Laura Pausini festeggia i 30 anni dal suo esordio sul palco di Sanremo, lei giovanissima a presentare La solitudine, la vittoria, l’inizio di una grande avventura. Laura Pausini festeggia i 30 anni dal suo esordio sul palco di Sanremo, quindi, e con il suo tipico basso profilo lo fa esibendosi in tre città diverse, New York, Madrid e Milano, nel corso di 24 ore, andando a cantare quindi in tre nazioni e due continenti, canzoni scritte in cinque lingue e divenute hit, andando poi a chiudere il terzo dei tre concerti, quello milanese, iniziato alle 11 di sera del 27 febbraio, cinquanta minuti circa di show, con quello che rappresenta il prossimo step, il singolo che Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari ha scritto per lei, Un buon inizio. Sul perché abbia scelto Madrid e Milano non ci sono dubbi, è sicuramente in Spagna e Italia, oltre che in parte del Sud America che Laura Pausini è Laura Pausini, complice anche, negli ultimi anni, la sua partecipazione a diversi talent in veste di giudice/coach, su New York si immagina sia perché, tanto quanto Laura Pausini è Laura Pausini, New York è New York, mai dare per scontato l’ovvio quando si tratta di Laura Pausini.
Le sue canzoni, si diceva, quella che in questa maratona in giro per una porzione di mondo ha eseguito in ben cinque lingue. A leggere la scaletta delle tre esibizioni, gentilmente concessaci dal suo ufficio stampa, ufficio stampa che, a onor del vero, ci aveva invitato al Teatro Carcano di Milano, terza e ultima tappa, invito lasciato inevaso a causa di cause di forza maggiore, un po’ tutte quelle che, così, distrattamente, ci si sarebbe potute aspettare, sempre che si sia tra quanti ci si aspetta qualcosa dal repertorio di Laura Pausini, volenti o nolenti parte del nostro panorama ottico e auditivo negli ultimi trent’anni. Le canzoni di questi 30 anni di Laura Pausini, quelle che vanno da La solitudine, l’anche troppe volte citato Marco che se ne è andato e non ritorna più, lungi da chi scrive aprire varchi di luce a meme o sghignazzamenti, e arriva a un Un buon inizio, primo step del nuovo corso pausininiano, fuori tra qualche giorno, la firma di Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari, uno dei migliori autori pop in circolazione, e non sto affatto circoscrivendo il tutto ai confini patrii, a lasciare ben intendere, quindi. Esiste un termine inglese che difficilmente si può tradurre senza perderne un pezzetto del sesso, Guilty Pleasure. Si potrebbe dire piacere imbarazzante, ma non renderebbe l'idea, al punto che da tempo Guilty Pleasure è entrato non so se nel nostro vocabolario, ma quantomeno nel nostro immaginario.
Non credo sia necessario mettere didascalie, ognuno ha le sue, quel film strappalacrime che, appunto, in quanto film strappalacrime ci induce a piangere come il Niagara, citazione che potrebbe anche rientrare nel novero dei Guilty Pleasure, seppur siamo coscienti che stiamo piangendo come il Niagara per qualcosa che non è esattamente una storia di quelle di cui andremmo fieri in una situazione pubblica, quella canzonaccia reggaeton che mai ammetteremmo ci fa letteralmente perdere il senno, lì a muoverci come ossessi dentro il riserbo della nostra camera, il mondo fuori a pensarci raffinati estimatori di jazz degli anni Venti, quel programma tv talmente trash da non aver superato la prova di quel critico radical chic, quello cui si deve lo sdoganamento dei film di Pierino come di quelli poliziotteschi, ancora fermo ai blocchi di partenza del trash, roba che se dici a una cena di lavoro che ti piace, capace che il giorno dopo arrivi in ufficio e ti trovi due della security che ti aspettano ai cancelli con uno scatoloncino con dentro i tuoi effetti personali. I Guilty Pleasure, appunto. Talmente iconici, o talmente iconico il concetto di Guilty Pleasure, che siamo stati tutti spettatori, a volte attori, di un preciso momento storico, l’altro ieri, in cui se ne faceva anche vanto. Io ero un fan dei Bros, io non mi sono perso una puntata di Sarabanda, viva l’Uomogatto, ho sempre trovato sexy Emanuela Folliero.
Ecco, a leggere l’elenco dei brani che Laura Pausini ha eseguito nelle tre tappe della sua maratona world wide di festeggiamento per i 30 anni dal suo esordio sulle assi dell’Ariston, durante il Festival della Canzone Italiana di Sanremo, a condurre, ovviamente, Pippo Baudo, lei a vincere per meno di 250 voti su Gerardina Trovato, oggi scomparsa ingiustamente dai radar, il resto del cast di Sanremo Giovani composto da Nek, terzo classificato, il pupillo di Lucio Dalla, cantante-operaio Bracco Di Graci, Erminio Sinni, tornato alla ribalta grazie a The Voice Senior, qualche tempo fa, poi Rosario Di Bella e subito dopo Marco Conidi, in seguito su quel palco in trio con Bungaro, tre artisti giganteschi, Di Bella ultimamente piuttosto parco nelle uscite, a lavorare sulle colonne sonore di programmi quali Voyager, Conidi mente cantante de l’Orchestraccia, oltre che titolare dell’inno della sua AS Roma, poi i Fandango e Tony Blescia, uno guarda a quel cast, pensa al valore dei nomi in campo e si pone delle domande degni di Pascal sul senso della vita, la presenza reale di un Dio, e soprattutto sul culo, ecco, a leggere l’elenco dei brani che Laura Pausini ha eseguito nelle tre tappe della sua maratona world wide di festeggiamento per i 30 anni dal suo esordio sulle assi dell’Ariston, durante il Festival della Canzone Italiana di Sanremo, ma più in generale a pensare al suo repertorio, quello che lei è usa eseguire durante i suoi tour, ma più in generale quello che sta lì, dentro quello scrigno che fossimo tra i suoi fan potremmo serenamente definire scrigno dei tesori, ma che essendo invece persone dotate di senno, tranne quando parte quel pezzaccio reggaeton di cui sopra, ci limitiamo sarcasticamente a definire scrigno come quello della strega cattiva di Biancaneve, Dio i pianti che ci facciamo ancora oggi quando vediamo i sette nani attorniare il lettino nel quale è deposto il suo corpo, momentaneamente morta a causa di un sortilegio malefico reso possibile dall’aver morso una mela avvelenata, alla faccia che una mela al giorno toglie il medico di torno, valle a mangiare le mele in assenza di Principi Azzurri, lo so, sto tergiversando perché, mentre scrivo, penso alle palate di merda che i fan della Pausini stanno ordinatamente predisponendo per poi gettarmele addosso, come più e più volte in passato, lei che mi ha bloccato sui social, salvo poi farmi invitare al festeggiamento dei suoi 30 anni di carriera, generosamente munifica, e dico generosamente munifica solo per far pesare, è un accorgimento retorico, la mia cultura di base, seppur scolastica, così da rende all’occorrenza più eclatante un Guilty Pleasure, mica un Giulty Pleasure di uno che non sa usare con pertinenza la parola munifica, e anche quella pertinenza, a leggere l’elenco dei brani che Laura Pausini ha eseguito nelle tre tappe della sua maratona world wide di festeggiamento per i 30 anni dal suo esordio sulle assi dell’Ariston, durante il Festival della Canzone Italiana di Sanremo, ma più in generale a pensare al suo repertorio, quello che lei è usa eseguire durante i suoi tour, ma più in generale quello che sta lì, dentro quello scrigno come quello di Grimilde, questo il nome della strega cattiva di Biancaneve, pensatela con il volto e il corpo di Charlize Theron, se ce la fate, e qui non siamo affatto in area Guilty Pleasure, semmai Pleasure e basta, ecco, a leggere l’elenco dei brani che Laura Pausini ha eseguito nelle tre tappe della sua maratona world wide di festeggiamento per i 30 anni dal suo esordio sulle assi dell’Ariston, durante il Festival della Canzone Italiana di Sanremo, ma più in generale a pensare al suo repertorio, quello che lei è usa eseguire durante i suoi tour, ma più in generale quello che sta lì, dentro quello scrigno di Grimilde non posso non notare un aspetto singolare, tanto più singolare se si pensa che, appunto, gli anni di carriera di Laura Pausini sono 30, non 5, e a proposito, viene da chiedersi perché mai si sia partiti con questa assurda moda di festeggiare i trentennali, quando da che mondo è mondo si è sempre festeggiato i venticinquennali, pensate alle varie Nozze d’argento, d’Oro etc etc, comunque, non posso non notare un aspetto singolare, tanto più singolare se si pensa che, appunto, gli anni di carriera di Laura Pausini sono 30, non 5, Dio mio quanto sto tergiversando, e tanto più singolare considerando che ci piace raccontare, o meglio, c’è a chi piace raccontare che Laura Pausini sia l’artista italiana più amata nel mondo, questo a prescindere dagli Andrea Bocelli, dai Meduza, toh, anche dagli Al Bano e Ricchi e Poveri e anche dai Maneskin, non posso non notare un aspetto singolare, tanto più singolare se si pensa che, appunto, gli anni di carriera di Laura Pausini sono 30, non 5, a leggere l’elenco dei brani che Laura Pausini ha eseguito nelle tre tappe della sua maratona world wide di festeggiamento per i 30 anni dal suo esordio sulle assi dell’Ariston, durante il Festival della Canzone Italiana di Sanremo, ma più in generale a pensare al suo repertorio, quello che lei è usa eseguire durante i suoi tour, ma più in generale quello che sta lì, dentro quello scrigno come quello di Grimilde non posso non notare un aspetto singolare, a partire proprio dal Marco che è se n’è andato e non ritorna più de La Solitudine fino a Scatola, brano scritto per lei da Madame, non ho ascoltato Un buon inizio, ma per la stima che nutro per Riccardo Zanotti, confesso, provo una certa apprensione a riguardo, a partire da La Solitudine fino a Scatola non c’è una canzone che sia una che ascolterei neanche se mi sottoponessero a una di quelle torture tremende da film horror, “scegli, o ascolti questa canzone, anche solo una volta, o ti verrà strappata la pelle centimetro per centimetro usando un foglio di carta per sollevarla e poi delle pinzette da appassionato di modellismo per finire il lavoo”, neanche una che io possa annoverare, anche blandamente, tra i miei Guilty Pleasure. Le trovo tutte incredibilmente dozzinali, anche quelle che hanno scritto per lei giganti quali Vasco Rossi, Ivano Fossati, toh, Biagio Antonacci, Niccolò Agliardi, o nomi magari meno mainstream ma altrettanto di pregio quali L’Aura o Giulia Anania, magari più per la sua interpretazione che per la canzone in sé, vallo a sapere, l’imprinting è tutto, come da sempre ripeto ai miei figli il giorno dell’inizio di un nuovo ciclo scolastico. Niente, neanche un Guilty Pleasure da cullare nel segreto della mia stanza, o, all’occorrenza, Marco Giusti a dettarci l’agenda, da esporre in pubblico, solo imbarazzo in assenza di piacere.