Partiamo da un punto fermo, Lazza è l’artista che nel 2023 ha venduto più singoli in Italia. La sua Cenere, piazzatasi seconda al Festival di Sanremo, e di cui unanimemente tutti hanno apprezzato la base, invero opera non di Lazza ma di Dardust, e riguardo alla quale tutti hanno unanimemente sottolineato come Lazza senza autotune sapesse in effetti cantare, merito suo e del suo vocal coach Francesco Rapaccioli, è la canzone che più è stata streammata in Italia, con buona pace di Marco Mengoni, che Sanremo l’ha vinto, o di Mon Amour, che a occhio sembrava aver vinto ovunque. Partiamo anche da un altro punto fermo, Lazza è uno che è arrivato al successo non per caso e non solo grazie a Sanremo, lo diciamo perché non vorremmo sentirci dire che probabilmente finiremo a fare i camerieri in un suo locale, come è capitato a un incauto commentatore social che aveva osato criticarlo. Ora, fatto salvo questo, e sottolineato come da contratto che Lazza è uno che ha fatto il Conservatorio, studiando pianoforte, anche se la notizia che si sia diplomato è fake, l’ha smentita lui stesso nel corso di una intervista, passiamo alle questioni che ce lo rendo non dico simpatico, non esageriamo, ma che quantomeno ci mostrano un artista pieno di contraddizioni, contraddizioni che spesso nell’arte sono la parte più gustosa, il vino buono dentro la botte piccola verrebbe da aggiungere tanto per introdurre il suo gusto per le battute non proprio riuscitissime sul palco o sui social stessi. Succede che Lazza è uno che si è fatto il culo, ci tiene a dirlo o a farlo dire, e che ora ha un successo pazzesco, innegabile. Sirio, il suo ultimo album, uscito nel 2022, è stato il disco più venduto (lo so, fa ridere dire disco e venduto oggi, ma tant’è) in quell’anno, e anche nel 2023 risulta al secondo posto, dietro quello di Geolier. Ma succede anche che Lazza, vai a capire perché, non è in grado di capire che a volte il successo comporta pure gli hater, anche quelli blandi, che si limitano a battute sceme sui social, e quindi eccolo che risponde piccato, spesso andando fuori tema, e quasi sempre prendendo gaffe che col pianista classico prestato al rap, magari, poco hanno a che vedere.
Faccio un paio di esempi, recenti, dando per buono quello del cameriere che prossimamente si troverà a lavorare per lui, ostentazione di successo e denaro che manco i rapper che venivano dal ghetto ai tempi d’oro. Lazza suona a Napoli, in primavera. Ha già detto coi numeri che è il vincitore morale del Festival, in buona compagnia di Tananai, e ha anche dimostrato di non essere solo quello che canta canzoni pop, come Cenere o come la precedente hit Panico, della stessa pasta, il nuovo singolo Zonda è di tutt’altra pasta, roba dura per uomini duri. Il pubblico di Napoli è piuttosto ironico nei suoi confronti, e lui, che sa bene come nel confrontarsi con un pubblico sia bene tenere sempre da parte fede religiosa, fede calcistica e fede politica, non resiste allo sfottò, ringraziando il Destino per aver fatto eliminare il Napoli dalla Champions, così che il palazzetto possa essere pieno, la scena avviene di mercoledì, giorno di coppa. Ovviamente al pubblico presente la cosa non piace tantissimo, ma il microfono ce l’ha lui, è un fatto. Più recentemente, facendo sue le parole di quell’altro gentleman di Sfera Ebbasta, che sempre da un palco, braghette corte da ragazzino, lui che va verso i trenta e ha avuto da poco un bambino, microfono in mano, si lascia andare a questa massima degna di un Oscar Wilde: “Dovete sapere che le vere rockstar non vanno a puttane, sono le puttane che vanno dalle rockstar”, battuta non proprio aggiornatissima sui nuovi standard voluti dalla cultura woke, dal politicamente corretto, per intendersi, che parte per altro dal presupposto che lui, braghette corte e tutto il resto, sia una rockstar, ecco, recentemente, lui, Lazza, che evidentemente si crede davvero una rockstar, se l’è presa con una popstar vera, internazionale, di quelle che riempiono due volte San Siro nel giro di poche ore di prevendite, Taylor Swift. Ha infatti lanciato contro di lei i suoi strali, o meglio, a lei indirettamente, per mezzo dei suoi fan. Lo ha fatto su Twitter, dove si chiede perché i fan della medesima abbiano ad attaccarlo. Quando una incauta fan della medesima riprende il suo tweet prendendolo in giro per il suo credersi chissà chi per aver fatto un Festival, lui risponde piccatissimo sciorinando i cinque platino di Sirio prima di febbraio. Quando poi arriva un tipo e sempre su Twitter gli chiede, serafico “Quanto te la tiri, hai la figa in orizzontale?”, immagino ricorrendo a una figura retorica tipica del gergo orale di oggi, ecco che lui risponde, di nuovo colto da un raptus di stocazzismo, “Ho sempre la figa in orizzontale, nel senso che ce l’ho stessa affianco”.
Ora, a parte l’orrore di quell’affianco, e va beh, sono giovani, magari oltre che il conservatorio ha lasciato anche le scuole prima della fine, resta una visione delle donne un filo poco emancipata: fighe che ti stanno a fianco, o affianco, a letto, come le puttane che Sfera pensa vadano dalle rockstar come loro (del resto quando Instagram ha censurato il video della nascita di suo figlio, lui non ha avuto di meglio che chiosare con un, vado a memoria, “pensavo aveste già visto una figa”, della serie: mamma son sempre felice). Il tutto mentre giustamente si prova a parlare di cambiare una mentalità patriarcale che, anche a partire dai testi delle canzoni, diseduca sentimentalmente i giovanissimi, che poi magari finiscono per credere davvero che le donne siano “puttane” o “fighe che stanno stese a fianco a letto”. Chiaro che Twitter non è un simposio letterario o un luogo preposto alle dissertazioni sociologiche, così come non lo è un palco di un concerto, men che meno di un concerto di Lazza, ma resta che parlare in questi termini, come del resto umiliare o provare a farlo chi fa un lavoro meno da rockstar, tipo il cameriere, o chi comunque non ha successo, non ci dà un quadro esattamente esaltante di colui che, proprio per come è stato venduto nel tempo, il rapper che ha frequentato il conservatorio, forse avrebbe dovuto avere nella sua faretra qualche altro tipo di freccia (nel caso volesse mandare a cagare anche me, che sono uno scrittore e critico musicale, ma non riempio palasport e non ho dischi di platino appesi alle pareti, né fighe affianco a letto, faretra è la custodia dentro la quale gli arcieri tengono le frecce, niente di turpe o insultante). Il rap da sempre parla di donne come puttane, oggetti sessuali, fighe da sbattersi e ostentare, ma magari sarebbe il caso, a fronte di una popolarità così chiara, di andare oltre, e tirarsi dietro i colleghi, invece di fare quello che rosica perché qualcuno osa criticarlo, manco fosse Napoleone cui hanno detto che è basso.