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Violetta Zironi: “La libertà?
Esiste ed è bellissima, basta crederci”

  • di Damiano Panattoni Damiano Panattoni

17 dicembre 2020

Violetta Zironi: “La libertà? Esiste ed è bellissima, basta crederci”
Cantante e attrice, attrice e cantante. Reggiana ma vive a Berlino, una single track natalizia per (ri)pensare alle vere Holidays e, soprattutto, un ruolo da protagonista nel film Netflix L'Incredibile Storia dell'Isola delle Rose

di Damiano Panattoni Damiano Panattoni

Appuntamento telefonico alle 10 in punto. Noi a Roma, lei a Berlino. Risponde al terzo squillo, voce calda ed equilibrata. L'accento è quello reggiano, ma lo spirito non può che essere internazionale. Il talento? Di certo non manca, anzi. Tre EP all'attivo, un singolo di Natale appena uscito e un ruolo da protagonista nel film italiano Netflix più visto e applaudito del momento, L'Incredibile Storia dell'Isola delle Rose di Sydney Sibilia, dove recita accanto ad Elio Germano, Matilda De Angelis e Tom Wlaschiha.

Un film che, guarda un po', racconta proprio di utopia, coraggio e libertà. Quella libertà in cui continua a credere Violetta Zironi, fin da quando, nel 2013, salì sul palco di X-Factor con il suo ukulele, interpretando una straordinaria versione del brano folk Shortnin'Bread. Da quel giorno Violetta è cresciuta. Artisticamente e umanamente: un'esperienza londinese, l'arrivo a Berlino e il suo primo ruolo in un film (anzi, in un musical) ne Il Flauto Magico di Piazza Vittorio del 2018, diretto Mario Tronco e Gianfranco Cabiddu. E allora, il suo viaggio ci fa pensare a Jessie Buckley, che in Wild Rose interpretava una ragazza di provincia con il sogno di Nashville e del palcoscenico. Dove poteva essere finalmente sé stessa, abbracciando un meritato successo. Proprio come lo ha abbracciato Violetta.

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Violetta Zironi

Violetta, una curiosità: sei tra le poche artiste italiane che hanno una pagina Wikipedia solo in inglese. L'obiettivo è l'internazionalità?

Direi di sì. Negli ultimi anni mi sono concentrata molto sulle esperienze estere. Ora vivo a Berlino, prima ero Londra. Mi domando: perché limitarsi ad un paese quando ci si può esportare ovunque? Ecco, credo che il punto sia questo...

Come vive un'italiana a Berlino?

Berlino in particolare è accessibile, è a misura d'uomo. Poi è proiettata verso i giovani, offre mezzi di supporto concreti ed è piena di artisti. Nel corso degli anni è diventata un centro vibrante che offre ispirazione. In Italia c'è meno internazionalità, anche l'arte, di certo, non manca. Ti racconto un episodio: lo scorso anno ho cambiato casa e dopo qualche mese ho scoperto che il mio vicino era Apparat! Questo ti fa capire cosa sia Berlino. È grande ma è anche piccola. Ed è facile connettersi.

Torniamo nel 2013, con il tuo successo a X-Factor. Segui ancora i talent? Ho come l'impressione che negli ultimi anni abbiano un po' perso l'iniziale appeal...

Da quando mi sono trasferita non guardo molto più la tv italiana. Ma ogni anno arrivano delle ragazze e dei ragazzi incredibili, pieni di talento. Ma, come dici, forse si sta esaurendo la forza di questi format. Non per loro diretta colpa, ma perché il mondo intorno a noi sta cambiando. I social, prima, non erano così presenti come lo era la tv. C'era un bilancio. Adesso l'attenzione è tutta via Instagram, Facebook... Probabilmente il pubblico che segue i talent si sta restringendo, eppure sono ancora ottime piattaforme di lancio.

E adesso il cinema. Sei su Netflix con L'Incredibile Storia dell'Isola delle Rose di Sydney Sibilia. Com'è stato lavorare con lui? Ha un'idea di cinema ben precisa.

Ho capito subito che il percorso de L'Isola della Rose mi era vicino come mentalità, in fondo io e questa storia veniamo dalla stessa regione (l'Emila Romagna, ndr). E penso a Giorgio Rosa, bolognese, aperto e libero, come è Bologna stessa. Mi è stato di aiutato nell'interpretare il personaggio, quello di una ragazza dal sogno grande ma nata in provincia. Proprio come me, partita da giovane per cercare un cambiamento. Sydney è un regista eccezionale, davvero. È esplicito e sapeva già cosa voleva, non c'era alcuna incertezza. Quelle di Groenlandia (la casa di produzione di Matteo Rovere e Sibilia ndr.) sono produzioni internazionali, e i livelli sono altissimi.

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Nel film si parla di libertà. Ma è davvero così utopica e irraggiungibile? 

Secondo me no, è un'opinione soggettiva. Nonostante tutto, onestamente, in questo momento mi sento libera. Chiaramente in un certo limite, bisogna darsi una traiettoria, eppure mi sento libera, anche quando ho espatriato. Nessuno mi ha impedito di farlo, e sento di poter fare ciò che voglio. Lavorare, pensare, fare. Nulla me lo impedisce. La libertà credo venga limitata dai nostri limiti, ci vuole coraggio ed essere visionari.

Musica e cinema. Abbiamo amato le tue cover di Johnny Cash, ma quali sono i tuoi artisti e film preferiti?

È vero, amo Cash, ma lo collego ad un periodo in cui ero inquieta. In quel momento facevo tanta ricerca, e lo ascoltavo per studiarlo. Ma se dovessi scegliere un'artista che mi da totale pace è Chet Baker. Il jazz riesce a scollegarmi il cervello. Il cinema? Il mio film preferito è... Titanic. Anche se quando lo dico la gente ride, ma è stata la prima volta che ho pianto al cinema.

Sei appena uscita con un singolo natalizio, I Never Needed Christmas. Quali sono i tuoi ricordi del Natale?

Sicuramente da bambina il Natale era con i nonni, era un po' come se girasse intorno a loro. Erano i capostipiti della nostra famiglia, anche ora che non ci sono più.

Violetta, un'ultima cosa: e se ti dicessi che potresti essere la Taylor Swift italiana?

Ride! (di gusto ndr)... Ti dico la verità: non sono mai stata una sua grande fan, ma questo non toglie che il tuo è assolutamente un complimento! La stimo come artista a tutto tondo, e l'apprezzo come business woman. Però forse mi vedo in un genere meno pop. Potrei essere più Norah Jones...

 

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