SanPa: luci e tenebre di San Patrignano è la prima docuserie di Netflix Italia, diretta da Cosima Spender e il primo prodotto audiovisivo della società di produzione 42, fondata da Gianluca Neri. Scritta da Carlo Gabardini, Gianluca Neri e Paolo Bernardelli, SanPa è composta da cinque episodi, della durata di un’ora, che coprono un arco di circa 15 anni, in cui si riassumono la storia, i retroscena e le controversie della più grande comunità di recupero per tossicodipendenti d’Europa, San Patrignano, nata nel 1978 grazie all’intuizione di un imprenditore visionario, allora 45enne e membro attivo della borghesia agraria riminese, Vincenzo Muccioli: l’unico in quel periodo che riuscì ad affrontare il problema dei drogati in Italia e ad accoglierli gratuitamente nella sua struttura, curandoli «con iniezioni d’amore incondizionato».
Il fenomeno dell’eroina era appena esploso e poco si sapeva dei suoi effetti, così Muccioli non ci pensò due volte, cercando di salvare più ragazzi possibili da morte certa.
Ma il suo operato lascia ancora oggi spazio a zone d’ombra: celle di isolamento, catene per punire i ragazzi che tentavano la fuga, l’omicidio di Roberto Maranzano avvenuto il 9 maggio 1989, che muore a causa di un pestaggio nel reparto macelleria, disciplina ferrea, processi. Sono tutti elementi che creano sgomento ed è proprio in quel periodo che l’Italia scopre l’esistenza di San Patrignano e si spacca in due: da una parte chi ne rifiuta i metodi coercitivi, dall’altra coloro che vi vedono un’alternativa, compresi molti genitori afflitti dalla piaga della tossicodipendenza in famiglia.
La docuserie non utilizza una voce fuori campo, ma alterna fotografie e filmati tratti da 51 differenti archivi e 25 interviste (in totale 180 ore di girato) a persone che hanno vissuto in prima persona questa esperienza.
Fra i testimoni coinvolti dagli autori ci sono: Andrea Muccioli, figlio di Vincenzo, che dopo la morte del padre, è stato a capo della comunità dal 1995 al 2011. Ricorda con entusiasmo, soprattutto i primi anni di quell’esperienza. Riconosce che vi siano stati compiuti degli errori, ma ovviamente difende l’agire e le scelte del padre. Quando un comunicato con firma di Letizia e Gian Marco Moratti, sostenitori finanziari della comunità, ne annuncia l'estromissione per bilanci troppo in rosso, Andrea, sposato e con tre figli, si ritrova senza lavoro e coperto di accuse infamanti. Oggi ha cambiato vita e fa il consulente nel settore in cui si è specializzato, l'agraria, e sviluppa dei progetti enogastronomici che avevano preso il via già durante la dirigenza in comunità.
Antonio Boschini, ex tossico e ospite di SanPa, divenuto medico, è rimasto tutt’oggi a collaborare nella comunità come responsabile terapeutico. Anche lui rifiuta in toto l’idea che vi fosse un uso strutturato della violenza e della costrizione e ritiene che quelli descritti siano stati solo episodi sporadici, occasionali.
Intervistati anche il giudice Vincenzo Andreucci, Leonardo Montecchi responsabile del Sert di Rimini, Sergio Pierini che fu sindaco di Coriano in quegli anni, il giornalista Luciano Nigro che a più riprese si occupò delle vicende di Muccioli e di San Patrignano e Red Ronnie, conduttore televisivo molto vicino alla comunità di San Patrignano ed amico di Vincenzo Muccioli.
Ed ancora due ex tossici- ospiti Fabio Mini e Antonella De Stefani, di cui non si sa molto, e Fabio Cantelli. Arrivato in comunità con problemi di dipendenza, diventa poi il responsabile delle relazioni pubbliche di San Patrignano e, durante i vari spezzoni della sua intervista, colpisce molto il suo animo diviso tra la riconoscenza per quello che Vincenzo ha fatto per lui e la condanna nei confronti dei metodi e dei comportamenti che lo stesso Muccioli aveva avuto nei suoi confronti. Oggi è un filosofo e uno scrittore e vive a Torino dove, dopo aver lavorato in una libreria, è stato codirettore della rivista Narcomafie e redattore dell'Infedele di Gad Lerner. Lavora inoltre al Gruppo Abele, di cui è stato responsabile dell'ufficio stampa, e fa parte del comitato scientifico della rivista Lavialibera.
Infine, la serie riporta anche l’intervento di Walter Delogu, padre di Andrea Delogu nota conduttrice e attrice tv. Piccolo gangster nella “Milano da bere” anni ‘80 che arriva a San Patrignano perché era tossicomane, ma invece di rifiutare la situazione che vigeva all’interno, decide di cambiare vita e diventa in seguito autista e guardia del corpo di Vincenzo Muccioli, mentre oggi lavora come autista di ambulanze del 118, dopo aver scritto anche un libro su quella esperienza intitolato “Il braccio destro”.