liberi vede tutto con libertà. I poeti più interessanti e intelligenti raramente fanno queste polemiche. Dopodiché, a tutti i livelli c’è molto conformismo. Ma essere conformisti è il contrario di essere intellettuali.
Spesso sei in giro a parlare di Pasolini in questo periodo. Ci vorrebbero più poeti come lui?
Ecco, Pasolini è uno che ha perso infatti. Ha vinto il conformismo. È un vizio della cultura italiana diventata faziosa e piatta.