È senza dubbio la lunga e dettagliata intervista all’ideatore di SanPa, Gianluca Neri, l’articolo giornalistico che più di ogni altro documenta genesi, controversie e curiosità su quella che è rapidamente diventata la serie Netflix del momento. Realizzata da Selvaggia Lucarelli per TPI, è strutturata come un vero percorso a tappe: la nascita dell’idea, il materiale, le controversie, le reazioni sociali e politiche, le idee personali, le risposte del pubblico.
Gianluca Neri, 49enne tra gli autori più attivi nel panorama italiano, è di quelle persone che, messe di fronte a un argomento, lo vivisezionano nel senso più letterale del termine; basti pensare che, nell’occuparsi che caso Yara Gambirasio per un documentario, rileva l’esistenza di una foto satellitare del gennaio 2011 che cattura l’istantanea del campo di Chignolo D'Isola dove fu trovato il corpo di Yara diverse settimane dopo. Ma il corpo della ragazza non appare nella foto, che Neri si affretta a consegnare agli avvocati di Massimo Bossetti, condannato in primo grado.
Nel colloquio con Selvaggia Lucarelli, Neri evidenzia in primis il ruolo cruciale proprio del documentario su Yara Gambirasio, in quanto proposta originale fatta a Netflix ma bocciata dal colosso streaming USA; che però incalza: “Hai altre idee?”. E lì arriva la proposta di SanPa.
COME NASCE SANPA: ‘IL RIPIEGO’
“A un certo punto vedo “Making a murderer” su Netflix e realizzo che una docu-serie può essere avvincente come una serie. E lo stava pensando uno che aveva imparato l’inglese vedendo le serie. Allora penso a una storia da raccontare e mi viene in mente quella di Bossetti e del delitto di Yara, quindi realizzo una presentazione del prodotto in inglese […] trovo un socio che vende e propone format e fondo una casa di produzione, la ‘42’. Lui mi procura un contatto con Netflix, loro sembrano entusiasti, dicono che lo produrranno e poi alla fine cambiano idea perché un documentario che la BBC aveva realizzato di recente somigliava troppo alla vicenda Yara. […] Mi dicono subito: “Non hai un’altra idea?”. Io non l’avevo, ma improvviso: “Ma certo, SanPa!”. In realtà era la prima cosa che mi è venuta in mente. Passo la notte a fare una presentazione bellissima in inglese e la prendono. Era il 2018.”
MATERIALE VASTISSIMO E SCARTI
“Potevamo fare altre tre serie con il materiale che c’era. Mi è dispiaciuto lasciare fuori un intervento del figlio di Paolo Villaggio che era stato in comunità e ai tempi fu molto utilizzato per pubblicizzare San Patrignano. C’era un filmato in cui ospite di Red Ronnie criticava alcune cose di San Patrignano, Red Ronnie replicava che quelle erano un po’ le strategie di San Patrignano e lui rispondeva: “Sì, ma queste strategie mi hanno lussato la spalla”. Non l’abbiamo inserito perché si era reso disponibile per l’intervista ma poi ha cambiato idea.”
MUCCIOLI MISOGINO
“Muccioli aveva una mentalità per cui le donne non stanno al comando, a differenza di oggi nella stessa comunità. Lui veniva da una società di contadini dove i genitori a volte menavano, dove si lavorava fin da giovani, era un uomo di altri tempi. Sì, anche secondo tanti testimoni lo era. C’erano un cameratismo e una complicità tra maschi inequivocabile. Poi sulla ragione di questa misoginia ci sono tante interpretazioni, però a parità di cazzata che facevi a SanPa, spesso il maschio riceveva una pacca sulla spalla, la donna veniva chiusa un mese dentro al tino.”
LE VIOLENZE SESSUALI A SAN PATRIGNANO
“Un’altra cosa che mi è dispiaciuto non mettere nel documentario è sempre in quell’intervista al figlio di Villaggio, in cui lui a un certo punto dice “Avevo un capogruppo che la notte entrava nelle camerate, ne sceglieva sempre una e la violentava”.
IL PERSONAGGIO CHIAVE FABIO CANTELLI
“Non era neppure nella lista degli intervistati. Poi succede che quando siamo a Coriano per girare le interviste, uno dei nostri autori cerca dei libri su SanPa nella biblioteca, la notte legge quelli di Cantelli e ci convince a intervistarlo, ci dice che è fondamentale. Lo intervistiamo un po’ di malumore e tutti rimaniamo a bocca aperta, c’era gente della troupe che perdeva il treno per portare casa l’intervista a Cantelli.”
MUCCIOLI E LA POLITICA
“…Quando Muccioli diventa Dio i politici fanno a gara per andare a farsi fotografare con lui, tutti, da destra a sinistra […] Pannella lo accusa in tv ma poi ci diventa amico, va a fare un convegno degli antiproibizonisti a SanPa. C’era una scena che non abbiamo inserito in cui i giornalisti circondano Pannella a San Patrignano prima del convegno e gli danno del venduto, gli fanno notare l’incongruenza di organizzarlo nella comunità di una persona, Muccioli, che voleva la galera anche per chi comprava una canna. Lì per la prima volta c’era Pannella in difficoltà. Muccioli arriva, apre il cerchio dei giornalisti e se lo porta via.”
I “REDUCI” DI SANPA
“In tutti i reduci di San Patrignano c’è una sorta di paranoia che qualcuno li stia spiando. C’era così tanto controllo all’interno della comunità che in qualche modo si sentono ancora lì dentro. Un giorno stavamo intervistando una donna a Rimini, in quel momento passa Andrea Muccioli con la famiglia, a lei sembrò qualcosa di inquietante, della serie: ecco, mi controllano. In realtà lui passava per caso, neppure ci ha visti. Bisogna capire che quello era un posto in cui anche un amico, per una sigaretta in più o per avere la benevolenza di Muccioli, ti denunciava”.
MUCCIOLI COME GESU’
“Parlava a nome di Dio, diceva che il raggio cristico veniva emanato da lui. Aveva preso dalla sinistra la cultura hippy, dalla destra il rigore, dal filone mistico il culto della sua persona. I tossicodipendenti lo aiutano a creare un sogno, quello della comunità di cui essere leader, comunità che nel sogno iniziale non voleva essere terapeutica. È una coincidenza.”